Il caso

Il Conte rosso: "Il neoliberismo è arrogante". È il Pd la sua comfort zone

L'ex premier entra in sezione con Bettini e disegna una parabola tutta a sinistra per il M5s. Alle 20 è costretto a dire alle agenzie che lui guarda anche ai moderati

Simone Canettieri

All'iniziativa della corrente di sinistra del Pd, le parole d'ordine dell'ex Avvocato del popolo sono chiare e piacciano a tutti. Un pomeriggio per dimenticarsi le grane interne al Movimento

È la storia del profeta in patria, quella di Giuseppe Conte. Almeno per ora. E se  il M5s gli sfugge ed è tutto “un presto” e “ci siamo quasi” da ormai due mesi, bisogna cambiare prospettiva. E ascoltarlo mentre parla dallo studio della compagna Olivia (anche per la sede del M5s "ci siamo quasi"). L’ex premier è il grande ospite di Goffredo Bettini e delle sue Agorà, area politico culturale del cardinale rosso.

 

 

Su Zoom ecco Massimiliano Smeriglio, Nadia Urbinati, Elly Schlein ed Enrico Letta. Conte è uno di loro,  uno del gruppo. Ah, che boccata d’aria fresca per il “compagno G”, entrato in sezione. Altro che Casaleggio, i tribunali, il doppio mandato, la cassa che piange, Di Maio che tace. L’intervento di Conte è arioso. Ma poi, tac, salta la linea. “Complotto!”, scherza Bettini. 

 

Bisogna ricordare infatti che il “caro amico Bettini”, come lo chiama l’ex premier, sostiene che Conte sia caduto in quanto vittima e strenuo oppositore di “interessi nazionali e internazionali”. E lo ribadisce anche in questa occasione con una battuta: “Ho capito: il governo è morto di freddo”, come si dice a Roma a proposito della fine di Gesù Cristo.

 

 

Sorridono i collegati, sorride anche l’ospite, che qui, però, sembra trovarsi molto a suo agio. Vuoi mettere parlare con Vito Crimi dei dati di Rousseau o trattare con Paola Taverna per la futura segreteria del Movimento? La sinistra: questa è la vera comfort zone di Conte. E tutti gli danno il benvenuto e se potessero anche  un tè con i pasticcini.  Qui si pianifica il campo largo del centrosinistra. Solo Schlein, che non le manda a dire, chiosa il suo intervento per ricordargli, tra le righe, che insomma hai governato pure con Salvini: “Bisogna capire se questo campo crede ai taxi del mare o mare nostrum”.

 

Ma sono parentesi della storia. Come sostiene Bettini a proposito dell’esperienza di Draghi. Che Letta ringrazia e Conte non cita. Nell’aria c’è odore di “empatia”, parola che piace al segretario del Pd e che sostituisce la vecchia connessione sentimentale.

 

E l’ex avvocato del popolo sta qui, con la sua pochette ma senza cravatta, a dire che “uno vale uno non elimina la competenza” e che la “responsabilità” è il discrimine con la destra. E che insomma, per quanto categorie superate, il suo M5s – “quello che ci siamo quasi, la prossima settimana” – starà nel campo del centrosinistra. Dove pianterà le tende in maniera stabile e irreversibile. Ce la metterà a tutta, dice. A tutti costi.    Whatever it takes,  dunque, se non passasse come un affronto.

 

Conte si spinge così a sinistra, così in sintonia, così pronto al salto che letto il flusso delle agenzie e capito che insomma, siamo pur sempre in Italia, detta all’Adnkronos questa dichiarazione: “Il M5S manterrà la sua vocazione  trasversale e popolare e se per alcune battaglie può essere considerato di sinistra, per altre - ad esempio l'attenzione a lavoratori autonomi, partite Iva, piccole imprese - ha una chiara determinazione ad allargare il campo anche a temi su cui attualmente è concentrato l'elettorato moderato”.

 


   

Prima che la giustizia divina di Casaleggio si accanisse contro Conte – il collegamento  salta due volte e subito Bettini ironizza: “Manca Casalino! – erano state solo dichiarazioni d’intenti e occhi dolci per l’ex premier. D’altronde non fu "anche un punto di riferimento fortissimo per i progressisti"?

 

“Basta con il modello neoliberista arrogante”, dice dunque l’ex premier. Qui come bussola c’è “il cristianesimo politico che fu di San Paolo”, ricorda Bettini. “Il M5s potrebbe rivelarsi una forza politica senz’altro di sinistra. Se la destra è conservazione, M5s è stata la forza più determinata a modernizzare il Paese”, riprende la palla Conte. Contento e soddisfattissimo di questo appuntamento, al punto che chi lo conosce bene sta seguendo la diretta sottolinea con perfidia, ma anche con rassegnazione: “Quanti degli attuali 5 stelle eletti hanno capito questo discorso sul neo liberismo? Che discussione alta e articolata, quando mai la faremo con i grillini?”.

 

Si parla di rider, centrosinistra popolare, Urbinati cita Friedrich Engels, Conte dice no al primato della sinistra per assiologia, ma si vede: questa è la sua tazza di tè. Poi si scollega, apre ai moderati e alle 20 si collega con i suoi cari che vogliono il terzo mandato al motto “se non ora quando?”.


 

Di più su questi argomenti:
  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.