Il caso

Il miracolo di Gualtieri: unire Veltroni, D'Alema e Nanni Moretti

Marianna Rizzini

Alla primarie per il Campidoglio, l'ex ministro è riuscito a portare ai gazebo i due ex duellanti del Pd e il regista simbolo della sinistra critica  

Il vero miracolo Roberto Gualtieri l’ha fatto non solo e non tanto vincendo le primarie del centrosinistra per la corsa a sindaco di Roma, obiettivo raggiunto non senza contestazioni (vedi Ignazio Marino) e dopo varie peripezie iniziali, tipo l’indecisione di colui che molti volevano candidato al posto suo, e cioè il governatore del Lazio ed ex segretario pd Nicola Zingaretti, con conseguente mugugno nel partito attorno all’ex ministro dell’Economia, considerato una sorta di candidato in panchina. Il miracolo Gualtieri l’ha fatto, intanto, il giorno delle primarie stesse, portando (o riportando) ai gazebo tre padri nobili della sinistra, per così dire, in un colpo solo. Ecco infatti il primo segretario pd nonché ex sindaco di Roma Walter Veltroni assorto, in fila con gli altri elettori, pronto a dare l’esempio di comportamento democratico come si confà all’uomo del Lingotto – che in questi anni non è andato in Africa, come un tempo si pensava, ma si è dedicato al cinema (documentari presentati al “suo” Auditorium con parterre monstre, da riserva della Repubblica), e poi alla letteratura e al giornalismo, specie in forma di interviste — a Woody Allen come a Francesco Totti.

 

E che dire di Nanni Moretti, il regista celebre per “Ecce Bombo”, “Bianca”, “Caro diario” e non solo, avvistato ieri in un seggio di Monteverde a molti anni di distanza dallo sbotto di sdegno-fastidio-dolore del lontano 2002 in Piazza Navona, luogo dove pronunciò la celeberrima frase “con questi governanti non vinceremo mai”, poi sbandierata da qualsiasi movimento civico a sinistra, dai Girotondi in giù.  Ultimo ma non ultimo, l’ex premier Massimo D’Alema, l’uomo che non soltanto più volte ha rivaleggiato all’interno del Pd con Veltroni (per non dire dei segretari successivi), ma che ha co-orchestrato la scissione con Pierluigi Bersani e Roberto Speranza. E ieri D’Alema, reduce dalle polemiche a margine dei suoi apprezzamenti per il Partito comunista cinese, ha votato per la consultazione interna, a dispetto della frase da lui detta non più tardi di un anno e mezzo fa: “Il popolo non avrebbe mai scelto Enrico Berlinguer” (ma chissà, per il suo amico Roberto Gualtieri forse può fare eccezione). 
 

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.