Editoriali
La flat tax della Lega non è flat: ecco il trucco
Il partito guidato da Matteo Salvini propone una tassa con 18 aliquote e la spaccia per "piatta". Come nel 2019, gli intenti non rispecchiano le parole della campagna elettorale
Flat tax che non lo erano. Si potrebbe riassumere così la campagna elettorale del centrodestra, da diversi anni a questa parte. Non era una flat tax quella introdotta dalla Lega (e dal Movimento 5 stelle) nel 2019 sui lavoratori autonomi, perché riguardava solo una fetta di lavoratori e di reddito (altrimenti sarebbe una flat tax anche qualunque altra aliquota sostitutiva).
E non è una cosiddetta tassa piatta nemmeno quella che Matteo Salvini propone ora in campagna elettorale per tutti i dipendenti. La misura avanzata dalla Lega è infatti quella contenuta nel disegno di legge 1831 depositato al Senato il 27 maggio 2020, primi firmatari Armando Siri, Matteo Salvini e Massimiliano Romeo. E riguarda in particolare la cosiddetta “fase due” della flat tax leghista, cioè quella transitoria per i redditi medi che precede la terza, prevista entro i cinque anni di legislatura, che dovrà coinvolgere tutti i contribuenti a prescindere dal reddito (con quali coperture non è dato sapere).
Ebbene, come ha denunciato Luigi Marattin di Italia viva, la promessa della Lega non prevede un’unica aliquota come dovrebbe fare una flat tax. Nemmeno due, neanche tre: bensì 18 diverse. I leghisti infatti ipotizzano un’aliquota piatta fino a 30 mila euro di reddito per i single, fino a 50 mila per una famiglia con un solo reddito e a 65 mila per le famiglie in cui lavorano entrambi i genitori.
Ma non è finita qua: perché per i single sono previsti altri quattro scaglioni ogni 1.000 euro in più di reddito, fino a un massimo del 19 per cento, per le famiglie monoreddito altre cinque (massimo 30 per cento) e per quelle bireddito altrettante (non più del 22,5 per cento). Lo schema non vi è molto chiaro? Non preoccupatevi, è normale. Eppure la Lega tenta di vendere agli elettori la sua “flat tax” (virgolette dovute) come una semplificazione del sistema fiscale.
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