Gianni Fava (foto d'archivio LaPresse)

l'intervista

Gianni Fava: “Donato via dalla Lega? È l'inizio dell'esodo al sud”

Luca Roberto

L'ex sfidante di Salvini: "Gli addii sono figli di una strategia fallimentare di sfondamento nel meridione. Al segretario ora non resta che ripiegare al nord, ma le ambiguità alla fine si pagano"

Sai che perdita! Quello di Francesca Donato è solo il primo addio, ce ne saranno tanti altri”. Gianni Fava tempo addietro era stato profetico. E ora la fuoriuscita dell’europarlamentare dalla Lega, che ha sbattuto la porta  perché a suo dire nel partito “prevale la linea Giorgetti”, la legge con semplicità. “Era ampiamente prevedibile che finisse in questo modo. Cos’hanno in comune e come possono coesistere a lungo una no vax eletta a Palermo e uno con la storia di Calderoli, che ancora parla di autonomia?”, spiega l’ex deputato bossiano, nel 2017 sconfitto da Salvini al congresso per diventare segretario del Carroccio. “Non sono Nostradamus, ma è chiaro che di defezioni ce ne saranno altre e riguarderanno gli eletti nelle regioni meridionali, i vari Antonio Maria Rinaldi che sono saliti su un treno in corsa, quello del consenso salviniano, e si preparano a scendere ora che il treno rallenta”. Chissà che il prevalere della linea più responsabile sugli strepiti della Bestia social non renda questo processo ancor più rapido del previsto. Qualcuno vuole scommettere sul prossimo esubero? 

Secondo Fava, ex assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, quel che si vede a livello nazionale è il segnale evidente di un “indietreggiamento rispetto alla volontà di sfondare nel Mezzogiorno, dove la gran parte dei consensi raccolti alle elezioni europee sta ritornando nell’alveo di Fratelli d’Italia. Io credo che Salvini sia un uomo molto fortunato. A Napoli la Lega non è riuscita a presentare la sua lista: sarebbe stata una disfatta storica e quasi mi viene il dubbio che l’abbia fatto apposta”. Ma allora è vero che il segretario è diventato ostaggio della linea dei governatori del nord, di chi amministra e ha sempre mal digerito la trasformazione della Lega in partito personale? Non sarà solo un caso se il presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, ha commentato l’addio della Donato dicendo che non c’è posto nella Lega per i no vax. “Con l’adesione al governo Draghi, a Salvini è rimasta solo la strada del ritorno al nord, dove continua ad avere un radicamento sostanzioso, anche in virtù di una scarsa offerta politica alternativa”, ragiona Fava. “Il problema è che l’ambiguità con cui ha trasformato il partito in contenitore personale, percorso da pulsioni no vax e anti euro, viene mal recepita nelle regioni settentrionali. Per cui, più che un rientro, quello di oggi è un ripiego, che lo pone in una condizione di debolezza”.

Si trova, insomma, in un cul-de-sac? “Sì, e quel che sta facendo è arare quest’altra strada per rispondere almeno alle esigenze dello storico elettorato leghista. Non è un caso che ci stiano arrivando delle mail in cui il partito ci omaggia della tessera da militante della Lega con mesi di anticipo. E l’altro giorno, ospite di Zaia a Venezia, Salvini è tornato addirittura a battere sui tasti dell’autonomia”. Non sarebbe l’occasione, chiediamo, perché la leadership della Lega diventi realmente contendibile? “Questo soggetto politico non ha nulla della Lega di un tempo. Si è trasformato in un partito personale: più che nelle sezioni sta su Twitter. Credo che non sopravviverà a Salvini, morirà con lui. Chi elenca i nomi di Zaia e Giorgetti per la successione deve fare i conti con una realtà di fatto: possono essere i leader soltanto di un nuovo soggetto, non della creatura di Salvini”.

A proposito del segretario, nell’aria c’è il sentore che di questi addii possa subirne il contraccolpo. “Rispetto a Bossi, che pure aveva proposto candidature esterne al mondo Lega, Salvini ha commesso l’errore di far entrare queste persone nel partito invece di tenerle a debita distanza. Quale contributo politico sperava che gli potesse dare gente come la Donato?”. Le amministrative, in soldoni, rischiano di essere uno spartiacque per il futuro della Lega? “In caso di debacle Salvini sarebbe ancor più accerchiato. A maggior ragione con una crescita di Fratelli d’Italia, l’esodo non si fermerà. Non gli restano che le roccaforti. Ma se anche a Mantova la Lega scompare, come sta accadendo adesso, va a finire che al sud non esisterà e al nord non sarà più quella di prima”.

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