Massimo Bordignon, direttore del Dipartimento di Economia e Finanze presso l’Università Cattolica di Milano e possibile capo della Commissione per la riforma fiscale (Foto Ansa/Mourad Balti Touati)

Le tasse di Draghi

Stefano Cingolani

Nuova Irpef, assegno unico e un nome per capire come cambierà il fisco: Bordignon. Scoop!

La riforma fiscale c’è, sta dentro il mega piano per la ripresa e la resilienza, del quale potrebbe utilizzare parte delle risorse. In realtà, non è compresa nel perimetro del piano, piuttosto lo accompagna, così come le riforme della giustizia e della pubblica amministrazione; tutte e tre saranno soppesate con il bilancino a Bruxelles.

 

Sono previste misure che incrociano la transizione digitale e per molti aspetti quella ecologica (soprattutto quando ricadono sul mercato del lavoro), quindi hanno bisogno di finanziamenti che vanno a impattare anche sul Pnrr vero e proprio. Il progetto, che in alcune parti è stato descritto nel dettaglio al Foglio, non entra nel merito del modello fiscale né disegna le nuove aliquote. Per questo ci vorrà tempo e occorrono una serie di passaggi già definiti. “Si è prodotta – si legge in un passaggio del documento – una sempre più marcata frammentazione della legislazione tributaria, da cui è derivato un sistema fiscale articolato e complesso che ha rappresentato, nel tempo, un freno per gli investimenti, anche dall’estero”. Il ragionamento è che dunque vada operato un intervento complessivo che parta da un’analisi operata da esperti in materia fiscale. E in questo senso il governo spingerà verso un’opera di raccolta e razionalizzazione della legislazione fiscale in un testo unico, “integrato e coordinato con le disposizioni normative speciali, da far a sua volta confluire in un unico Codice tributario”.

 

La revisione dell’Irpef è l’alfa e l’omega della riforma. Il governo intende proporre al Parlamento l’approvazione, entro il 31 dicembre 2021, di una legge delega da attuarsi per il tramite di uno o più decreti legislativi delegati approvati nel corso del 2022. Il disegno di legge terrà  conto del documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’Irpef e “altri aspetti del sistema tributario avviata dalla VI commissione Finanze della Camera e dalla VI commissione Finanze del Senato in data 11 gennaio 2021 e tuttora in corso”. Una procedura complessa, ancor più perché prevede il coinvolgimento diretto del Parlamento.

 

Nell’ambito delle politiche per la razionalizzazione e l’equità del sistema fiscale e per la promozione della partecipazione al lavoro delle donne e dei giovani, si colloca l’introduzione dell’assegno unico universale per le famiglie con figli, per il quale vengono stanziati tra i 5 e i 6 miliardi di euro dal prossimo anno; si tratta di “un cambio di paradigma nelle politiche per la famiglia e a sostegno della natalità. Le risorse oggi disperse saranno gradualmente potenziate e concentrate su un’unica misura nazionale di sostegno che assegna ai nuclei familiari un beneficio economico omogeneo, secondo criteri di universalità e progressività”, si legge in una bozza del documento che parla anche di riforma degli ammortizzatori sociali, ma senza entrare nei dettagli e ricorda l’introduzione del salario minimo. Non va dimenticata l’eterna lotta all’evasione affidata all’Agenzia delle entrate che assumerà 4.113 persone “altamente qualificate” con l’obiettivo di potenziare la digitalizzazione.

 

E’ possibile individuare già le linee guida della revisione Irpef? La prima è uno spostamento del carico fiscale dal lavoro ai consumi come indicato anche dalla Ue: l’Italia è al terzo posto in Europa per la tassazione del lavoro, al venticinquesimo per quella sui consumi. Tra i nomi circolati in questi giorni come possibile capo della Commissione che si occuperà della riforma fiscale vi è quello di Massimo Bordignon, direttore del Dipartimento di Economia e Finanze presso l’Università Cattolica di Milano, e se sarà davvero lui a guidare la commissione è possibile che parta da alcune idee messe nero su bianco negli ultimi tempi. Ma sentiamo Bordignon per capire quali idee porterà nella commissione. “Il fisco italiano  – ha scritto il professore su lavoce.info – si fonda soprattutto sulla tassazione dei redditi da lavoro dipendente che costituiscono da soli l’84 per cento della base imponibile Irpef in termini di aliquota effettiva; ciò a causa della forte evasione dei redditi da lavoro autonomo (68 per cento secondo le stime ufficiali)”. Le agevolazioni, inoltre, riducono il gettito di almeno il 40 per cento. Non si possono abolire di punto in bianco, ma intervenire diventa una priorità.

 

Va rivista poi l’intera struttura delle aliquote. “Oggi il 75 per cento dei contribuenti si colloca sotto il secondo scaglione (28 mila euro), ma contribuisce solo al 30 per cento del gettito Irpef. Inoltre la crescita dell’imposizione fiscale al crescere dell’imponibile è ottenuta come risultato di una scala di aliquote marginali molto contenute (solo cinque, con un salto di 11 punti tra il secondo e il terzo scaglione, dal 27 al 38 per cento), detrazioni decrescenti (per tipologia di lavoro e carichi familiari), un sussidio a favore dei redditi da lavoratori dipendenti decrescente nel reddito imponibile, ora aumentato (da 80 a 100 euro) e portato (dal 2021) fino a 40 mila euro. L’effetto è una serie di “salti” nelle aliquote marginali effettive, soprattutto nella fascia bassa e media del lavoro dipendente, dove si concentrano i beneficiari del bonus Irpef”. Bordignon è contrario al bonus Irpef definito “un oggetto estraneo al disegno dell’imposta”, ma non sceglie tra le soluzioni possibili (scaglioni con detrazioni decrescenti, scaglioni con detrazioni fisse, sistema continuo alla tedesca), questo spetterà alla commissione. Perché tutto non si trasformi in accademia, occorre una indicazione chiara da parte del governo; le ipotesi sul tappeto non sono equivalenti. Resta in ballo la flat tax per gli autonomi che la Lega un anno fa considerava uno suo segno indelebile. Mario Draghi ha escluso qualsiasi riforma che s’allontani dalla progressività. Matteo Salvini alzerà la bandiera della tassa proporzionale per tenere un piede dentro e uno fuori dal governo come ha fatto con il coprifuoco? Vedremo quante di queste ipotesi troveranno il consenso necessario per un’operazione che si presenta molto difficile politicamente anche perché vuole essere la prima riforma organica dagli anni Settanta del secolo scorso.

 

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