Il ministro al convegno di Giorgia Meloni

Speranza il Resiliente alla prova di Fratelli d'Italia

Oratore all'evento "Riapri italia", dialogante con il partito d'opposizione, dopo un anno al fronte, con un libro ritirato ma con doppia blindatura di Mario Draghi

Marianna Rizzini

Da leader di un partito senza alte percentuali, non esperto di Sanità, a ministro lodato dal nuovo premier ("Ho detto a Salvini che l'ho voluto io e che lo stimo"). Dalle critiche di maggioranza e opposizione al "patto paese" auspicato oggi

“Quanto è difficile fare opposizione a Roberto Speranza… un ministro per così dire veltroniano”. Il commento proviene dai vertici di Fratelli d'Italia, durante il convegno “Riapri Italia”, iniziativa del gruppo parlamentare del partito medesimo. Un incontro, quello di oggi, che avviene a sette giorni dalla dichiarazione in cui la leader di FdI Giorgia Meloni fa i conti in retrospettiva: “Dopo un anno e mezzo di simil lockdown siamo al punto di partenza” (risposta di Speranza: “Chi dice che siamo messi come un anno fa dice una cosa clamorosamente non vera”). E però poi c'è il “patto paese”, quello evocato adesso, proprio davanti a FdI, dallo stesso Speranza. E insomma se “l'arma sono i vaccini”, dice il ministro, “non si può mettere in contrapposizione la battaglia sanitaria e la “battaglia economica”.

Ma un conto è quello che dice, Speranza – “l'urgenza di riformare il Servizio Sanitario nazionale” per rilanciare il paese, il “quadro ancora complicato” di contagio, e le ordinanze che fanno virare in arancione, oggi stesso, alcune regioni” - un conto è come ci è arrivato, a dirle, le cose ecumeniche che dice (“dialogo con tutti”, ribadisce), il ministro che un anno fa si è trovato, come capo di un partito senza doppia percentuale, e da politico non esperto di Sanità, lungo la prima linea del fronte.

 

Un fronte che a un certo punto gli era sembrato possibile archiviare nella categoria dei ricordi, tanto che aveva persino dato alle stampe un libro dallo spirito ottimista, (“Perché guariremo, dai giorni più duri a una nuova idea di salute”, ed. Feltrinelli), ritirato però in fretta dalle librerie dopo un'uscita a ridosso della seconda ondata virale. Destino crudele, ma anche – evidentemente – resilienza incrollabile. Quella che ha portato Speranza, ministro tra i più contestati, simbolo di linea dura durante la gestione Conte, accusato di talebanesimo sanitario dall'opposizione e di rigidità nella maggioranza, a superare non soltanto le sacche del cambio di governo, ma di ottenere dal premier Mario Draghi l'investitura e anche la blindatura: ieri infatti, in conferenza stampa, nel bel mezzo di un (ennesimo) momento complicato stato-Regioni, Draghi ha scandito parole chiarissime: “Ho detto a Matteo Salvini che ho voluto io Speranza, e che lo stimo”. Più di così non si può, e infatti Speranza il resiliente oggi ha incontrato la destra d'opposizione, Meloni in testa, con il sorriso che non dedica certo a chiunque lo interpelli (anche se risponde a tutti), preoccupato com'è fin nei tratti del volto. “Se nell'aprile 2020 vi avessero detto 'tra un anno avrete già fatto milioni di somministrazioni di vaccino', ci avreste creduto?”, chiede retoricamente Speranza a un certo punto, davanti alla platea meloniana e agli altri oratori – e pare addirittura spericolato, viste le difficoltà contestuali della campagna vaccinale. E però gli altri annuiscono, e il ministro sottolinea “le notizie delle ultime ore” che hanno “qualche elemento che va nella direzione giusta”.

 

E però, con “ma anche” veltroniano ricorda che “abbiamo oltre 3.600 posti letto occupati in terapia intensiva, e fino a quando non avremo una tenuta molto larga dell'impatto delle vaccinazioni è chiaro che una parte delle misure restrittive bisognerà immaginare che continuino ad accompagnare questo periodo di transizione”. E lui, l'uomo che piangeva mentre firmava per l'incarico sotto gli oggi del presidente della Repubblica, si lasciava andare al wishful thinking: “Il collo di bottiglia è stato fino a oggi rappresentato dalla disponibilità di dosi di vaccino disponibile ma lo stiamo superando e con 50 milioni di dosi nel secondo trimestre e 80 nel terzo trimestre ci aspetta un cambio di marcia molto significativo”.

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  • Marianna Rizzini
  • Marianna Rizzini è nata e cresciuta a Roma, tra il liceo Visconti e l'Università La Sapienza, assorbendo forse i tic di entrambi gli ambienti, ma più del Visconti che della Sapienza. Per fortuna l'hanno spedita per tempo a Milano, anche se poi è tornata indietro. Lavora al Foglio dai primi anni del Millennio e scrive per lo più ritratti di personaggi politici o articoli su sinistre sinistrate, Cinque Stelle e populisti del web, ma può capitare la paginata che non ti aspetti (strani individui, perfetti sconosciuti, storie improbabili, robot, film, cartoni animati). E' nata in una famiglia pazza, ma con il senno di poi neanche tanto. Vive a Trastevere, è mamma di Tea, esce volentieri, non è un asso dei fornelli.