L'auto Vaffa Day grillino

Claudio Cerasa

Lo scazzo Conte-Grillo, il futuro del movimento 5 sberle, l’impatto sul governo e una certezza: la supernova M5s per il Pd più che un dramma è un’opportunità. Come si governa la stagione delle grandi scomposizioni

Il Movimento 5 stelle ieri ha messo in scena uno spettacolo comico degno del miglior Beppe Grillo e alla fine di una giornata incredibile il risultato è quello che segue: il fondatore del M5s, dopo aver invitato Giuseppe Conte a guidare la transizione dei grillini da movimento a partito, ha mandato letteralmente a quel paese Giuseppe Conte, accusandolo di voler snaturare il movimento per trasformarlo in un partito come gli altri, e nel mandarlo a quel paese ha scelto di indire una votazione per scegliere il nuovo direttorio del M5s sulla piattaforma di Davide Casaleggio, il quale, in cambio di una buona mancia, aveva nel frattempo appena trasferito i dati di Rousseau al reggente del M5s, Vito Crimi, che al termine dell’accordo sui dati chiuso da Conte con Casaleggio aveva autorevolmente festeggiato l’evento profetizzando una nuova stagione guidata da Conte nel M5s “almeno fino al 2050”.

   

Ci sarà tempo per capire quali effetti potrà avere la trasformazione del Movimento 5 stelle in un Movimento 5 sberle. E ci sarà tempo per capire se lo scazzo tra i due Beppe produrrà davvero una scissione (il partito di Conte?) e avrà un effetto sugli equilibri del governo (chi sceglieranno i parlamentari del M5s tra la coppia Conte-Travaglio e la coppia Grillo-Di Maio?).

  

Quel che però già oggi si può provare a dire è che la supernova del grillismo dovrebbe avere come primo effetto collaterale la responsabilizzazione ulteriore dell’alleato del M5s, ovvero il Pd, che di fronte all’auto vaffa day del Movimento 5 stelle avrebbe il dovere mettere a fuoco non solo i problemi che potrebbero nascere dal collasso del movimento ma anche le opportunità che ora si presentano all’orizzonte.

 

L’idea che lo scazzo interno al Movimento 5 stelle possa indebolire il governo Draghi è un’idea che lascia il tempo che trova perché un partito che si sfracella ha come suo primo punto all’ordine del giorno l’imperativo di prendere tempo e fiato, di riorganizzarsi, di leccarsi le ferite. L’idea che lo scazzo interno al M5s possa invece creare un problema al Partito democratico è vera solo in piccola parte.

 

Perché non c’è dubbio che un partito che ha costruito il suo futuro facendo affidamento sulla solidità del proprio alleato possa risentire delle difficoltà incontrate dal suo partner. Ma d’altro canto non c’è dubbio che per il Pd, di fronte a un alleato che mostra ancora una volta tutti i suoi limiti, diciamo così, vi sia l’occasione di tornare a fare quello per cui il Pd è nato: allargare di nuovo la propria tenda, intestarsi la stagione delle scomposizioni e provare a diventare il pivot delle nuove aggregazioni. Il come non è semplice da dire, ma l’elemento che meriterebbe di essere preso di petto dagli azionisti di maggioranza del Partito democratico (toc toc, caro segretario) ha a che fare con un dato di fatto difficile da negare.

 

L’esplosione del grillismo è avvenuta anche grazie alla capacità con cui il Pd in questi anni ha costretto il M5s a tradire continuamente le sue promesse (e le sue premesse) e le divisioni traumatiche emerse ora all’interno del M5s (che sono all’origine dello spettacolo comico messo in scena oggi) nascono anche dall’incapacità dello stesso grillismo di fare fino in fondo i conti con la sua progressiva incompatibilità con la realtà.

 

A prima vista, dunque, l’auto vaffa day del M5s potrebbe apparire come l’ennesimo regalo fatto al centrodestra (il Pd senza alleati dove va?) e come un primo elemento di destabilizzazione per il governo Draghi (la frantumazione della vecchia maggioranza rossogialla porterà il Pd ad allontanarsi o ad avvicinarsi dall’agenda Draghi?). Ma in attesa di capire quale sarà il destino del M5s e in attesa di capire in quante stelle cadenti si trasformerà il Movimento 5 sberle una certezza c’è: per il Pd è arrivato il momento di abbandonare la stagione dell’identità forgiata solo dall’enunciazione delle alleanze e di passare a una stagione federativa più ambiziosa caratterizzata da una volontà diversa: inseguire una vocazione un po’ meno minoritaria e un po’ più maggioritaria. L’auto vaffa day per il Pd, anche nelle città, più che un problema può trasformarsi in una magnifica opportunità. Basta aprire gli occhi e saperla cogliere. Toc toc.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.