(foto di Ansa)

Passeggiate romane

Sondaggio choc sul M5s per la prossima legislatura. Ora Letta ci prova con il proporzionale

Stando a una rilevazione riservata dopo le politiche del 2023 in Parlamento ci sarebbero solo 50 grillini. E per i dem che vogliono la coalizione non è una bella notizia

Al di là della tenzone tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio, che con ogni probabilità diventerà il tormentone dell’estate-autunno del 2022, il Movimento 5 stelle è entrato in grande fibrillazione per un altro motivo. Un motivo che ha a che fare con un sondaggio riservatissimo fatto commissionare qualche tempo fa. I risultati di quella rilevazione sono alquanto impressionanti. E infatti hanno gettato nella costernazione i grillini. Di qui il diluvio di insulti e accuse che si sono rivolti in questi giorni. Tutta colpa di un numeretto che ha fatto paura a tutti o quasi i parlamentari pentastellati e gli aspiranti tali. Quel numero inquietante e preoccupante dice che nella prossima legislatura i grillini arriveranno in Parlamento in 50. Una cifra che è niente paragonata all’attuale (oggi solo alla Camera sono 155, al Senato 73). Questo significa che anche chi si salverà dalla tagliola del doppio mandato, dalla volontà di Conte di fare fuori dalle liste deputati e senatori vicini a Di Maio e dalle aspirazioni di chi, come Rocco Casalino, sogna un seggio, non è detto che poi ce la faccia nelle urne. Panico.

 

Questo spiega anche la svolta di Luigi Di Maio, che sta meditando sul serio di auto espellersi dal movimento. Svolta che, sia detto per inciso, pare che non sia stata particolarmente apprezzata a palazzo Chigi. Le drammatizzazioni e le divisioni non sono guardate di buon occhio da quelle parti perché hanno come unica conseguenza quella di mettere in difficoltà il governo, che sulla risoluzione, invece, non è mai stato veramente messo alle strette. Il portavoce dell’ex premier, Casalino, ha poi fatto un gioco di prestigio: ha sparso la notizia dell’espulsione di Luigi Di Maio su cui tutti o quasi i giornali si sono avventati e così facendo è riuscito a nascondere il fatto che Conte aveva già ceduto sul no alle armi e che si preparava ad accontentarsi di qualche passaggio innocuo della risoluzione di maggioranza che lui poi propaganderà come un gran successo della sua battaglia.

 

Ma tornando a quel sondaggio niente affatto lusinghiero per i 5 stelle. Quella rilevazione ha impensierito anche il Pd. Con alleati come i grillini e Leu difficile che la coalizione che il Pd sta cercando di costruire sia competitiva nel 2023. Anche per questa ragione (e non solo perché l’alleanza con i pentastellati si sta facendo di giorno in girono più difficile) Enrico Letta negli ultimi tempi ha fatto qualche (timido) tentativo di cambiare la legge elettorale in senso proporzionale, cambiando la posizione avuta finora. Con il proporzionale infatti il Pd può tranquillamente aspirare a diventare il primo partito della prossima legislatura, cioè quello che darebbe le carte. Con una coalizione che sembra invece mancare di ogni appeal elettorale, i dem sarebbero costretti a seguire la corrente e a non dettare le regole del gioco. Nel migliore dei casi per loro finirebbe pari e patta, e un ruolo cruciale lo potrebbe avere allora quel futuribile centro che si sta costruendo in questi giorni. Nel peggiore dei casi dovrebbero rassegnarsi ad andare all’opposizione dopo anni e anni che, pur non vincendo un’elezione hanno governato quasi ininterrottamente.