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Nel liceo gesuita di Draghi e Belloni: "Non formiamo élite, ma uomini e donne"

Francesco Cocco

Parla padre La Manna, rettore dell'istituto: ''Valorizziamo i talenti di ognuno senza badare alle possibilità economiche''

"Il nostro segreto è valorizzare i talenti di ognuno". Così Padre Giovanni La Manna, rettore dell'Istituto Massimiliano Massimo risponde quando gli chiediamo qual è il segreto della scuola romana che si ispira agli insegnamenti pedagogici di Ignazio di Loyola, fondatore dei Gesuiti. Scuola che tra i suoi ex allievi annovera tante persone poi arrivate ai più alti ranghi dell'amministrazione pubblica o comunque protagonisti di una carriera prestigiosa. Basti ricordare il presidente del consiglio ed ex presidente della Bce, Mario Draghi, ed Elisabetta Belloni, già segretaria generale del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e nominata, il 12 maggio scorso, a capo del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Ma tra gli ex alunni celebri si ricordano, fra gli altri, Luigi Abete, Luca Cordero di Montezemolo, Gianni De Gennaro, Giuseppe De Rita.

 

C'entra qualcosa il fatto che sia una scuola che si ispira ai Gesuiti? "Sicuramente", risponde La Manna, "c'entra l'avere una pedagogia ignaziana, ricca di quell'esperienza soprattutto spirituale che il nostro fondatore ha fatto e che si è sviluppata nei secoli". E aggiunge: " È indubbio che si può essere segnati da un modo proprio dei Gesuiti di procedere". Quando si prova a disegnare una similitudine con l'Ena, la scuola che forma l'élite dell'amministrazione francese, il rettore ci tiene a chiarire che il Massimo non è un istituto elitario, bensì inclusivo, che vuole "impedire che l'aspetto economico penalizzi quei ragazzi e quelle ragazze che hanno desiderio di mettere a frutto i propri talenti".

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