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Nel M5s la faida è perenne. Ecco chi sono gli scontenti

Valerio Valentini

Tra i grillini l'insoddisfazione aumenta in vista delle scelte di Conte che dovrà annunciare chi comporrà la sua segreteria. Per Azzolina "in ogni caso, ci saranno morti e feriti”

Quando entra di buon mattino in Transatlantico, Lucia Azzolina viene fermata da un gruppo di colleghi deputati. “Quindi ci sei anche tu?”. Le voci girano, e girando si gonfiano e si guastano, si mischiano alle meschinerie. “Nella segreteria? Io non so niente”, si sottrae l’ex ministra. Che però si vede fulminata: “Tanto, in ogni caso, ci saranno morti e feriti”. E forse sta qui il senso della fretta improvvisa che pare aver colto Giuseppe Conte. La consapevolezza, cioè, che lungi dal dissiparle, l’attesa sta moltiplicando le tensioni, le fa fermentare nel gorgo malmostoso che è ormai il M5s.

La faida nel M5s per la nuova segreteria Conte

E così le grandi manovre sono iniziate martedì sera: quando, nell’auletta dei gruppi di Montecitorio, è stato tentato il blitz per impallinare il capogruppo Davide Crippa. “Del resto tra pochi giorni scade anche Ettore Licheri, al Senato, quindi azzeriamo anche il direttivo anche della Camera”, aveva convenuto Conte. E però l’operazione è stata così scombiccherata che la discussione s’è presto trasformata in una rissa, con tanto di spintoni e di insulti urlatisi sul grugno tra Riccardo Ricciardi e Filippo Scerra da un lato e Crippa dall’altro. La fretta del resto tradiva l’auspicato compiersi degli eventi nel disegno del leader grillino: perché i capigruppo entreranno di diritto nella segreteria politica che il fu avvocato del popolo s’appresta ora a varare. Conte ci vuole Alfonso Bonafede, a guidare la pattuglia alla Camera. E però Luigi Di Maio la sua stima nei confronti di Crippa la mantiene invariata, e il modo convulso con cui è stata preparata la promozione dell’ex Guardasigilli potrebbe spingere molti dei deputati grillini a rinnovare la fiducia al capogruppo uscente. Una conta, insomma. La stessa che si prospetta al Senato, dove Licheri vuole ricandidarsi, ma sapendo già di doversi confrontare non solo con la campana Maria Castellone, ma anche con la cordata che si va formando intorno agli ex sottosegretari Andrea Cioffi e Gianluca Castaldi.

Ce ne sarebbe già abbastanza per mandare in fibrillazione il partito. E però non basta, a descrivere la faida in atto. Perché quando Conte, in una riunione coi parlamentari prevista per oggi, annuncerà, come sembra probabile, la composizione della sua segreteria, saranno certamente più gli scontenti che i soddisfatti. E forse anche per questo pare che l’ex premier stia valutando l’ipotesi di aumentare il numero dei vicepresidenti: dovevano essere quattro, fino a qualche giorno fa, poi sono diventati cinque. Ieri, sui taccuini di chi faceva i sondaggi, ne circolavano sei. E per ognuno, ovviamente, c’erano le contraddizioni di prammatica, i veleni d’accompagnamento.

Azzolina e il caos nel Movimento: "Ci saranno morti e feriti"

Azzolina il suo momento di gloria già l’avuto, che faccia spazio ad altri. E lo stesso vale per Vito Crimi, che nell’anno e mezzo di reggenza ha alimentato una congerie di malumori che non bastano pochi mesi di inabissamento a sopire. Poi c’è Mario Turco, dato per blindato in virtù della sua vicinanza personale con Conte: ma quando era sottosegretario a Palazzo Chigi, oltre a prospettare la chiusura dell’Ilva facendo infuriare Di Maio e poi rimangiarsi il tutto facendo imbestialire i pugliesi, non ha dato prova di eccellenti virtù. E poi, se davvero dovesse avere le deleghe alle pmi e allo sviluppo, perché lui e non Stefano Buffagni? Perché lui e non quel Luigi Gubitosa che tanto platealmente s’è allontanato dal ministro degli Esteri per donarsi senza riserve al progetto del premier? Alessandra Todde, poi, un ruolo al governo ancora ce l’ha, come viceministro al Mise: perché scalpita? E lo stesso vale per la Taverna, già vicepresidente del Senato. E poi, suvvia, davvero Conte vuole inaugurare il suo “nuovo corso” improntato alla moderazione, col volto che più d’ogni altro è legato alla fase urlatrice del Movimento, di quando si facevano spot per tornare alla lira e si fomentavano le folle dei No Vax? Questo si chiedono i parlamentari grillini. E se lo chiedono anche in virtù del fatto che pare scontata una promozione nella segreteria anche per Riccardo Ricciardi, attuale vicecapogruppo che ebbe a farsi conoscere, a inizio legislatura, per quel suo vestire trasandato, da attore anticonformista della lucchesia che arrivava in Transatlantico con stivaloni slacciati e kefiah al collo, prima di scoprire il fascino discreto dell’abito elegante. Senza contare che da questa rosa resterebbe escluso quel Dino Giarrusso, ex Iena, che giorni fa, con un’intervista al Corriere, ha ricordato a Conte che lui sa come andarono davvero le votazioni degli Stati generali, “e so anche tante altre cose, non tutte lusinghiere”. Un bel clima, insomma. Di quelli “da morti e feriti”, appunto.

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  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.