il testacoda

Abbasso le armi, viva le armi. La giravolta di Conte sugli aiuti militari all'Ucraina (ora che vince in Donbas)

Controffensive e contrordini. Adesso che diventa evidente che le armi dell'occidente servono a Kyiv per respingere gli aggressori russi e riconquistare i territori occupati da Mosca, il presidente grillino si giustifica: "Da sempre d'accordo con l'invio di aiuti militari". Eppure non la pensava proprio così. Ecco cosa diceva

Enrico Cicchetti

Trenta aprile 2022. Le parole del presidente grillino Giuseppe Conte contro l'invio di nuove armi all'Ucraina sono limpide: "Il M5s si oppone all'invio di aiuti militari e anche si oppone a controffensive”. Il pacifismo del fu Avvocato del popolo lo porterà a dire anche, 13 maggio nella sede dell'Associazione Stampa estera a Roma, che l'invio di armi avrebbe portato solo nuova violenza, quindi "sopraffazione e revanscismo". Oppure, il 7 giugno, che "l'Ucraina è stata sostenuta a sufficienza, anche in termini di aiuti militari. L'Italia quella che doveva fare l'ha fatto. Ci sono altri paesi, come Stati Uniti e Gran Bretagna, che stanno continuando a rifornire di armi l'Ucraina. Noi, come Italia, dobbiamo concentrarci sulla capacità di dialogare". Ora che - grazie anche alle armi fornite dall'occidente - la controffensiva di Kyiv ha portato alla riconquista di gran parte dei territori del Donbas, sottratti all'occupazione russa, Conte si riposiziona. O almeno ci prova, con risultati comici: "Sin dall'inizio eravamo conspaevoli che non ci si puo difendere con le mani nude da una tale aggressione. E' per questo che abbiamo acconsentito all'intensificazione del livello di sanzioni e anche all'invio di aiuti militari".

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  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti