
Il Centro che manca
Dopo l’ubriacatura populista serve una politica centrista che ridia credibilità alle istituzioni
Al direttore - Il vuoto politico da colmare nel nostro paese, da ormai tanti anni, si chiama semplicemente “centro”. Un vuoto che è, al contempo, politico, culturale e programmatico. Manca, cioè, un vero “partito di centro” che sia in grado di declinare anche e soprattutto una “politica di centro”. Una scommessa, questa, che non può non essere riproposta e rilanciata in una chiave moderna e contemporanea proprio in una stagione come quella che stiamo vivendo. Una “politica di centro” che, dopo il triste epilogo dell’ubriacatura populista grillina fatta di demagogia, antiparlamentarismo, giustizialismo e qualunquismo, è quantomai necessaria al paese, al buon governo, alla qualità della democrazia e alla stessa credibilità delle nostre istituzioni democratiche. E il progetto che abbiamo lanciato il 4 dicembre scorso al Teatro Brancaccio di Roma con il decollo del partito Noi Di Centro risponde a quell’obiettivo politico, culturale e programmatico. Ovvero, un partito che non punta a dar vita all’ennesimo partitino testimoniale che guarda nostalgicamente al passato senza alcuna ricaduta politica ed elettorale significativa. No, la scommessa è molto più grande e, al contempo, molto più ambiziosa. Si tratta, infatti, di dar vita a un progetto politico più ampio capace di aggregare più culture politiche che si riconoscono nella medesima posposta di “centro”.
Non a caso, proprio durante il convegno al Brancaccio, si è parlato di una sorta di Margherita 2.0. Un partito, cioè, democratico e plurale, riformista e di governo. Ma un partito che sia in grado di declinare quella “politica di centro” che da tempo è stata sacrificata sull’altare di un bipolarismo muscolare che ha finito per radicalizzare il conflitto politico nel nostro paese senza approdare ad una vera e convincente democrazia dell’alternanza. Perché senza un “partito di centro” credibile e qualificato, è prevalsa la tesi – tutta populista – di annientare e distruggere il “nemico” politico più che non favorire un vero e fecondo confronto tra i vari schieramenti in campo. E le conseguenze nefaste di questa assenza politica, culturale e programmatica l’abbiamo sperimentata in questi anni in cui la politica è stata sospesa a vantaggio di altri poteri e di altre parole d’ordine dettate dal verbo populista.
Non a caso, sono saltate quasi tutte le categorie politiche che hanno caratterizzato la politica italiana per molti lustri: dalla presenza dei partiti organizzati e democratici alla centralità delle culture politiche, dal buon governo alla cultura della mediazione, dalla qualità e autorevolezza della classe dirigente al rispetto delle istituzioni democratiche, dal valore del confronto politico con alleati ed avversari al rifiuto di una prospettiva e strategia politica a lungo termine, frutto di una precisa cultura delle alleanze e di una visione della società.
Certo, è un progetto politico che si propone anche di recuperare quelle culture politiche che sono state rase al suolo dal vento populista grillino, dal massimalismo della sinistra e da alcuni settori sovranisti della destra. E la Margherita 2.0 può centrare questo obiettivo attraverso un percorso federativo che valorizzi le culture riformiste, i movimenti e i soggetti politici che si riconoscono in un “centro” dinamico e che oggi sono già in campo. E in ultimo, ma non per ordine di importanza, per ridare credibilità a una classe dirigente che per troppo tempo è stata marginalizzata in virtù di un nuovismo maldestro se non addirittura grottesco.
Ecco perché, anche attraverso l’iniziativa di Noi Di Centro, la politica italiana può intraprendere un nuovo cammino e invertire una rotta che ha prodotto solo danni e cattivo governo. Non a caso, l’accusa maggiore che campeggia su quasi tutti gli organi di informazione è quella di un sostanziale “commissariamento” della politica e dei partiti a vantaggio di altri poteri. Ma il futuro democratico non può essere solo e soltanto affidato ai tecnocrati o agli intramontabili poteri forti. Anche se dobbiamo ringraziare il presidente Mario Draghi per la sua preziosa, efficace, importante e feconda azione di governo svolta in questi mesi dopo le plateali difficoltà a cui avevamo assistito per molto tempo. Ma la politica, prima o poi, deve recuperare il suo ruolo e la sua funzione. E con la politica anche i suoi strumenti operativi e organizzativi, cioè i partiti popolari e democratici.
E con il progetto di Noi Di Centro si vuole recuperare la migliore tradizione politica e culturale del nostro paese per inserirla in una cornice riformista e democratica. Utile innanzitutto all’Italia, al suo futuro democratico e costituzionale e alla politica come luogo di soluzione dei problemi e di confronto tra i vari soggetti e partiti.
Clemente Mastella
segretario nazionale Noi Di Centro
Giorgio Merlo
presidente nazionale Noi Di Centro


Il popolo ha sempre ragione
Statista? Mah, Pertini capì solo che per piacere agli italiani basta poco

Maiorino influencer