Amministrative 2022
Puzzle Lombardia. Monza più centrodestra che centrosinistra. Ma è tutto incerto
A poche ore dallo spoglio i rumors darebbero il centrodestra in vantaggio a Monza, dove l’attuale sindaco Dario Allevi (Forza Italia) dovrebbe superare il suo principale competitor Paolo Pilotto (Pd), sfruttando anche l’onda lunga della promozione della squadra cittadina in Seria A
Notte elettorale in Lombardia, con 127 comuni al voto e un’affluenza che all’una di notte supera il 51%; un dato, quest’ultimo, basato su appena 56 comuni; all’appello mancano inoltre i centri più grandi. Tre i capoluoghi di provincia alla prova delle urne: Como, Monza e Lodi. Subito dopo per importanza viene Sesto San Giovanni (80mila abitanti, appendice settentrionale di Milano) dove l’attuale sindaco Roberto Di Stefano (Lega) cerca la riconferma dopo aver conquistato, cinque anni fa, una delle più solide roccaforti della sinistra dal dopoguerra a oggi.
Tutte e quattro le città sono attualmente governate dal centrodestra, che in questa tornata elettorale ha giocato in difesa. Se la sinistra - che ha adottato la strategia del ‘campo largo progressista - dovesse riuscire a conquistare almeno due capoluoghi, la strategia per il 2023 potrebbe essere quella della Grosse Koalition. Con buona pace di Carlo Calenda, che tra veti ai Cinque Stelle e endorsement a Letizia Moratti (attuale vice presidente della Lombardia, nda), nella sua visita milanese di venerdì è riuscito in un colpo solo a gettare scompiglio in entrambi gli schieramenti.
A poche ore dallo spoglio i rumors darebbero il centrodestra in vantaggio a Monza, dove l’attuale sindaco Dario Allevi (Forza Italia) dovrebbe superare il suo principale competitor Paolo Pilotto (Pd), sfruttando anche l’onda lunga della promozione della squadra cittadina in Seria A: una prima volta nella storia del club, resa possibile dal dinamico duo Berlusconi - Galliani. All’una di notte gli exit poll segnalano un’affluenza del 46% in provincia, mentre nel capoluogo brianzolo alle 19 il dato è del 34%. Anche a Sesto San Giovanni, l’ex ‘Stalingrado d’Italia’, ci si aspetta di vedere il centrodestra in vantaggio: contro il candidato di coalizione Roberto Di Stefano (Lega) la sinistra ha schierato Michele Foggetta, giovane esponente di Sinistra Italiana che negli ultimi giorni ha dovuto difendersi da una pioggia di accuse per via di alcune vecchie esternazioni sullo Stato di Israele (definito una “montagna di m…”).
A criticare le vecchie esternazioni social di Foggetta (risalenti al 2011 e al 2014) è stata nei giorni scorsi anche Maria Elena Boschi: “Dispiace che una parte della sinistra appoggi il candidato antisemita. Solidarietà al popolo d’Israele”. In serata l’affluenza a Sesto è del 36%, un punto in meno del dato di cinque anni fa alla stessa ora. In provincia di Milano il dato complessivo è del 51%, ma le proiezioni interessano soltanto 7 comuni sui 22 della Città Metropolitana chiamati al voto.
Più complesso lo scenario a Lodi, dove il sindaco uscente Sara Casanova (Lega) rischia di pagare il suo approccio decisionista: nel 2018 fece scalpore la delibera con la quale il primo cittadino escluse di fatto molti alunni stranieri da servizi come lo scuolabus o la mensa scolastica (per accedervi, i genitori avrebbero dovuto produrre certificati che dimostrassero la mancanza di redditi o proprietà nei paesi di origine). A giocarsela è l’enfant prodige del Pd locale, il 25enne Andrea Furegato, sostenuto da tutto il centrosinistra e dai 5Stelle. Considerato che a Lodi la corrente dem che fa capo all’ex ministro della Difesa Lorenzo Guerini è molto forte, il match tra Casanova e Furegato è tutt’altro che scontato. L’unico dato attualmente disponibile per questa provincia è quello del piccolo comune di Valera Fratta (63.5%). Anche a Como è grande la confusione sotto il cielo: con l’uscita di scena del sindaco Mario Landriscina e la conseguente implosione della coalizione di centrodestra, Giordano Molteni (il nuovo candidato sponsorizzato da FdI) dovrà faticare non poco per impedire alla sua principale rivale Barbara Minghetti (Pd) di conquistare il centro lariano. Se alle 19 il dato su Como è del 32.9%, dopo le 23 l’affluenza in provincia è del 48% circa (all’appello mancano quattro comuni su quindici, tra cui il capoluogo).
Un ‘election day’, quello lombardo, particolarmente sentito dai dirigenti locali: a meno di un anno dalle regionali, gli esiti delle urne saranno un valido termometro per sondare gli umori degli elettori - oltre 1 milione quelli coinvolti -. E in base a ciò che uscirà dalle urne ogni schieramento valuterà la strategia migliore da adottare in vista della sfida più importante, quella per la conquista di Palazzo Lombardia.
L'editoriale del direttore