Uno scatto dalla manifestazione contro il green pass a Milano del 24 luglio scorso (LaPresse) 

Incalzare il Parlamento

Convincere i No vax con l'obbligo vaccinale. Una proposta

Carlo Alberto Carnevale-Maffè

È tempo di chiedere a ogni gruppo parlamentare quale sia la posizione su questo tema. Dalle aspettative economiche all'analisi costi-benefici: ragioni per estendere progressivamente l'obbligatorietà del vaccino

Al direttore - L’obbligo vaccinale non è un’opinione. È principio costituzionale, legge vigente nonché efficiente scelta sanitaria ed economica. Poiché di fronte a una pandemia conclamata sono pacifiche, da decenni, la legittimità giuridica e l’efficacia sanitaria dell’obbligo vaccinale, ora la discussione va semmai fatta sull’estensione del perimetro ottimale di applicazione della specifica norma sul Covid-19. Essa, grazie al dl 44/2021, giustamente impone già oggi la vaccinazione obbligatoria, sotto pena di specifiche sanzioni, per il sottoinsieme di cittadini costituito dagli operatori sanitari. Non è quindi rilevante chiedere al politico di turno se pensa che l’obbligo vaccinale sia legittimo, ma semmai interrogarlo in merito a chi altri, oltre a chi opera in sanità, esso debba essere applicato. 

 

Ci sono tre ordini di robustissimi argomenti favorevoli all’estensione progressiva dell’attuale obbligo vaccinale per il Covid-19, dapprima a tutte le categorie di lavoratori pubblici e privati e all’intero mondo scolastico, studenti inclusi, e successivamente a tutte le coorti demografiche vaccinabili, partendo da quelle più anziane, escludendo ovviamente fragili o immunodepressi.

 

Il primo argomento è relativo all’analisi costi-benefici. Un trattamento vaccinale costa poche decine di euro. Curare un caso grave di Covid costa alcune decine di migliaia di euro. L’effetto paradossale di non adottare l’obbligo vaccinale in un sistema basato sul un servizio sanitario universale e sostanzialmente gratuito per i pazienti è che la maggioranza di contribuenti leali sta sussidiando l’irresponsabilità di singoli opportunisti No vax, che vengono così indotti a non vaccinarsi contando sul fatto che qualcun altro comunque pagherà per le loro cure. È un inaccettabile effetto di azzardo morale che va corretto, per non minare alle fondamenta il principio solidaristico che informa il nostro sistema sanitario. Chi non si vaccina, anche se non si ammala immediatamente, sta determinando fin d’ora enormi costi sanitari addizionali sotto forma di reparti speciali per i pazienti Covid e di ulteriori posti di terapia intensiva. I No vax, di fatto, impongono un’iniqua sovrattassa di decine di miliardi ai contribuenti, che pure stanno già pagando un servizio di prevenzione vaccinale gratuito e facilmente accessibile.

 

Il secondo argomento è relativo alle esternalità negative indotte dai No vax. La maggiore probabilità di contagio, specie in contesti collettivi, induce le autorità a imporre restrizioni alla libera circolazione, a richiedere permessi e a organizzare costosi controlli, a limitare gli accessi a esercizi pubblici, infrastrutture e trasporti, penalizzando grandemente l’efficienza economica generale se non addirittura – è il caso dei servizi turistici, dell’industria culturale e dello spettacolo, dello sport e dei servizi alla persona – spiazzando totalmente la sostenibilità finanziaria di interi settori. Per ogni contagio addizionale, inoltre, i costi di welfare per le quarantene obbligatorie ricadono o sui contribuenti, o sulle imprese o sui lavoratori autonomi, penalizzando comunque produttività e valore aggiunto. Le esternalità negative non sono solo economiche, ma anche sanitarie, educative, sociali: la saturazione delle strutture sanitarie limita i servizi disponibili per le altre patologie, riducendo le azioni di prevenzione e diagnosi precoce, con immensi danni potenziali in futuro per milioni di pazienti; l’irregolare funzionamento delle strutture scolastiche e la relativa inefficacia della didattica a distanza hanno evidenziato tramite i test Invalsi significativi ritardi educativi nei più giovani, violando il diritto costituzionale all’istruzione.

 

Il terzo argomento riguarda le aspettative economiche che influenzano le scelte di investimento e consumo. L’estensione dell’obbligo vaccinale ridurrebbe grandemente il livello di incertezza su tempi e modalità del progressivo ritorno alla normalità, ed eliminerebbe molti dei fattori di indeterminatezza organizzativa tipici dei contesti di emergenza: produzione normativa improvvisata e imprecisa (qualcuno ha dimenticato le ordalie notturne dei dpcm contiani?), scarico reciproco di responsabilità della burocrazia pubblica e privata, frammentazione regionale di interpretazioni e disposizioni, con relativa balcanizzazione del mercato nazionale di beni e servizi. La ripresa degli investimenti privati e dei consumi di beni durevoli è condizione essenziale per recuperare il valore aggiunto perduto con la pandemia e ritornare su una traiettoria di sostenibilità del debito pubblico nazionale, nel frattempo arrivato al record di 2.700 miliardi. Già, perché la sbornia di una politica monetaria iper-accomodante e la sospensione dei vincoli di bilancio statale non possono durare indefinitamente, come invece probabilmente succederà con questo virus. L’obbligo vaccinale è dunque un modo pragmatico per imparare a convivere con il Sars-Cov-2 ma anche con il principio di scarsità delle risorse.

 

Quindi, caro direttore, non serve a molto prendersela con i milioni di esitanti o refrattari al vaccino: chi va incalzato, oggi, siede in Parlamento. È tempo di chiedere in modo esplicito e inequivocabile la posizione di ciascun gruppo parlamentare sulla necessità di estensione progressiva e universale dell’obbligo vaccinale per il Covid-19. Perché le istituzioni di una democrazia liberale non affrontino una pandemia con la distopia dell’uno vale uno. L’irrazionalità del singolo No vax è incomprensibile, ma l’irresponsabilità dei legislatori di fronte a questa scelta sta diventando insostenibile.

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