Nuovo algoritmo Lega

Salvini vuole cambiare strategia: "Io sono moderato. Giorgetti al governo l'ho voluto io"

"Non c'è nulla di male a parlare di ristrutturazione. Ma sono io che ho portato la Lega oltre il 30 per cento”, dice il leader del Carroccio

Carmelo Caruso

La nuova strategia del capo per coprire le divisioni: parlare di pensioni, tasse, bollette. Rivendicare il lavoro di governo e ricordare che i ministri draghiani li ha espressi lui. Al sud nuovi ingressi e alle amministrative il successo è adesso da "mantenere"

Sieti liberi di non crederci ma Matteo Salvini sta dicendo queste cose: “Io sono un moderato. Giancarlo Giorgetti al governo ce l’ho messo io. Dobbiamo cambiare agenda e linguaggio. Non parliamo più di green pass ma di responsabilità”. Avete capito come si vive nella Lega? Gli spelacchiati che se ne vanno? “Meglio”. La crisi di consenso al sud? “Annunceremo nuovi ingressi”. Sta per cambiare un’altra volta l’algoritmo.  

  

   

Ripetiamo, siete liberi di non crederci, ma Salvini sta adesso dicendo che si deve iniziare “a pubblicizzare il partito responsabile” e che “la responsabilità di governo ha un costo”. Cosa è successo di così drammatico? Che il green pass è stato superato, che Giorgetti è stato definito, secondo i sondaggi di Alessandra Ghisleri, “il ministro di cui gli italiani si fidano di più”. Bravo dunque chi ha suggerito a Salvini: “Se lui è il ministro di cui gli italiani si fidano di più perché non ricordi che al governo l’hai messo tu?”. L’europarlamentare Francesca Donato che oggi ha abbandonato il partito, con un’intervista a Repubblica, e che ha diffuso le chat, sapete come viene adesso salutata dagli uomini più vicini al capo? “Le sue tesi erano squinternate. Ma scherziamo? Per contrastare i vaccini usava le frasi dei nazisti”. Quale sarebbe la differenza con i vari Borghi e Bagnai? Dal partito rispondono così: “Loro conoscono la disciplina”. Significa che fanno chiasso a comando ma si trasformano in governisti se lo ordina il capo. Come è stato possibile eleggere allora Francesca Donato? Questa è la spiegazione: “E chi poteva immaginare che ce la facesse?”. 

 

Salvini e il cambio di linea della Lega sul green pass

 

Salvini sta per cambiare gli ingredienti del suo cocktail elettorale. I temi vuole che adesso siano tasse, bollette, pensioni e immigrazione. Dice che bisogna rilanciare l’idea della federazione di centrodestra, ritornare a parlare del referendum sulla giustizia, guardare al centro. Il congresso? “Sono stato io ad aprire e spiegare che dopo il Covid dobbiamo aggiornare le cariche. Non c’è nulla di male a parlare di ristrutturazione. Ma sono io che ho portato la Lega oltre il 30 per cento”.

 

Ai suoi uomini ha detto che alle prossime elezioni amministrative l’obiettivo non è più strappare nuove posizioni ma “mantenere” perché questo non “è il tempo dei miracoli elettorali”. Il successo adesso è conservare e provare ad afferrare le piccole città simbolo che in realtà sono città in bilico. A Varese e Caserta è convinto che si possa vincere. E infatti a Caserta è andato Giorgetti e a Varese si stanno spendendo sia Salvini sia Giorgetti. A Trieste il centrodestra dovrebbe vincere. Dovrebbe. Al sud continua invece con la vecchia strategia: nuovi ingressi. In Sicilia è dato per fatto il passaggio, pesante, di Francesco Scoma, deputato di Italia viva. In Puglia e Calabria stesso metodo. Ha ragione Salvini quando ripete di non essere preoccupato della scissione tanto più di una scissione pilotata da Giorgetti. È inverosimile immaginarsi Giorgetti andare al sud e mettersi a commerciare con i capibastone. Giovedì sarà al fianco di Mario Draghi all’assemblea di Confindustria e non parlerà perché, racconta, “cosa posso aggiungere alle parole perfette di Draghi? Mi sento pienamente rappresentato da lui”.

  

Il vero quesito non è altro che questo: Salvini si sente pienamente rappresentato da Giorgetti? In tutte le costruzioni che riguardano la Lega è sempre mancato il “fattore umano”. Salvini non è di lotta e di governo. Salvini soffre perché fisicamente non è al governo. Ai “soldati”, e con questa frase si indica il cerchio strettissimo, dice: “Ci stanno descrivendo come estremisti, ma la Lega di Bossi, quella dove ha iniziato Giorgetti, non mi sembra brillasse per buone maniere”. Rivendica: “Garavaglia, Giorgetti, Stefani sono ministri grazie a me. Al governo non ci sono io dunque tutto quello che raccogliamo è il prodotto della mediazione di Giorgetti”. La sua grande pena, tutta la sua inquietudine, alla fine, non è che questa: vorrebbe essere Giorgetti rimanendo Salvini.

  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio