(foto Ansa)

"Sto con Putin. Il problema della guerra è Zelensky". E il deputato leghista condivide

Luca Roberto

Il sardo De Martini pubblica su Twitter l'analisi dell'ex capo del Sismi: "Sto con il presidente russo". Così gli ex No Euro e no green pass del Carroccio stanno imboccando la via di chi sostiene il regime di Mosca

"Sto con Putin. Il problema della guerra è Zelensky". Lo ha detto in un'intervista al Tempo il generale Paolo Inzerilli, ex capo di stato maggiore del Sismi. Ma la notizia non è di certo questa. La novità è che questa teoria trampalata è stata ricondivisa da un parlamentare della Repubblica. E questo parlamentare della Repubblica è, guardacaso, un deputato di quella Lega che oramai in maniera unanime viene accusata di aver recitato il ruolo di quinta colonna del putinismo in Italia. 

 

Si chiama Guido De Martini, è sardo, e sul Foglio ci eravamo già occupati di lui. Visto il livello di argomentazioni che ha portato avanti in questa legislatura. Passando da posizioni No euro a sposare la più intransigente opposizione al green pass, che tanto ha fatto tribolare la Lega accusata di essere troppo ambigua sul tema vaccini e pandemia. E in effetti nell'attività sui social di De Martini gran parte delle contumelie sono rivolte al governo a causa del mantenimento del certificato verde. "ANCORA OGGI in Italia centinaia di migliaia di nostri connazionali, SE NON VACCINATI, non possono lavorare, prendere un mezzo pubblico, entrare in un bar. TUTTO QUESTO con il 6% di posti occupati in TI: VOGLIAMO FINIRLA COME HANNO GIÀ FATTO IN TUTTA EUROPA?", scrive in perenne stato di agitazione l'esponente leghista. Ma come vedremo adesso, le politiche sanitarie stanno pian piano cedendo il passo a interessi altri: e cioè, nel pieno deflagrare della guerra in Ucraina, alla politica estera.  

 

Almeno stando alla condivisione di una vecchia intervista rilasciata da Romano Prodi nel 2015 in cui l'ex premier sosteneva un punto di vista sulla questione ucraina. "Se vuoi che l'Ucraina non sia membro della Nato e dell'Ue, ma sia un paese amico dell'Europa e un ponte con la Russia, devi avere una politica coerente con questo obiettivo. Se l'obiettivo è portare l'Ucraina nella Nato, allora crei tensioni irreversibili". O ancora la pubblicazione, sempre sui propri profili, di un articolo che suggerisce che in Ucraina gli Stati Uniti portino avanti programmi di sviluppo di armi biologiche, ricalcando pienamente le accuse mosse da Putin. In quel gioco al rimpiattino tra allusioni, falsità, riferimenti ambigui e quanto più possa servire allo scopo di avvelenare i pozzi. 

Ora, poche ore dopo l'attacco all'ospedale pediatrico di Mariupol, rilancia un'intervista a un generale che addossa tutte le responsabilità della guerra a Zelensky, perché "tutto quello che sta succedendo adesso è sempre dovuto al fatto che la Russia, non più Unione Sovietica, ha paura, si sente circondata da Paesi ostili. E il presidente dell’Ucraina, Zelensky, a mio parere fa una dimostrazione di forza quando in effetti tutto quello che la Russia ha chiesto è la dichiarazione ufficiale di non ingresso dell’Ucraina nella Nato e la demilitarizzazione del Paese". In pratica la teoria giustificazionista dell'intervento russo rilanciata dalla propaganda ufficiale di Putin. Salvini ha già dovuto subire lo sbeffeggiamento del sindaco polacco che gli ha rinfacciato le simpatie putiniane. E' in grado di gestire un triplo salto carpiato dei suoi parlamentari più estremi, come De Martini, già pronti a passare dall'esecrare il green pass all'accusare Zelensky di essere un pericolo internazionale?

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