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Stato al sicuro

Come cambia il ruolo dell'intelligence nella tutela della sicurezza nazionale

David Omand

Vivere sicuri oggi significa contrastare tutti coloro che vogliono farci del male. Pianificare la protezione nazionale dovrebbe comprendere anche l’impatto potenziale dei grandi rischi naturali così come le più tradizionali minacce che la società è solita affrontare

La sicurezza è essenziale affinché una società possa prosperare, affinché si giustifichino gli investimenti futuri e affinché i cittadini possano vivere una vita normale. Questo è il messaggio che ho ricavato dai magnifici affreschi del XIV secolo raffiguranti il Buono e il Cattivo Governo del municipio di Siena e che mi hanno ispirato a scrivere Lo Stato al sicuro. Intelligence e democrazia, pubblicato in Italia dalla Luiss University Press. Gli affreschi mostrano che con un buon governo la città e la campagna beneficiano di condizioni di sicurezza: il commercio è fiorente, la gente si muove liberamente per le strade, si costruiscono nuovi edifici, e il grano arriva ai mulini. Questi sono tutti componenti chiave delle infrastrutture civili nel Medioevo e la cui costosa costruzione poteva essere giustificata solo dalla stabilità delle città e dell’agricoltura. Oggi il numero di questi componenti si è allargato ma tutti si basano sulla fiducia per un futuro sicuro.
 
La fine della Guerra fredda è coincisa l’espansione della nozione di “sicurezza nazionale”, andando ben oltre l’associazione con quello “Stato segreto” con cui si affrontava il mondo sovietico. Rimangono le tradizionali missioni di sicurezza nazionale quali la deterrenza di nazioni avversarie, la capacità di usare la forza militare per proteggere e promuovere l’interesse nazionale; è rimasta la difesa delle istituzioni dello Stato. Tuttavia, oggi abbiamo un vero e proprio “Stato protettore” che lavora per proteggerci dal  terrorismo e dell’estremismo violento, da quelle nazioni ostili che, operando nella “Grey Zone”, tentano di minare la nostra democrazia, e dai criminali informatici o dalla criminalità internazionale. Vivere sicuri oggi significa contrastare tutti coloro che vogliono farci del male
 
Dittatori, terroristi e bande criminali sono infatti determinati a nascondere i loro segreti, lasciandoci inermi di fronte alle minacce che rappresentano. Ecco che entra in gioco l’intelligence a difendere le libertà e i valori di uno Stato democratico. In effetti, descrivendo il ruolo dell’intelligence nella sicurezza nazionale moderna ho voluto acceso inevitabilmente un fascio di luce sull’etica dell’attività di sicurezza. La differenza rispetto allo spionaggio nelle mani del dittatore è proprio l’utilizzo dei nostri valori democratici per stabilire un confine etico alle attività di intelligence considerate accettabili in difesa di una società liberale e libera. In Lo Stato al sicuro. Intelligence e democrazia ho sostenuto che le agenzie di intelligence necessitano di una “licenza di operare” concessa da un Parlamento democratico che permetta il rispetto per lo Stato di diritto, la regolamentazione e la supervisione indipendente dei metodi di intelligence intrusivi, nonché una limitazione etica applicata a l’uso di strumenti “digitali” in modo proporzionale e quando necessario. Tali considerazioni difficilmente riguarderanno quei regimi le cui agenzie di intelligence operano costantemente sotto la protezione personale di un dittatore e sono incoraggiate a fare tutto ciò che ritengono indispensabile per la loro sopravvivenza. 
 
Naturalmente, dobbiamo accettare che non esiste una sicurezza assoluta e che qualsiasi tentativo di raggiungerla potrebbe fare più male che bene; ma dobbiamo saper gestire tutti i rischi che di volta in volta ci si fanno dinnanzi per condurre una vita normale. Pianificare oggi la sicurezza nazionale dovrebbe comprendere anche l’impatto potenziale dei grandi rischi naturali così come le più tradizionali minacce che la nazione è solita affrontare. Questo tipo di sicurezza nazionale che comprende tutti gli eventi che colpiscono direttamente la sicurezza dei cittadini ha anche un’importante dimensione di psicologia pubblica. Del resto, il periodo peggiore della pandemia Covid-19 ci ha tragicamente mostrato cosa significa essere una società costretta a vivere un periodo di insicurezza nazionale.


L’autore, primo Security and Intelligence Coordinator del Regno Unito, responsabile tra gli altri di antiterrorismo e sicurezza interna, ​nonché visiting professor presso il War Studies Department del King’s College di Londra, è autore de  “Lo Stato al sicuro. Intelligence e democrazia” pubblicato da Luiss University Press, come primo titolo della nuova collana Radar. Oggi alle 18 è in programma la lectio magistralis del prof. Omand a conclusione del corso executive “Affari Strategici” organizzato dalla Luiss School of Government.

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