(foto Ansa)

Il caso

Green pass su autobus e metro. I controllori: "Questi ce menano"

Luca Roberto

Il ministro Giovannini vorrebbe che i controllori sui mezzi verificassero il certificato verde. "Mancano tutele e personale, impossibile partire già a settembre". Parlano i sindacalisti dei trasporti

Ma che dobbiamo controllare! Se li facciamo scendere, questi ce menano”. L'ipotesi di usare i controllori dei mezzi pubblici per verificare il green pass non sta lasciando sereni i lavoratori del trasporto pubblico. Soprattutto a Roma, dove la proposta viene raccolta con scetticismo. “E' semplicemente impossibile, un'utopia vera e propria. I passeggeri dovrebbero passare vicino al conducente ma già adesso sui mezzi Atac questo non succede per via del distanziamento”, spiega Michele Frullo, rappresentante dell'Ubs nell'azienda del trasporto pubblico romano. “Al massimo si può pensare di delegare il personale addetto alla vendita dei biglietti, ma sui mezzi come fai? Già con un riempimento all'80 per cento c'è poco spazio per gli utenti, immagina riuscire a controllare passeggero per passeggero”. Anche perché il rischio, considerando che una delle caratteristiche dei mezzi dovrebbe essere la tempestività, è che basti l'intoppo con un singolo per causare disagi a tutti gli utenti. “I controllori e i conducenti non sono incaricati di pubblico servizio, al massimo svolgono funzioni di polizia amministrativa, non hanno alcuna autorità. Quindi per allontanare qualcuno avresti bisogno delle forze dell'ordine. Pensare di far funzionare il modello in una città come Roma in cui ci sono più di 10mila fermate e tra i 200 e 300 controllori è semplicemente da pazzi. Ho l'impressione che sia una di quelle bolle di sapone destinate a scoppiare nel nulla ”, dice ancora Frullo.

 

Che la proposta messa sul tavolo dal ministro Enrico Giovannini (“è in corso un'interlocuzione”, ha specificato oggi) non entusiasmi troppo i lavoratori del settore lo provano anche le parole di Salvatore Pellecchia, segretario generale della Fit-Cisl, che al Foglio confessa: “Il trasporto pubblico locale ha delle caratteristiche uniche. Parliamo di 3 milioni di persone che ogni giorno usano bus, filobus e metro e altri 900 mila che fanno i pendolari con il treno. Sono tutte persone che vanno di fretta. Non credo che in grandi città come Roma e Milano gli operatori delle aziende del trasporto siano attrezzati a far fronte a quest'ulteriore aggravio di responsabilità”. Anche perché, sempre nei colloqui con i rappresentanti del settore, a un certo punto si finisce a parlare di sicurezza. “Le aggressioni ai danni degli operatori, sia controllori che conducenti, sono all'ordine del giorno”, aggiunge Pellecchia. “Noi in realtà ci siamo sempre dimostrati pronti a discutere di protocolli sanitari, lo abbiamo fatto sin dal marzo 2020. Ma non credo che sia semplicissimo il controllo su mezzi che con il ritorno a scuola e le riaperture di settembre saranno sempre più affollati".

 

Anche Claudio Tarlazzi, segretario generale della Uiltrasporti pone forti criticità. “Noi siamo stati d'accordo nel ripristinare il controllo a bordo, sempre nel rispetto dei protocolli sanitari”, spiega. “Ma perché il controllore diventi anche colui che verifica il possesso del green pass è importante che gli sia garantita l'incolumità, che non diventi insomma il capro espiatorio terminale, abbandonato a se stesso e vittima delle ritorsioni dell'utenza”. In questo caso quel che servirebbe è più personale. “Anche se secondo me per l'inizio della scuola siamo già ampiamente in ritardo, nonostante gli investimenti che sono stati fatti anche sulle nuove flotte. Perché invece non si studia un accesso con tornelli automatici, come già accade in alcune delle capitali europee?". E per capire come il tema della sicurezza non sia da prendere tanto alla leggera, torniamo alle parole di Frullo. “Che succede se ti capita un passeggero no vax? Sappiamo che sono i più facinorosi, e a Roma di solito pure di estrema destra. Io non mi ci vorrei mai trovare in una situazione del genere!”.

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