Verso il Colle

Il gioco di Salvini. Spinge Berlusconi, chiude a Draghi, tratta anche con la sinistra

Carmelo Caruso

Conferma che il suo candidato è il Cav. e lascia la parte dei sabotatori a Pd e Fdi. In segreto ha pronti altri nomi (compreso Draghi, anche se dice "deve rimanere a Palazzo Chigi"). La sinistra gli offre una nuova legge elettorale anti Meloni

Sta cercando anche lui “l’amante” ma gli promette: “Silvio, sei tu lo sposo”. E garantiscono che oggi, quando Matteo Salvini incontrerà Berlusconi, insieme a Giorgia Meloni, per il vertice del centrodestra, gli chiederà di scorrere la lista dei suoi grandi elettori e che poi, ma sempre con affetto, gli suggerirà: “Per noi non c’è che il tuo nome per il Quirinale ma devi essere il primo ad averne un altro dopo il tuo”. Ieri, il leader della Lega ha dichiarato che “il centrodestra è compatto  nel sostegno a Berlusconi” ma non è forse Berlusconi ad avere insegnato che in politica l’unica ideologia è il libertinaggio?


Sempre ieri, di mattina, per placarlo e per confermargli che “noi della Lega la parola l’abbiamo sempre mantenuta al contrario di altri”, dove per altri c’era chi ci leggeva l’insinuazione “stai attento che i primi a tradirti possono essere i tuoi”, Salvini ha ordinato alla sua comunicazione che si formulasse un piccolo testo che però era di una grande furbizia. Nella prima parte confermava che il suo candidato fosse Berlusconi, mentre nella seconda lasciava però intendere i motivi che la rendono quasi impossibile: “Spero che nessun segretario e nessun partito si sottraggano al confronto e alla responsabilità”.

 

Lo sanno infatti tutti eccetto Berlusconi, che in realtà lo sa, ma che crede ai miracoli e lui è “l’imprenditore del miracolo”, che al centrodestra serve un piano B, un’uscita di sicurezza. Raccontano che la risposta del Cavaliere, a Salvini, alla Meloni, sia sempre la stessa: “Si chiama piano B e il mio cognome comincia con la B”. Ieri mattina alcuni parlamentari, i più vicini a Salvini, gli chiedevano come avesse intenzione di smontare l’ostinazione di chi un tempo lo definiva il “ragazzotto”, l’anziano leader che adesso invece gli telefona per domandargli: “Mi sarai leale? Stiamo andando benissimo. Ci deve credere anche tu”.

 

La risposta di Salvini, a chi glielo domandava, dicono che fosse: “E’ chiaro che sarà impossibile. Berlusconi non cambierà idea ma deve averne anche altre”. E sussurrano che quasi non gli sembra vero a Salvini di essere tornato al centro della scena, cercato da tutti, lusingato anche da Enrico Letta. E’ vero che ha detto “no” alla sua proposta di governo Yalta, l’esecutivo dei segretari, ma, ieri, riconosceva che l’assicurazione di Salvini, la sua volontà di rimanere al governo anche senza Draghi premier, era positiva e che “il dialogo può iniziare se cade il nome del Cavaliere”.

 

Di pomeriggio Salvini contraccambiava la carezza di Letta, e lo faceva sull’energia, “ben arrivato Pd che dopo settimane ha condiviso la nostra preoccupazione sul caro bollette”. Le cose sono due: o si sta muovendo da sconclusionato o al contrario con un suo disegno. A Letta sta facendo dire a Berlusconi quello che non può dirgli mentre i suoi uomini, i suoi parlamentari, vanno a dire a quelli di Forza Italia, “guardate che Giorgia Meloni non vi vota. Lei vuole Draghi al Quirinale. E’ in combutta con Letta”. Ignazio La Russa che di Fdi è il più gagliardo di tutti e che conosce quanto sia pericoloso con Berlusconi il vento della diceria, prima di prendere un aereo, giurava che “l’ipotesi Berlusconi al Quirinale è difficile ma non illecita”. Chi lo dice, e lo dice, perché con Salvini ci ragiona, rivela che “Berlusconi vuole fare il presidente della Repubblica, ma deve essere Salvini, questa volta, a stabilire chi farà il presidente. E se non sarà lui deve passare l’idea che lo abbia scelto lui”. Ieri, ad esempio, in area Lega, scendevano le quotazioni di Letizia Moratti, si alzavano di poco quelle di Franco Frattini che la Lega ha però avversato da ministro degli Esteri per la sua decisione di partecipare all’intervento internazionale in Libia. Salivano quelle di Marcello Pera che oltre a essere filosofo è un caro amico di Denis Verdini, gli piacerebbe, uno che oggi farebbe sul serio la fortuna di Berlusconi.

 

Sono tutti nomi nella testa di Salvini che ha anche altre carte in mano. Una parte importante di sinistra, che gli mette sul piatto anche il M5s, gli starebbe infatti proponendo di riflettere sulla strada politica. Vale a dire appoggiare un presidente della loro area e siglare un accordo per il futuro. I nomi che circolano sono quelli di Dario Franceschini, Giuliano Amato e Andrea Riccardi. Salvini riceverebbe in cambio la promessa di una legge elettorale di tipo proporzionale che ridimensionerebbe le ambizioni elettorali della Meloni. Alla quinta votazione tutto quello che si è scritto non dovrebbe invece valere più. Il nome di Salvini per la presidenza della Repubblica sarà quello di Mario Draghi nonostante, fino a quando si scrive, lo abbia negato “perché togliere Draghi da Palazzo Chigi adesso non farebbe altro che generare confusione”. Matteo Renzi, che gli sta facendo da coach, diceva ieri che la partita è nelle sue mani: “Se il centrodestra è bravo e trova un nome che va bene anche agli altri, ha vinto”. Un anno fa si raccontava il suo tramonto, quest’anno le sue notti da croupier.

 

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio