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Ecco la governance del Recovery, tra i mugugni dei partiti

Valerio Valentini

Il coordinamento unico al Mef, con un software di controllo sui progetti, la cabina di regia a Palazzo Chigi. Il coinvolgimento degli enti locali, il piano per le assunzioni, l'Audit indipendente. Le anticipazioni sul dossier che Draghi oggi illustrerà ai ministri

L’impressione è che Mario Draghi dovrà convincerli nel merito. Perché, quanto al metodo, i partiti già borbottano. “Ricordiamo ancora le critiche a Conte per aver condiviso tardi le bozze del Pnrr”, si lamentano i ministri del M5s. Che anche ieri, come del resto i loro colleghi di Pd, Lega e FI, dopo la capidelegazione convocata dal premier, sono tornati a sbuffare: “Non abbiamo ancora i dettagli della governance”. 

 

La struttura in verità è ormai ben delineata, almeno a giudicare dal dossier che la Commissione europea, e la direzione generale per le riforme strutturali di Bruxelles presieduta da Mario Nava si sono visto recapitare direttamente da Palazzo Chigi. Le redini della governance del Pnrr saranno nelle mani del Mef, come previsto: sarà infatti attribuito alla Ragioneria generale dello stato il ruolo di coordinamento centralizzato per l’attuazione del piano e di interlocutore unico della Commissione europea. Ma non solo. Perché i tecnici del ministro Daniele Franco, guidati da Carmine di Nuzzo, si occuperanno anche di monitorare sul corretto avanzamento dei lavori, e sul conseguimento dei risultati intermedi (i cosiddetti “target” e “milestone”) da cui dipende la progressiva erogazione dei fondi del Recovery. Lo faranno anche attraverso un sistema operativo, ribattezza “ReGiS”, su cui verranno inseriti costantemente i dati relativi ai vari progetti e a cui avranno accesso, oltre alle varie istituzioni governative nazionali e locali, anche la Corte dei conti nonché i funzionari di Bruxelles e quelli degli organismi europei preposti alla vigilanza contro frodi e corruzione (Olaf ed Eppo).

 

Proprio al fine di scongiurare storture nel finanziamento delle opere, nonché reati amministrativi e contabili, si prevede la creazione di un organismo di Audit indipendente del Pnrr, istituito pure questo presso il Mef, che si avvarrà peraltro anche del contributo della Guardia di Finanza e dell’Anac. E sarà inoltre possibile monitorare l’avanzamento dei progetti nei vari cantieri attraverso una specifica piattaforma digitale. 

 

Se il centro operativo sarà a Via XX Settembre, il vertice della piramide starà invece a Palazzo Chigi. Sarà lì, infatti, presso la presidenza del Consiglio, che s’installerà la cabina di regia, ed è da lì che si vigilerà sul rispetto degli obiettivi nei vari progetti del piano e si proporrà l’attivazione di poteri sostitutivi in caso di ritardi o impantanamenti vari, nonché la stesura di norme di semplificazione per garantire la corretta prosecuzione dei lavori. Resta tuttavia da definire l’esatta composizione della cabina (che comunque annovererà al suo interno anche dei rappresentanti degli enti locali e della Conferenza delle regioni, come richiesto anche dalla ministro Mariastella Gelmini), così come le sue modalità di funzionamento e di raccordo con le strutture governative: tutti dettagli che, secondo una tabella di marcia concordata con Bruxelles, verranno chiariti in un provvedimento da approvare subito dopo l’invio del Pnrr alla Commissione, previsto per il 30 aprile.

 

E a un decreto da varare a maggio è delegata, a quanto si legge nel dossier redatto dal governo, anche l’adozione di procedure agevolate per il reclutamento del personale della Pa, a cui da tempo lavora il ministro Renato Brunetta. Tutti esperti con professionalità adeguate per sovrintendere alla realizzazione dei progetti e da assumere a tempo determinato, e che andranno a rafforzare le amministrazioni centrali e locali, oltreché le sei strutture di coordinamento centrale.

 

Sì, perché nell’organigramma ideato a Palazzo Chigi, al di sotto della cabina di regia, per ciascuna delle sei “missioni” previste nel Pnrr (transizione tecnologica e digitale, infrastrutture, istruzione, coesione, salute), verranno create delle task force, che faranno capo ai ministeri competenti in ciascun ambito, e che verificheranno l’attuazione degli interventi. A queste strutture verrà anche chiesto di rendicontare le spese effettuate per ciascun piano, segnalando poi eventuali casi di errato finanziamento o di lenta attuazione dei progetti.
 Un impianto assai articolato, insomma. E  che Draghi, nel suo complesso, illustrerà oggi al Consiglio dei ministri. Ma si tratterà di un confronto preliminare, prima dell’esposizione dell’intero Pnrr alle Camere, prevista per il 26 aprile, e di un ulteriore, definitivo, passaggio in Cdm subito dopo. Il tutto entro il 30 aprile. Quando il dossier, ultimato e corretto, verrà inviato a Bruxelles. 
 

  • Valerio Valentini
  • Nato a L'Aquila, nel 1991. Cresciuto a Collemare, lassù sull'Appennino. Maturità classica, laurea in Lettere moderne all'Università di Trento. Al Foglio dal 2017. Ho scritto un libro, "Gli 80 di Camporammaglia", edito da Laterza, con cui ho vinto il premio Campiello Opera Prima nel 2018. Mi piacciono i bei libri e il bel cinema. E il ciclismo, tutto, anche quello brutto.