Lunga carriera senza grancassa

La lateralità centrale di Bruno Tabacci, dalla Dc al caso Leonardo

Dai "responsabili" al governo Draghi, e a ritroso, dalla giunta Pisapia al "prestito" del simbolo a Emma Bonino

Marianna Rizzini

Il presunto conflitto di interessi, la risposta del figlio e di Leonardo, le critiche sui "ritorni" di Elsa Fornero e Domenico Arcuri. Ma per lui, Tabacci, parla la sua storia: da tre decenni è presente tra giunte, parlamenti e governi (pur nascostamente). 

È arrivato così, il fulmine, dai lati opposti dell’emiciclo giornalistico, con un pezzo sul Domani e con un titolo sul Giornale. Argomento: l’assunzione presso Leonardo del dottor Simone Tabacci, figlio di Bruno, sottosegretario alla presidenza del Consiglio nel governo Draghi e uomo dalla lunga carriera politica, dalla Dc degli anni Ottanta al Centro democratico odierno, passando, tanto per citare soltanto alcuni snodi, per Ciriaco De Mita, Carlo Azeglio Ciampi, la giunta di Giuliano Pisapia a Milano, le primarie del centrosinistra 2012 e il ruolo di paladino per + Europa, per aver messo a disposizione di Emma Bonino il simbolo del suo partito (e sulla strana coppia Bonino-Tabacci non scommetteva nessuno, invece la cosa riuscì, ché a separarli fu soltanto il governo Conte II).

  

Bruno Tabacci, chi è il parlamentare centrista, dalla Dc al governo Draghi

 

Per non dire di quando, all’inizio di quest’anno, attorno a Tabacci e alla componente del gruppo Misto in Senato anche detta Europeisti-Maie-Centro democratico è stata orchestrata tutta l’operazione responsabili, poi fallita – mentre lui, Tabacci, poco tempo dopo, entrava a far parte dell’inner circle governativo di Mario Draghi, uomo che Tabacci conosce fin dal lontano 1983, quando, da capo della segreteria tecnica di Giovanni Goria, allora ministro del Tesoro, lo scelse come giovane consulente di talento, dopo averne sentito parlare da Romano Prodi. E insomma, miracolo o capolavoro, ci si domanda come faccia e abbia fatto Tabacci, uomo dalla lunga ma non mediatica carriera politica a essere sempre presente, e ai massimi livelli, pur restando nascosto.

 

Arte della discrezione? Arte della dissimulazione? La sua storia parla per lui. Intanto la si può percorrere a ritroso, partendo proprio dal passaggio Conte-Draghi, con Tabacci a fare da perno. E se ci si spinge poco più avanti, ai primi mesi di governo Draghi, si vedrà che Tabacci compare nelle cronache come l’uomo che seleziona sette uomini e sette donne, anche detti “saggi”, per il Consiglio di indirizzo istituito a palazzo Chigi per “orientare, potenziare e rendere efficiente l’attività programmatica in materia di coordinamento della politica economica”.

 

Nomi conosciuti e arruolati a titolo gratuito, a partire, tra gli altri, dall’ex ministro Elsa Fornero al fondatore del Censis Giuseppe De Rita all’ex vicedirettrice di Bankitalia ed ex presidente Rai Annamaria Tarantola al banchiere Giuseppe Guzzetti. A titolo gratuito, si diceva, e però su Fornero si è scatenato un putiferio per via della subitanea visibilità dell’ex ministro, da alcuni giudicata eccessiva.

    

Ancor peggio, dal punto di vista della risposta mediatica, è stato il ritorno non a titolo gratuito dell’ex commissario Domenico Arcuri (si occuperà, tramite Invitalia, di “rafforzare la capacità delle strutture di governo per il monitoraggio dell’avanzamento finanziario e procedurale degli investimenti pubblici”). E i critici sempre a monte tornano: è stato Tabacci, a volere Arcuri; è stato Tabacci, a volere Fornero, e citano anche, i critici, l’antica conoscenza di Tabacci con Alessandro Profumo, ad di Leonardo, e le fondazioni che attorno a Leonardo gravitano, e le nomine al vertice delle stesse di Marco Minniti e Luciano Violante. E pare incredibile: come fa a essere così laterale eppure centrale Tabacci, democristiano storico che ha attraversato tre decenni parlamentari?

 

Intanto, sul caso Leonardo, rispondono sia Tabacci jr (“nello svolgimento delle mie funzioni presso Leonardo naturalmente mi asterrò dal partecipare a qualsiasi attività connessa alle materie concernenti la delega di governo attribuita a mio padre relativa allo Spazio e al Dipe”) sia di Leonardo: “…In data 4 novembre 2020 l’azienda ha affidato a una società di recruiting esterna la selezione di uno o più profili con esperienza internazionale nell’ambito dell`M&A. Il processo selettivo ha portato alla individuazione di sette candidature in possesso dei requisiti richiesti. I colloqui avviati il 17 novembre 2020 hanno portato… alla scelta di due risorse da inserire nella struttura di Chief Strategic Equity Officer. Il dirigente è stato inserito in organico in data 15 marzo 2021 e il quadro (nella fattispecie il dott. Simone Tabacci) in data 1 luglio 2021”. 

  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.