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Il centrodestra: tre partiti, tre modi di declinare la flat tax

Lorenzo Borga

La proposta di Fratelli d'Italia è quella più cauta, con una tassa piatta "incrementale". Le Lega ne ha fatto la propria bandiera, ma la sua realizzazione oltre ad aver un costo di circa 30 miliardi, rischia di complicare il fisco anziché semplificarlo. E Berlusconi vorrebbe spendere ancora di più, facendo altro debito

Come a ogni campagna elettorale da trent’anni a questa parte il centrodestra torna a proporre una flat tax per “rivoluzionare” il nostro sistema fiscale. Questa volta le proposte dei tre partiti si differenziano, ma la sostanza rimane la stessa: si tratta di misure costose, che andrebbero a beneficiare chi in Italia guadagna di più e che rischiano di violare i principi costituzionali di equità fiscale orizzontale.

 

Partiamo dalla proposta di Fratelli d’Italia. Il partito di Giorgia Meloni è quello più cauto in materia fiscale e rimette sul piatto il disegno di legge sulla flat tax cosiddetta “incrementale”. E’ in effetti la proposta che è entrata nel programma del centrodestra. Il disegno di legge 730 depositato al Senato nel 2018, a prima firma Andrea De Bertoldi e controfirmato da tutti i senatori del gruppo, ne spiega i contenuti. La proposta di per sé è decisamente scarna (è un ddl delega) e prevede l’“introduzione di un’aliquota unica dell’imposta sui redditi del 15 per cento da applicare all’incremento di reddito imponibile” rispetto all’anno precedente. In sostanza se il reddito imponibile di lavoratore dipendente fosse quest’anno 28 mila euro e nel 2023 salisse a 35 mila euro, sull’aumento (7 mila euro) il contribuente pagherebbe il 15 per cento piuttosto che il 35 previsto oggi.

Il disegno di legge firmato da Fratelli d’Italia presenta tuttavia due ordini di problemi. Prima di tutto, chi paga. Il ddl propone una soluzione piuttosto bizzarra, stabilendo che le modifiche “non comportano oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato, in quanto comportano l’imposizione di redditi in eccesso”. Certo, il reddito aggiuntivo non è stato tassato negli anni precedenti – visto che non esisteva – ma questo incremento di gettito dovrà andare a coprire i cali dovuti a pensionamenti e persone che perdono il lavoro. In particolare in un paese come il nostro con una crescita economica asettica. In secondo luogo la proposta violerebbe il principio di equità orizzontale. Immaginiamo due colleghi di lavoro, uno semplice addetto e l’altro manager: il primo viene promosso a manager, gode di uno scatto di stipendio che verrà tassato solo al 15 per cento. I due colleghi quindi ora riceveranno lo stesso stipendio dall’azienda, ma il primo pagherà meno tasse del secondo. Una condizione fortemente iniqua.

 

Passiamo ora agli altri partiti della coalizione. La Lega è il partito che più negli ultimi anni si è speso per introdurre la cosiddetta “tassa piatta”. Nel suo programma prevede di estenderla a tutti i lavoratori dipendenti, per un costo stimato superiore ai 30 miliardi di euro. Ma prima bisognerà passare dalla cosiddetta “fase 2”. Anche questa proposta è contenuta in un disegno di legge già presentato in Parlamento, in questo caso il 1831 a prima firma Armando Siri. Il ddl prevede di passare a un regime fiscale su base familiare, e non più individuale come oggi: per i single che guadagnano fino a 26 mila euro, per le famiglie monoreddito che portano a casa fino a 50 mila euro e per le coppie in cui entrambi lavorano che arrivano a 65 mila euro l’aliquota sarebbe effettivamente del 15 per cento, con una deduzione di massimo 4 mila euro a componente della famiglia. E per i redditi superiori? La Lega si è inventata una scala di scaglioni che prevede un insieme di 18 possibili aliquote, a seconda del proprio reddito e del numero di componenti della famiglia. Non una grande semplificazione verrebbe da dire.

 

Anche Silvio Berlusconi non ci ha fatto mancare la sua flat tax. E come è accaduto per altre parti del programma, quella di Forza Italia è la proposta meno facilmente realizzabile. Berlusconi ha promesso una flat tax più alta, al 23 per cento, ma con anche una no tax area più elevata di oggi, a 12 mila euro. Costo? Secondo Lavoce.info il buco di bilancio si aggirerebbe attorno ai 50 miliardi di euro, di cui quasi metà regalati al 10 per cento più ricco del paese. Forza Italia vuole introdurla “nei primi 100 giorni di governo”. Forse Berlusconi ci sta dicendo che metterà quei soldi di tasca sua? Perché l’unica alternativa è che siano tutti i contribuenti, in particolare quelli più giovani, a sobbarcarsene il carico a suon di altro debito pubblico.