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Il racconto

Imprenditori, Rai, dirigenti pubblici: i mondi di Salvini si spostano verso Meloni

Simone Canettieri

Non solo Pera, Tremonti e Nordio. A Milano va in scena la migrazione di universi produttivi e televisivi verso Fratelli d'Italia. Il sogno proibito è la candidatura di Ricolfi

"Se avessimo avuto qualche giorno di tempo avremmo aggregato ancora più mondi, ma insomma non ci possiamo lamentare, no?", dice Meloni al Foglio.  Ma non è Giorgia a parlare. Bensì Arianna, la mitologica sorella maggiore. Ha due anni in più. La vita le ha fatte crescere in simbiosi. Arianna ha voce e gestualità i-den-ti-che a quelle della Capa. Impressionante. Si rimane spiazzati. Allora forse bisognerebbe chiedere ad Arianna di telefonare all'irrequieto Matteo Salvini che vuole venire a tutti i costi, Dovrebbe far finta di essere Giorgia e dargli un appuntamento alle 23 tipo nel parcheggio di San Siro. Sarebbe uno scherzo fantastico, altro che "Amici miei". Ma lo sberleffo non ci sarà. 

Arianna Meloni, moglie del capogruppo alla Camera Francesco Lollobrigida, è seria. E soprattutto è una presenza discretissima qui al MiCo. Tuttavia è riverita da decine di attivisti che le chiedono selfie e la salutano. "Faccio politica da 30 anni, ma sono timida: non ci riuscirei a stare su un palco, ma su questo a casa compensiamo: c'è Giorgia che ha una volontà e un senso di responsabilità enormi. Sente su di sé il peso di una comunità sempre più grande", dice ancora a questo giornale la big sister Meloni, virgolettato fra i più preziosi qui alla conferenza programmatica di Fratelli d'Italia (non ha mai rilasciato interviste né colloqui ai giornali, al massimo la scorsa estate in Sardegna ha presentato il libro della sorella: stop).

La novità di quest'anno, a un anno dalle elezioni, è quella illustrata da Arianna: c'è una comunità che cresce. Meglio: ci sono mondi che stanno migrando verso Fratelli d'Italia. 

Luca Ricolfi, l'intellettuale che conosce tutti i tic della sinistra e che fa l'editorialista su Repubblica, è il grande ospite di questa festa "porti aperti". Non a caso parla di idee storiche di sinistra che adesso sono migrate e hanno cittadinanza a destra (l'equità, la liberta di espressione, i non garantiti). Qui lo stato maggiore del partito lo guarda con occhi adamantini, vorrebbe candidare il sociologo. "Sarebbe un grande spariglio", dice Andrea Delmastro, colonnello del partito, con aspirazioni da ministro della Giustizia. Ed ecco il governo M.

Ma oggi è la giornata dei fratelli acquisiti di Giorgia. Ci sono Marcello Pera e Giulio Tremonti, non manca Carlo Nordio. Sono i saggi in movimento. Conservatori con le suole da consumare nel centrodestra. Salvini in passato ha guardato a loro, adesso loro guardano a Meloni. Sembrano cantare: con le mani e con i piedi ciao ciao, caro Matteo. Ma questo ci sta.

Per capire cosa sta accadendo nella pancia della capolista della destra italiana occorre girare fra le sale interne. Si capiscono molte cose. La Rai, per esempio. Da sempre la tv pubblica annusa i cambi di fase politica prima di tutti. Ieri sera al Sanctuary sono stati avvistati con Giampaolo Rossi (guru meloniano a Viale Mazzini e già nel cda) e Federico Mollicone (deputato che siede in Vigilanza) giornalisti, dirigenti, capi struttura, uomini della produzione. Il corpaccione Rai, insomma. Interessato, pronto a capire, voglioso di "conoscerla". Furbo. Cangiante. Un pezzo di Rai, con sede in Corso Sempione, ha mosso appena il primo passo. Al contrario di Paolo Petrecca (direttore di Rainews), Gennaro Sangiuliano (direttore del Tg2), Angelo Mellone (Intrattenimento Rai) e Paolo Corsini (Approfondimento Rai), già molto attivi fra dibattiti e interventi di questi tre giorni.  

Si muovono anche i dirigenti apicali dello stato. Bisogna segnalare, su tutti, Amedeo Teti (direttore generale del Mise). Ma fanno capolino anche i capi di dipartimento, esperti che adesso lavorano nel dicastero di Renato Brunetta.  C'è l'ambasciatore Stefano Pontecorvo e c'è anche anche il manager di Terna Stefano Donnarumma. Il primo parla di guerra, il secondo di energia. I vertici di Fratelli d'Italia vanno fieri della sfilza di prof. che si sono catapultati al MiCo per partecipare e coordinare i seminari: "Lui è della Luiss, lei della Bicocca". E così via. Matteo Zoppas, potere confindustriale purissimo in Veneto, è il segnale che anche l'impresa, quella del nord, quella che guardava a Salvini, inizia a mostrare interesse nei confronti di FdI: "Ho portato qui la mia testimonianza: l'Italia ha un grande problema con l'inflazione sommersa, non voglio fare politica". Gli esterni, i fratelli acquisiti di Giorgia dicono tutti così. Ma la rete inizia a espandersi. E quando ci saranno da compilare le liste spunteranno le sorprese. Pezzi di nuova classe dirigente, forze nuove.

Un dettaglio: prima della pandemia, proprio nel padiglione centrale, Meloni organizzò la sua prima marcia su Milano e sul nord. Cena evento con sottoscrizione: 1.500 persone. Imprenditori e manager.  Si capisce allora perché Salvini frema così tanto: gli manca la terra sotto ai piedi? Non dovrebbe incontrare Giorgia nelle prossime 24 ore, a meno che Arianna non gli faccia uno scherzetto telefonico: "Matteo, ci vediamo alle 23? Ti aspetto". 

   

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.