EDITORIALI
Veneto e Lombardia si deputinizzano
Le due regioni annullano il riconoscimento dell’annessione della Crimea alla Russia
Meglio tardi che mai. Su queste colonne avevamo segnalato che – a parte qualche dittatura come Cuba, Corea del nord, Nicaragua, Sudan, Siria e Zimbabwe – nel mondo le uniche istituzioni democratiche che hanno riconosciuto l’annessione illegale della Crimea alla Russia erano italiane: Veneto, Lombardia e Liguria. Nel maggio del 2016, infatti, il Consiglio regionale del Veneto approvò a larga maggioranza una risoluzione sull’Ucraina di “condanna” dell’Unione europea che chiedeva di togliere le “inutili sanzioni” alla Russia e di “riconoscere la volontà espressa dal Parlamento di Crimea e dal popolo mediante un referendum”. A ruota, dopo il Veneto, altre due regioni di centrodestra come Lombardia e Liguria approvarono risoluzioni fotocopia presentate dalla Lega. La notizia fu rilanciata dai media di stato russi ed ebbe un’eco internazionale, visto che si trattava del primo riconoscimento da parte di un’istituzione democratica e occidentale dell’annessione illegale della Crimea. Un atto dallo scarso valore formale, che però era un’enorme macchia politica per l’alto valore simbolico. Pertanto avevamo chiesto l’annullamento di quelle votazioni. Così è stato.
In Veneto è stato approvato, col voto anche del centrodestra, un ordine del giorno presentato dal Pd (primo firmatario Giacomo Possamai) che in sostanza annulla quella risoluzione filoputiniana. In contemporanea, anche in Lombardia il Consiglio regionale ieri ha approvato all’unanimità un analogo ordine del giorno, presentato sempre dal Pd (primo firmatario Fabio Pizzul). Manca all’appello solo la Liguria, ma anche in questo caso i consiglieri di centrosinistra si stanno muovendo. In realtà a prendere l’iniziativa di annullare quel grave errore politico sarebbe dovuto essere il centrodestra, in particolare chi aveva presentato quelle mozioni. La Lega non ha avuto il coraggio di farlo, ma neppure quello di opporsi. Non si sa se sia opportunismo o vergogna, ma è comunque un segnale positivo.