Così è maturata la svolta tedesca sul gas. E ora Draghi può sperare davvero nel price cap

Valerio Valentini

La tela diplomatica tra Cingolani e Habeck. La discrezione di Palazzo Chigi. E poi l'inasprirsi della crisi energetica proprio in Germania e le ritorsioni di Putin. I messaggi dalla cancelleria di Berlino nel fine settimana: ecco l'apertura su cui puntava l'Italia. Ma il 7 settembre resta da affrontare l'Olanda

Se il ripensamento sarà definitivo lo si capirà tra una settimana. Il 7 settembre, in particolare, quando i lavori preliminari in vista del Consiglio europeo dei ministri dell’Ambiente e dell’Energia, in programma due giorni dopo a Praga, avranno inizio. E sarà lì, nel corso di quello che si preannuncia come un confronto serrato tra Roberto Cingolani e il suo collega olandese, l’uno e l’altro ai due poli opposti della discussione sul mercato continentale del gas e sulle nuove regole a cui improntarlo, che la Germania avrà l’occasione di prendere ufficialmente posizione, di indirizzare l’esito della riunione sul price cap. E però un segnale è arrivato, a Roma e non solo: e ha tutti i crismi di un primordio di svolta che a Palazzo Chigi i consiglieri di Mario Draghi accolgono come una “grande vittoria”. Non dovrà  apparire tale, però. Perché anche la diplomazia ha il suo galateo. E dunque il governo tedesco è sì pronto a rinnegare la propria contrarietà al tetto europeo al prezzo del gas, al progetto di Draghi e Cingolani insomma, ma solo a patto di poterselo, sia pure in parte, intestare. E’ stato questo, infatti, il senso del dispaccio arrivato dalla cancelleria di Olaf Scholz e dagli uffici del suo vice Robert Habeck. Si può fare, dunque, ma bisognerà concordare dettagli e regole tutti insieme. Cautela, quindi. Perché di qui al 9 settembre manca molto, e perché le variabili sono  tutte da valutare.

E però evidentemente ha un peso notevole, se la trattativa la si osserva da Palazzo Chigi, la strambata tedesca, che lascia così la sola Olanda a difendere le ragioni della conservazione. E certo Cingolani deve ricordarsela bene, quella sera di maggio in cui per la prima volta spiegò all’omologo Habeck il senso della proposta italiana: il price cap, anzitutto, e poi il decoupling, ovvero il disallineamento tra il prezzo del gas e quello dell’energia elettrica. E Cingolani spiegava, insisteva, e quell’altro per lo più ascoltava perplesso, scuoteva il capo. Poi lunghi mesi interlocutori, in cui però la diplomazia tra Roma e Berlino è sempre rimasta attiva, e Draghi e i suoi collaboratori non hanno mai smesso di tessere una trama che s’indovinava giusta. Poi, quando forse s’iniziava a disperare, pure per via del fattaccio della crisi di governo, la svolta. Che è arrivata nel fine settimana, quando da Berlino sono stati inviati ai colleghi europei dei dispacci che spiegavano l’opportunità di valutare positivamente l’idea del price cap.  

Molto, in questo processo, ha influito il deterioramento della crisi energetica che proprio in Germania, prima e più che in altri paesi europei, s’è presentata già a metà agosto, presagio di un autunno di sofferenza. E a quel punto, anche a Bruxelles, la posizione del governo tedesco è parsa  insostenibile: perché Berlino chiedeva ai partner comunitari un accordo di solidarietà sul gas, ma lo faceva ribadendo la propria opposizione sia al price cap sia al decoupling, il tutto mentre Putin esercita ritorsioni preventive, interrompendo il flusso del gas dalla Russia all’Europa. Le pressioni della Confindustria locale sulla cancelleria di Scholz, poi, hanno fatto il resto.
E dunque, la svolta che da impensabile si fa possibile, forse perfino probabile, perfino imminente.

Dopodiché, forse a Cingolani e Draghi resterà da spiegare, ai loro amici tedeschi, un qualcosa di assai più ineffabile del funzionamento del price cap: e cioè quegli oscuri meccanismi della politica italiana per cui i partiti che chiedono a gran voce un tetto al prezzo del gas europeo abbiano da poco sfiduciato l’unico governo in grado di ottenerlo. 
 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.