Il racconto

Ucraina, Di Maio per il Pd è affidabile. Conte? Ha trovato il suo Donbas: il campo largo

Le contorsioni dei grillini fra scenari geopolitici e alleanze. Silenzio dall'ex premier

Simone Canettieri

Lavrov attacca il titolare della Farnesina, che resta una garanzia per la politica estera dei dem. Dubbi invece sull'Avvocato del popolo, sempre più insofferente verso il Nazareno

Ora di pranzo. Luigi Di Maio ha da poco terminato l’informativa sull’Ucraina in Senato (roba durissima: stop ai bilaterali con Mosca). Buvette. Passa Simona Malpezzi, capogruppo Pd: “Intervento molto buono”. Non distante, la dem Marina Sereni, viceministra degli Esteri: “Discorso  ottimo, perfetto”. Ma nel M5s non esistono due linee? “Purtroppo lo so, ma qui non si scherza”. Il Pd   si sente più sicuro sotto l’ombrello di Di Maio, rispetto a quello di Giuseppe Conte. Politica estera e interna si intersecano. L’ex premier intanto è scatenato: “Se il campo largo è annacquato non ci entro”, dice fuori dal Palazzo.  

Al Nazareno sono preoccupati per le strambate degli alleati sulla politica estera. Retaggi di un passato che spesso riaffiora. Curve nella memoria: l’amore per il Venezuela di Chávez e Maduro, la passione per la Cina di Beppe Grillo suggellata con la Via della seta, gli scontri con la Francia sui gilet gialli, le tenerezze filoputiniane di “Vladimir Di Stefano” (nel Pd lo chiamano così) e poi certo l’intesa di Giuseppi con Trump.

Mentre Di Maio sembra essersi emancipato, Giuseppe Conte oscilla fra passato, presente e futuro incerto. Ora ce l’ha con il Pd. E tiene a far sapere – come raccontato da Repubblica – che Alessandro Di Battista è ancora un compagno di cene e forse di strada. Tutto molto bello. E così il ministro degli Esteri, che ce l’aveva con il partito di Bibbiano, adesso è garanzia di affidabilità per il Pd, mentre l’avvocato del popolo scalpita contro gli alleati (non ha digerito il voto dem sul conflitto d’attribuzione sul caso Open che riguarda Matteo Renzi). 

Ora del caffè, piazza di Sant’Eustachio. Spunta Andrea Marcucci, ex capogruppo Pd in Senato a cui piace andare contropelo. Allora l’informativa di Di Maio com’è stata? “Chiara e puntuale. L’Italia non può che stare convintamente con l’Europa e con l’alleanza atlantica, e le sanzioni sono la medicina necessaria per riaprire i canali della diplomazia e per sconfiggere l’ansia della guerra di Putin. Ma mi faccia aggiungere una cosa”. Prego. “E’ stata tutta un’altra musica rispetto alla confusione internazionale che veniva dal M5s in passato, e che purtroppo viene ancora qualche volta da esponenti, anche di primo piano, dello stesso M5s”. 


Per parlare di politica a Palazzo Madama e andare a colpo sicuro bisogna cercare Luigi Zanda, uno che ha visto e vissuto l’Italia da dentro. Il senatore del Pd riflette: “L’analisi di Di Maio è stata accurata e precisa su una situazione molto complessa che presenta delicate questioni di diritto internazionale, sicurezza europea ed equilibri geopolitici”.

Ma quanto è affidabile fino in fondo il partito del ministro degli Esteri? “L’alleanza con il Pd ha prodotto una grande maturazione del M5s. Certi travagli sono spiegabili e comprensibili: Di Maio si muove in una sincronia visibile con il premier. La politica del M5s nel governo italiano è europeista e atlantista: l’importante è questo”.

E così mentre il titolare della Farnesina gestisce e si confronta sulla crisi ucraina con i livelli più alti del Pd – il commissario Ue Paolo Gentiloni, il ministro Lorenzo Guerini, il sottosegretario agli Affari europei Enzo Amendola, il presidente della commissione Esteri Piero Fassino – il capo (congelato) del M5s dice che il campo largo progressista è il suo Donbas: non ci mette piede ma, se lo farà, sarà lui a dettare le condizioni per annetterlo. Guerra al Pd, carri armati grillini schierati al confine dei progressisti. Conte e Di Maio si parlano poco. Martedì sera hanno fatto una riunione molto istituzionale con gli eletti grillini nelle commissioni Esteri. “Si stanno scongelando”, racconta uno dei presenti. Sarà. Intanto la giornata si arricchisce anche di un attacco dritto al ministro del M5s. Da Mosca l’omologo Sergej Lavrov gli dice che “la diplomazia è stata inventata per risolvere situazioni di conflitto e alleviare le tensioni, e non per viaggi vuoti in giro per i Paesi e assaggiare piatti esotici ai ricevimenti di gala”. Arriva subito la solidarietà di Pd e Iv a Di Maio. Quella di Conte, alle 20.08, ancora non era pervenuta.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.