Il deputato del Pd Piero Fassino (foto LaPresse)

l'intervista

Fassino: "Per il Colle va bene anche un presidente di destra"

Luca Roberto

"L'elezione di Draghi? Metterebbe a rischio il governo. Serve prima un patto che garantisca la continuità dell'esecutivo. Berlusconi? Per noi resta irricevibile". Parla il deputato Pd

Mario Draghi al Quirinale a ogni costo? “E’ tra le ipotesi possibili, ma il premier va preservato dal rischio di essere trascinato al buio nella conta parlamentare. Va prima definito un patto che includa il presidente della Repubblica e una garanzia di continuità del governo”. E così Piero Fassino, ragionando con il Foglio sul prossimo inquilino del Colle, aggiunge che “potrebbe anche essere una personalità proposta dal centrodestra. Purché sia il garante di tutti, non il rappresentante di una parte. Per noi Berlusconi resta irricevibile, così come candidature di destra politicamente troppo qualificate”.

Chi parla è pur sempre l’ex segretario dei Ds: della materia “come si elegge un presidente” è piuttosto erudito. Ha concorso all’elezione di Ciampi. Nel 2006 disegnò l’ascesa di Giorgio Napolitano, “e Berlusconi, dicendomi che non lo avrebbe votato, convenne che era una figura di garanzia: il modello è quello lì”. Sedici anni più tardi sarà tra i 1.009 grandi elettori chiamati a sciogliere l’intrico. “Vede, ci sono tre priorità che non possono essere compromesse. Primo garantire che non si dissolva lo spirito di comune responsabilità che ha condotto alla formazione dell’attuale maggioranza”, dice Fassino. “Secondo: con Draghi l’Italia ha assunto un ruolo centrale nel Consiglio europeo, che nei prossimi mesi dovrà decidere sul Patto di stabilità, sulle regole del debito, su nuove regole per l’immigrazione, sul futuro dell’Unione. E’ una centralità dell’Italia che va salvaguardata.  Chi eventualmente sostituisse Draghi non può essere semplicemente uno dei 27”. Terzo obiettivo: “Evitare qualsiasi blocco dell’azione di governo che ostacoli la realizzazione del Pnrr”.

Per questo, pure tra i dem, a più di qualcuno è venuto in mente che fosse preferibile il congelamento. Nel caso di specie vorrebbe dire: Mattarella bis. Un’opzione ventilata prima dagli orfiniani, poi raccolta dai fedelissimi del ministro Franceschini. Nel mezzo c’era stato l’endorsement dei senatori grillini. Fassino riconosce che “sarebbe una soluzione auspicata da gran parte degli italiani, che hanno apprezzato il gran lavoro di Mattarella. Ma è una scelta che sta solo nelle mani dell’attuale presidente”. 

Per cui nel gioco dell’oca quirinalizio si ritorna pur sempre al punto di partenza. Bisogna fare in fretta. I leader hanno preso a vedersi, Letta, Conte e Speranza. Conte e Salvini. Salvini e Letta. “Incontrarsi e parlare quando nessuno ha i numeri per essere autosufficiente è necessario. Nessuno può invocare diritti di prelazione, ma bisogna arrivare a una scelta condivisa. Tenendo a mente che il paese ha bisogno di un presidente del Consiglio e un presidente della Repubblica che siano entrambi autorevoli. Non figure di compromesso, sbiadite. Non deve essere per forza un tecnico. Anzi stiamo parlando di un ruolo che richiede esperienza politica. L’importante è che sia una personalità al di sopra delle parti e capace di svolgere in modo autorevole il ruolo di garanzia istituzionale”. Marcello Pera e  la presidente del Senato Casellati rispondono proprio a questo profilo istituzionale, suggeriamo. “Ma non mi tirerete fuori alcun nome, chiedete ai leader. Sono solo il deputato Fassino”. 

C’è anche un ulteriore elemento che emerge dal colloquio con l’esponente di AreaDem e merita attenzione. “Qualsiasi soluzione – sia che Draghi salga al Colle, sia che continui la sua opera a Palazzo Chigi – dovrà essere concordata  con lui. Tanto più se si scegliesse per il Quirinale un’altra figura, visto che con Palazzo Chigi dovrebbe lavorare ogni giorno a stretto contatto”. Per cui piuttosto che tirare continuamente in ballo e a sproposito il nome di Draghi, bisognerebbe tenerlo al riparo, “altrimenti rischiamo di bruciarlo nel gioco della tattica politica. Su questo sono d’accordo con quanto dicono Letta e anche Renzi”, aggiunge Fassino.

Un dettaglio non da poco è se sia praticabile, nel caso Draghi salga davvero al Colle, un cosiddetto “governo degli assi di briscola”, con dentro i leader di partito, come suggerito da Matteo Salvini. “Ho più di una riserva: cambiare ministri, inserire personalità nuove metterebbe sottosopra il governo. I nuovi arrivati vorrebbero ridiscutere le scelte dei loro predecessori e rischiamo di avventurarci in una riscrittura del Pnrr. Rallentandone la realizzazione e trasmettendo un messaggio di approssimazione e confusione”, conclude allora Fassino con risolutezza. “Un conto sono piccoli aggiustamenti, un altro è un rimpasto sostanzioso. Draghi può essere confermato o eletto al Colle, ma non si può stravolgere l’impostazione su cui si è lavorato in questi mesi. Altrimenti rischiamo di brutto”.

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