energia a rischio

Il Pd pugliese ha dubbi sul rigassificatore, mentre Letta chiede l'embargo

Francesco Dalmazio Casini

L'impianto galleggiante non c'è ancora e ospitarlo a Brindisi o Taranto è solo un'ipotesi. Ma il deputato dem pugliese Ubaldo Pagano chiede conto a Cingolani "dei pericoli che porta con sé" 

L'ipotesi di ospitare un rigassificatore in Puglia, prospettata dal ministro Roberto Cingolani nel più ampio piano nazionale di sostituzione del gas russo, crea scompiglio nel Partito democratico. Mentre il segretario Enrico Letta insiste sulla necessità di un embargo, il deputato dem pugliese Ubaldo Pagano annuncia un'interrogazione parlamentare per chiedere conto a Cingolani "dei pericoli che l’individuazione di una di queste aree", i porti di Brindisi o Taranto, "porta con sé, sia in termini di impatto ambientale che sui danni allo sviluppo turistico delle relative coste". 
 

Pagano invita a non correre troppo sulla questione. "Credo che non ci si debba far prendere dalla frenesia e guardare a certe soluzioni con la dovuta cautela", ha dichiarato ieri: "Proprio nelle zone di Taranto e di Brindisi insistono aree ad elevato rischio di crisi ambientale, in cui sono ancora in corso interventi di bonifica”. L’interrogazione del deputato dà voce a una posizione più radicata di quanto si pensi nel Partito democratico pugliese. Alcune riserve sono state espresse anche dal segretario regionale del Pd Marco Lacarra, che parlando più in generale di come sostituire il gas russo ha detto che "bisogna guardare con cautela e ponderazione a tutte le soluzioni che vengono prospettate".  Due giorni fa sono stati invece due consiglieri regionali, Vincenzo di Gregorio e Maurizio Bruno, ad attaccare in particolare il progetto dei rigassificatori offshore. Le obiezioni sono sempre le stesse: “Ci sono aree ad elevato rischio di crisi ambientale su cui sono in corso complessi processi di bonifica. Aggiungere altri pesi ambientali in queste realtà potrebbe allontanare l’auspicata transizione ecologica”.

 

La soluzione, per i dissidenti del gas, sono come sempre le rinnovabili. Secondo Pagano il governo non si sta impegnando abbastanza per “semplificare gli iter autorizzativi per la realizzazione di nuovi impianti di energia rinnovabile”. In realtà a marzo il Consiglio dei ministri ha deliberato l’ok per l’istallazione di quattro nuovi parchi eolici in Puglia (già regione leader delle rinnovabili in Italia), per un totale di 263 megawatt ora in più. Si va dunque avanti sulla strada dell'energia verde, ma con la consapevolezza che il gas non si può sostituire in tempi brevi, soprattutto non con una fonte altrettanto affidabile. Le pale eoliche, per esempio, non generano energia in assenza di vento e stessa cosa vale per i pannelli solari durante le ore notturne.

 

In tutto questo Michele Emiliano resta ancora vago. Di fronte al ministro Cingolani, durante un dibattito una decina di giorni fa, non ha chiuso pubblicamente alla possibilità di ospitare una delle due navi Fsru che il governo italiano sta tentando di portare al largo delle nostre coste. Ma le dichiarazioni dei suoi fedelissimi sembrano un preludio di una presa di posizione contraria. Per il governo, Brindisi o Taranto restano solo una possibilità perché entrambi i luoghi consentono l'attacco alla rete nazionale del gas. L'alternativa su cui si ragiona è l'Alto Adriatico, mentre la prima delle due navi approderà a Piombino. 

 

La soluzione dei rigassificatori offshore rappresenta una delle poche scorciatoie a breve termine per iniziare a fare a meno del gas russo. Secondo i piani del governo le due navi che Snam dovrebbe procurare potrebbero essere operative per il primo semestre del 2023, con una capacità di trasformazione di circa 5 miliardi di metri cubi di gas all’anno. Un passo necessario, considerato che buona parte del gas con cui l’Italia intende sostituire quello russo – a partire da una quota di quello del nuovo accordo italo-algerino – arriverà tramite navi metanifere, in forma liquida e dunque utilizzabile solo dopo rigassificazione.

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