festa dell'ottimismo

Cartabia: "Ridurremo il tempo dei processi. La riforma del Csm garantirà l'autonomia dei giudici"

Il ministro della Giustizia al festival del Foglio: "Abbiamo trovato le forze per fare delle riforme condivise. Mi auguro che all'estero colgano il cambio di passo". E sul processo mediatico: "Bisogna seguire la Costituzione"

Redazione

Va bene l'ottimismo. Ma come si fa a essere ottimisti sulla giustizia? "Radicandosi in modo molto solido nel presente. Offrendo ai cittadini qualche dato sul lavoro di questi mesi. Vedo fiducia e voglia di rinnovamento. Sono elementi sufficienti per guardare con positività al futuro". Il ministro della Giustizia Marta Cartabia parla alla Festa dell'Ottimismo del Foglio. E affronta con il direttore Claudio Cerasa i temi che riguardano il suo dicastero, fondamentali sempre e soprattutto in questa fase storica.

Si parte dal garantismo. Come si fa a preservalo dalla cultura del sospetto? "L'unico faro è sempre la Costituzione, è la mia cultura", dice Cartabia. Che subito passa in rassegna le riforme approvate o messe in cantiere dal governo per risolvere i problemi atavici del paese in materia giudiziaria. "L'impegno che il governo si è assunto nei confronti dell'Europa è quello di ridurre la durata dei processi e nel Piano nazionale di ripresa e resilienza ci siamo impegnati a ridurre del 40 per cento la durata del processo civile e del 25 per cento la durata del processo penale in cinque anni", annuncia. Un lavoro sostanziale per rilanciare, anche all'estero, l'immagine di un sistema finalmente funzionante. Infatti, come chiarisce il ministro, "questi interventi devono nutrire la fiducia anche tra gli operatori economici che mi auguro possano cogliere presto un cambio di passo nel nostro paese".

Montesquieu sarebbe soddisfatto della separazione dei poteri che viene operata nel nostro paese? Chiede il direttore Cerasa. E qui Cartabia chiarisce: "La nostra magistratura ha una forte indipendenza dal potere politico. Una situazione molto diversa dalla quella di paesi come l'Ungheria e la Polonia. Il problema è l'indipendenza del singolo giudice all'interno della magistratura. Il lavoro che stiamo cercando di fare con la riforma del Csm è proprio questa. Il grande corpo della magistratura fa un lavoro straordinario. Non ci dobbiamo far abbagliare da alcuni casi clamorosi, da stigmatizzare. Ci sono centinaia di persone operosissime. Più c'è un amor proprio per il lavoro che si fa, meno attaccabili si è". 

Altro grande tema di questi anni. Come si mette fine al processo mediatico imbastito da giornali e tv? "Su questo c'è stato uno spunto forte da una direttiva europea sulla presunzione di innocenza. E' interessante perché questa direttiva europea collega la garanzia di questo principio con il problema mediatico", dice Cartabia. "All'inizio la presunzione di non colpevolezza aveva un altro significato. Nonostante tutte le garanzie giuridiche è cambiato il contesto. E un fatto pubblico deve essere raccontato ma preservando elementi di riservatezza". 

Mentre sulle carceri, il ministro chiede di guardare ai dati senza pregiudizi. "Se abbiamo fino a 6-7 mila detenuti in più evidentemente c'è un problema. Ci sono istituti che gridano vendetta. Bisogna aver visto le carceri, come abbiamo fatto con Draghi a Santa Maria Capua Vetere. Quando si capisce cos'è il carcere ci si va piano con i commenti". 

L'approvazione della riforma del processo civile e del processo penale, infine, dimostra che si può imparare dagli errori del passato? "La giustizia penale ha polarizzato in maniera estrema il dibattito politico. Abbiamo fatto un lavoro di convergenza. Non sono riforme perfette ma le abbiamo fatte. E il Parlamento ha assecondato i tempi del governo. Si è trovata l'energia di arrivare a un consenso comune. Sulla giustizia c'era un clima infervorato. I governi precedenti avevano visioni molto diverse sulla giustizia. Siamo ritornati a parlare di questo tema facendo riforme condivise", conclude il ministro.