Lo sfogo del difensore

Bonucci: "Scaricabarile all'italiana. Le autorità ci hanno dato l'ok per il pullman scoperto"

Il campione di Europa dice che "nessuno si è sostituito alle forze dell'ordine". E punzecchia sulla sera di domenica: "Avevano le stesse valutazioni anche per Piazza del popolo dopo la partita?"

Simone Canettieri

L'azzurro dà al Foglio la versione della contestata sfilata di lunedì: "È molto italiano e semplicistico darci la colpa: ognuno ha il suo compito. Le forze dell'ordine ci hanno assicurato che avrebbero gestito la situazione"

“Ho sbagliato lavoro: dovevo candidarmi, altro che giocare a calcio”. Quando Leonardo Bonucci ha letto i giornali non è riuscito a trattenere la battuta. E’ fatto così. Il difensore della Nazionale d’altronde, secondo alcune ricostruzioni, avrebbe piegato la volontà del capo del governo, del Viminale, della prefettura di Roma per sfilare in giro per il centro della capitale con il pullman scoperto. Il tutto forte della minaccia: altrimenti non andiamo a Palazzo Chigi da Draghi, la legge sono io.

 

“Sarei un ottimo ministro della Difesa”, scherza ancora il campione d’Europa da poco arrivato in Sardegna (con la famiglia e Giorgio Chiellini, ovviamente). Il fatto è che alcuni quotidiani hanno dato conto di una “trattativa Stato-Bonucci”, ultima sfumatura di un filone che negli ultimi trent’anni ha tirato fuori di tutto e di più. Fino al pallone. Bonucci al Foglio non nega di aver comunque discusso - “in maniera energica”, come spiegano fonti di governo e come si vede nei video in rete - ma da qui a farlo passare come una specie di Genny la Carogna ce ne passa. Ecco la sua versione. Con una postilla finale: “A ognuno il suo compito e il suo ruolo, è davvero semplicistico e molto italiano scaricare le colpe”.  

  
Leonardo Bonucci dà a questo giornale la versione di quanto accaduto lunedì scorso. Nessuna presunzione di verità. Prima fa una premessa: l’idea di sfilare nel centro di Roma con un mezzo scoperto non è stata un’impuntatura dei senatori azzurri, ma dell’intero gruppo.

  

Mister Mancini compreso. Dice Bonucci: “L’intera delegazione ha chiesto il pullman scoperto e siccome il pullman coperto a prescindere era stato bloccato e sarebbe comunque stato limitato nel passaggio a seguire dalla folla che era già in strada, le autorità hanno acconsentito all’utilizzo di quello scoperto dicendo che sarebbero stati in grado di gestire la situazione”. A pensarci bene è difficile immaginare che un torpedone di quelle dimensioni possa attraversare le vie del centro della capitale senza il via libera delle forze dell’ordine e delle autorità che si occupano di sicurezza.

   

Sul rischio di fondo di questa faccenda, e cioè che la sfilata  sia diventato un enorme focolaio per il propagarsi della variante Delta, il calciatore afferma: “Noi non ci permetteremmo mai e poi mai di sostituirci alle autorità competenti, che immagino abbiano fatto le loro dovute valutazioni prima di quanto avvenuto in piazza del Popolo la sera prima e poi con il nostro passaggio in città”.

  

Il riferimento a piazza del Popolo non è casuale da parte di Bonucci. In poche parole il difensore della Nazionale vuole dire che già domenica notte, al fischio finale, in centro si era scatenata la festa, per ore, con tanti saluti alle norme anti assembramento. Dunque il pensiero più o meno maldestro che fa è il seguente: se il giorno prima le autorità hanno permesso che scoppiasse il delirio in giro per Roma, perché il giorno dopo avrebbero dovuto dire a no una parata di un’ora? Sono le riflessioni di un calciatore, non di un esperto di sicurezza né di dispositivi anti Covid. E dunque vanno prese con le molle. Ma anche lui è consapevole di essere finito al centro di una specie di “torello”: l’esercizio di riscaldamento che fanno le squadre posizionando un giocatore  al centro di un cerchio con i compagni intorno che si passano la palla cercando di fargliela prendere. Nel clan azzurro in molti pensano che la politica  abbia cercato di salire sul carro della festa, salvo scenderne quando la situazione si è fatta complessa. Non a caso sono in molti a ricordare dalle parti della Figc che la prima opzione prevedeva l’atterraggio dell’aereo azzurro a Firenze e una festa, trasmessa in tv, a Coverciano. Poi sono state prese altre decisioni. E si è arrivati dunque a lunedì. Con questa coda, che speriamo duri poco e senza ripercussioni sulla salute di chi ha partecipato alla sfilata, piena di polemiche. Bonucci, prima di spegnere il cellulare e di essere reperibile solo attraverso quello della moglie Martina, conclude la storia così: “A ognuno il suo compito e il suo ruolo, è davvero semplicistico e molto italiano scaricare le colpe”. Benvenuto, campione.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.