Il caso

Nella Trieste di Patuanelli il M5s non si allea con il Pd. Non passa la linea del ministro contiano

Simone Canettieri

Il ministro dell'Agricoltura annuncia che voterà per il dem Russo, ma i grillini locali con una nota frenano: "Nessuna indicazione di voto, siamo coerenti e contro la vecchia politica"

E' la città di Stefano Patuanelli. E anche Giuseppe Conte è passato da qui tre giorni prima del voto con un tour denso tra Confidustria e comizio in piazza Cavana.  Ma nonostante questo a Trieste, il terzo comune più grande dopo Roma e Torino tra quelli che andranno al ballottaggio, il M5s ha deciso che non appoggerà ufficialmente il Pd al secondo turno. Non ci sarà un'indicazione chiara di voto. Nonostante la bocciatura della giunta uscente. Timidezze. 

La decisione è arrivata ieri sera durante una burrascosa riunione dei grillini locali, a cui hanno partecipato anche il ministro dell'Agricoltura e la deputata Sabrina De Carlo. 

Patuanelli non lo nasconde. Da giorni  annuncia che al ballottaggio tra il sindaco uscente del centrodestra Roberto Dipiazza (49,6 per cento) el dem Francesco Russo (31,6 per cento) voterà per quest'ultimo. 

Ma il M5s locale non lo segue fino in fondo. Frena, rallenta e non si espone in maniera netta. Doverosa premessa: a Trieste i grillini hanno fatto un buco nell'acqua. Clamoroso. La candidata Alessandra Richetti è arrivata quinta (3,4 per cento). Addirittura ha fatto meglio dei grillini la lista dei No-vax di Ugo Rossi (4,4 per cento).

 

Ieri sera alla fine della riunione è uscita una nota che di fatto non sposa l'alleanza di centrosinistra per la quale spinge il ministro Patuanelli, braccio ambidestro dell'ex premier Conte. Nel comunicato stampa si dice che "il M5s di Trieste pur criticando fermamente l’operato a tratti arrogante e antidemocratico di questa giunta non darà indicazioni di voto ai propri elettori in vista del prossimo ballottaggio.  Vogliamo così riconfermare la propria coerenza e ribadire di essere l’alternativa concreta alla vecchia politica".

Patuanelli smorza gli allarmi. E spiega a chi lo chiama che la linea è così ovunque: i cittadini non sono mandrie e non si fanno apparentamenti. Poi lui, personalmente, non ha problemi a dire che voterà Russo. Tutti gli altri no, però.  

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.