Luigi de Magistris con Pablo Iglesias, leader di Podemos (Ansa)

gli outsider

De Magistris, Paragone e gli altri. Voto utile? No, grazie. Breve viaggio intorno allo sbarramento

Ruggiero Montenegro

Da Unione popolare, che ha raccolto gli endorsement di Mélenchon, Iglesias e Corbyn, a Italexit passando per Rizzo e Adinolfi. Partiti antisistema, sovranisti di vario genere, complottisti e No vax: è il variegato universo che punta al 3 per cento. Ce n'è per tutti i gusti

Turarsi il naso? E perché mai? Parlano a quell'elettorato che del “voto utile” proprio non ne vuole sapere. Piuttosto, meglio un voto di protesta oppure quello di bandiera. La testimonianza è importante. E ci sarebbe pure un voto, per così dire, un po' “situazionista”, ché quando ci ricapita una pandemia, Speranza e il green pass. È il variegato universo che si muove intorno alla soglia di sbarramento, quel tre per cento tanto ambito, che garantisce un seggio in Parlamento. Ne fanno parte personaggi noti e meno noti, riciclati di varia estrazione che trovano sempre un modo per ripresentarsi. D'altra parte i contrassegni ammessi dal Viminale per questa tornata elettorale sono più di 70. Ce n'è, insomma, per tutti i gusti. E qualcuno, a Palazzo Madama e o a Montecitorio, probabilmente c'arriverà.

Ci spera di sicuro Luigi de Magistris, leader di Unione popolare, quel cartello che riunisce una sinistra-sinistra movimentista, a partire da Potere al popolo ma in cui si ritrovano anche Manifesta e Rifondazione comunista, insieme a esponenti della società civile. Hanno incassato, giorno dopo giorno, il sostegno di altri leader della sinistra radicale europea. Dal francese Jean-Luc Mélenchon, de La France Insoumise, al fondatore di Podemos Pablo Iglesias, che è stato vicepresidente del governo spagnolo. Per Up è sceso in campo pure Jeremy Corbyn, a capo dei laburisti inglesi dal 2015 al 2020. Manca solo Bernie Sanders.

E potrebbe farcela, come si augura l'insospettabile Mario Monti, anche Gianluigi Paragone con il suo Italexit: ovvero fuori da qualsiasi cosa, o quasi. Eletto in Senato nel 2018 con il M5s, sarà poi espulso, fondando nel 2020 il suo partito che dà la caccia agli “incappucciati della finanza” alla Mario Draghi, spingendo per l'uscita dell'italia da qualsiasi consesso internazionale. Che sia l'euro, l'Unione europea, la Nato, l'Oms, la Banca mondiale: usciamo? “Assolutamente sì”, è la risposta di Paragone. Dopotutto, per il senatore che un tempo fu anche leghista, si tratta “di sovrastrutture che hanno perso di significato e rischiano di essere un cappio al collo”.

 

Una posizione in buona parte sovrapponibile a quella di Italia sovrana e popolare, altra formazione anti-sistema, radutana intorno alla figura del segretario del partito comunista Marco Rizzo. Un programma in nove punti che declina il sovranismo in tutte le salse mentre nelle liste si va dall'eterna Gina Lollobrigida al magistrato Antonio Ingroia, fino al gionalista Fulvio Grimaldi, al professore di filosofia Andrea Zhock e all'editore dissidente di Byoblu, Claudio Messora, oltre a qualche ex 5 stelle. Il loro rammarico? Una campagna elettorale troppo corta.

C'è poi la strana coppia composta dal massimo difensore del Popolo della famiglia Mario Adinolfi e dall'ex casapound Simone Di Stefano, che hanno dato vita ad Alternativa per l'Italia, un mix di valori cristiani e un po' di complottismo: si oppongono per esempio alla digitalizzazione dell’identità, attraverso strumenti quali il green pass, alla dittatura sanitaria, ma anche all'”imposizione del pensiero unico e dell’ideologia gender”. Per loro il 3 per cento è più che un'ambizione, quasi un sogno. Lo stesso che coltiva Sara Cunial con la sua formazione politica Vita. L'ex grillina si è distinta per la battaglia No vax, in particolare nei giorni della rielezione di Mattarella. Con lei, tra i fondatori, un altro fuoriuscito del Movimento, Davide Barillari, Maurizio Martucci dell'alleanza italiana stop 5g e Paolo Sensini del No paura Day.

Infine merita senza dubbio una citazione il partito della Follia creativa di Giuseppe Cirillo, anche (e meglio) conosciuto con l'appellativo di dott. Seduction. Qualche proposta: ovviamente lezioni di corteggiamento, un ministero della Follia, ma anche la multa al politico che non rispetta la parola data. Non è chiaro cosa intendano, e probabilmente non lo sapremo mai. Nel dubbio si può sempre chiedere a Clemente Mastella, che non è riuscito ad accasarsi da buon democristiano in zona centrale, in compenso sarà presente nelle liste elettorali con Noi di centro. Europeisti: il sindaco di Benevento si è distinto per l'orginale trovata di rendere pubblico il suo numero di telefono, per rispondere alle domande e ai dubbi degli elettori. Poco dopo ha fatto lo stesso anche Pippo Civati, candidato con Sinistra italiana.

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