Campagna vaccinale

Draghi e i deterrenti "no pass"

Meno smart working nella Pa. L'industria piega il sindacato con i protocolli. Al momento la popolazione vaccinata è il 67,6 per cento circa, 36,5 milioni di italiani, e si procede con ritmi di 300 mila vaccinati al giorno

Carmelo Caruso

Il presidente del Consiglio va avanti tutta sul green pass. Obiettivo 80 per cento dei vaccinati entro fine settembre. "Il vaccino diventerà una sorta di obbligo naturale". Bonometti di Confindustria: "Il green pass nei protocolli Anticovid. Il sindacato come potrà non accettare?"

Il vero successo sarebbe continuare a parlare d’obbligo per non arrivare al vaccino obbligatorio. C’è infatti una campagna vaccinale che di fatto potrebbe renderlo superfluo. C’è la volontà degli imprenditori di spingere sul green pass inserendolo nei protocolli di sicurezza. La convinzione del governo è che si andrà lentamente verso una sorta di obbligo naturale. Vale più di qualsiasi legge che rimane una soluzione al momento non contemplata. Si attenderà ancora il 30 settembre, si punterà all’80 per cento dei vaccinati. Un primo risultato è aver fermato l’onda degli scettici. E l’onda si è fermata. Sono gli impauriti del vaccino, quelli che il green pass sta piegando. Se averlo esteso e previsto per ristoranti e mezzi di trasporto è stato finora il più grande stimolo alla vaccinazione, un altro potrebbe essere abbassare la quota di smart working prevista negli uffici pubblici.


Ci ragiona il ministro della Pa, Renato Brunetta. Nel prossimo decreto che riguarda ancora le misure urgenti anti Covid, la quota di lavoro a distanza potrebbe scendere al 15 per cento. E poi tocca alle imprese. Se nel settore pubblico sarà dunque sempre più difficile sfuggire alla vaccinazione, nelle aziende una soluzione potrebbe essere imporla, senza transigere, nei protocolli di sicurezza. Un caso che fa scuola è quello di Confindustria Lombardia. Ecco cosa ha intenzione di fare, anzi, che ha già fatto Marco Bonometti, che è il presidente degli industriali lombardi: “Ho convocato i tre sindacati e proposto di inserire anche il green pass nel protocollo anticovid”. Si tratta del protocollo che ha permesso di rientrare al lavoro, il protocollo che prevede l’uso di mascherine, igienizzanti. Inserirlo è un formidabile modo per renderlo necessario senza dover ricorrere a nuove leggi. I sindacati al momento cosa hanno risposto? Dice Bonometti: “Prendono tempo, ma saranno i lavoratori a superare i sindacati. Saranno loro, chi vuole ritornare in azienda, a chiedere di firmarlo. Chi si prenderà la responsabilità di arrestare la marcia di una regione e di un settore che sta rispondendo benissimo alla crisi? Qui si cerca manodopera”.

 

Il governo sta guardando con molto interesse anche a quanto sta accadendo negli Usa. La Fda, che corrisponde alla nostra Aifa, ha definito il vaccino Pfzer non più un vaccino emergenziale. E’ qualcosa di simbolico. Apre la strada, in un grande paese come gli Usa, all’obbligo. Quasi sempre, anche nella propaganda di Giorgia Meloni, si cita l’America. Ma se l’America fa quello che deve fare cosa rimane ai no pass? In queste ore, il Dipartimento della Difesa lo renderà obbligatorio per oltre un milione e mezzo di militari. Sono tutti passaggi che vengono chiamati di spinta gentile. Il governo si sta accorgendo che nelle piazze i cattivi trascinatori sono sempre meno seguiti. Proseguono gli assalti dei “no pass” ma sono sempre più visti dalla popolazione come gli ultimi irriducibili. Il tema vero che angoscia il governo è invece la scuola e la difficile trattativa del ministro Patrizio Bianchi con i sindacati. Al momento la popolazione vaccinata è il 67,6 per cento circa, 36,5 milioni di italiani, e si procede con ritmi di 300 mila vaccinati al giorno. Sono numeri importanti. E’ la prova che il vaccino non è più quel siero che terrorizza, ma solo il buon lasciapassare.

 

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio