L'analisi

Il contentino alla Gelmini, la babele delle cabine di regia. I paradossi di Draghi sul Pnrr

Valerio Valentini

L'ansia di semplificare produce complicazioni bizzarre: strutture che si sovrappongono, un organigramma così complesso che perfino il Mef ci si perde nei documenti ufficiali. I mugugni nei ministeri. E alla fine, per evitare tensioni, la ministra per gli Affari regionali ottiene la sua task force

L’organigramma è così intricato che lo schema diffuso dal Mef per spiegarlo è sbagliato. Sul sito "Italia domani", dove il governo informa sullo stato dell’arte del Pnrr, l’Unità di missione affidata al professor Nicola Lupo, quella “per la razionalizzazione e il miglioramento della realizzazione” ha infatti una specificazione di troppo (“il miglioramento dell’efficacia della regolazione”). Ed è da questa struttura che si fa discendere il “Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale”, quello che ieri è stato affidato a Tiziano Treu, 82 anni. Tavolo che però, stando al decreto che lo ha istituito, fa capo alla “Segreteria tecnica del Pnrr”. Errori che danno il senso di come in Italia l’ansia di semplificare passi spesso per enormi complicazioni.

E del resto, quel Marco D’Alberti che ne ha caldeggiato la creazione, si dice convinto che l’unità di missione per la semplificazione serva a occuparsi delle complicazioni normative legate al Pnrr, per fare insomma ciò che il Dagl di Palazzo Chigi, affogato com’è nella gestione del caos quotidiano, non potrà fare. E forse il consulente per la concorrenza di Mario Draghi ha ragione. Solo che a occuparsi di semplificare c’è già una direzione generale del ministero per la Pa, dov’è attiva anche una “unità per la semplificazione”. E deve essere per evitare  che nei ministeri si facesse confusione (come biasimarli), che a Palazzo Chigi hanno suggerito al professor Nicola Lupo di aprire una casella di posta in inglese: “Regolation Unit”. Che nessuno fraintenda. 

Del resto, che la situazione stia un poco sfuggendo di mano proprio in nome della necessità di tenere tutto perfettamente sotto controllo, lo dimostra il malcontento che va diffondendosi in parecchi uffici legislativi dei dicasteri. Dove spesso i tecnici impegnati sul Pnrr si ritrovano a dover comunicare le stesse informazioni, a segnalare gli stessi problemi, a diverse strutture. E in effetti sarebbe arduo dire cosa faccia di così diverso il servizio centrale del Pnrr, istituito presso il Mef e guidato da Carmine Di Nuzzo, dalla segreteria tecnica del Pnrr affidata a Chiara Goretti, con base a Palazzo Chigi. Entrambi coordinano il lavoro, entrambi vigilano sull’avanzamento dei progetti, entrambi valutano la necessità dell’esercizio dei poteri sostitutivi da parte della presidenza del Consiglio nei confronti delle amministrazioni inadempienti. E forse è per questo che spesso è Roberto Garofoli, responsabile supremo della cabina di regia al servizio di Draghi, che risolve la questione alzando il telefono e parlando direttamente coi funzionari, ottenendo in poco tempo quel che Goretti, stimata consigliera del Senato, componente dell’Ufficio parlamentare di Bilancio, fatica a farsi concedere.

Sembrava insomma abbastanza, e invece abbastanza non era. E così nel decreto varato dal Cdm la scorsa settimana, è parso opportuno riconoscere a Mariastella Gelmini quel che mesi fa il Mef ritenne superfluo, e dunque sbagliato, assegnarle, e cioè un bel “Nucleo per il coordinamento per il Pnrr tra Stato e regioni”. A maggio scorso, Draghi e Daniele Franco decisero che non tutti i dicasteri avessero diritto a istituire strutture tecniche per il Pnrr: poi però, per evitare l’esacerbarsi di un malcontento da parte dei governatori che forse qualcuno a Roma fomentava a posta, s’è deciso di estendere questo privilegio anche al ministero per gli Affari regionali: che di progetti reali, sul Pnrr, ne ha uno solo, e che però potrà adesso nominare la sua task force fatta di tre dirigenti e una nutrita truppa di consulenti. Diverso il discorso per il Tavolo per il partenariato. La sua creazione era prevista fin dall’inizio, così da coinvolgere le parti sociali nello sviluppo del Pnrr. Però tutti, da Confindustria ai sindacati, si attendevano che a guidare quel tavolo  fosse un membro del governo, magari vicino al premier. E invece a farlo sarà un decano del diritto del lavoro, Tiziano Treu. Ottantadue anni. Attuale presidente del Cnel. E allora pure questo, a qualcuno, è parso un po’ un voler replicare, in sedicesimi, un ente non proprio indispensabile. 

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.