Il personaggio

M5s, ecco Conte tra doppio mandato e Casaleggio: il leader del "ma anche"

In orario Dpcm si paleserà l'ex Avvocato del popolo, stretto tra le correnti interne del Movimento e il caso Roma

Simone Canettieri

Stasera alle 21.30 l'ex premier si presenta agli eletti grillini: dovrà mediare sulle candidature dei big e sul ruolo di Rousseau. Intanto ha preso l'aspettativa dall'Università di Firenze

Caro Di Maio, caro Fico, cari big: finita questa legislatura andrete tutti a casa, come ha già anticipato Beppe Grillo. Sarà davvero un Conte d’aprile, nel senso del pesce, per i settanta e oltre notabili del M5s arrivati a fine corsa?  Sarà davvero così violenta questa apparizione del futuro leader grillino via Zoom? Pare proprio di no. L’ex premier non dovrebbe terremotare i nervi tesissimi della platea che lo attende con  ansia.

Alle 21,30  Conte torna Avvocato del popolo, seppur solo di quello grillino. E’ pronto dunque più che altro a mediare sul tema dei due mandati, unico argomento su cui i pentastellati, a tutti i livelli, discutono. Sarà il Conte del “ma anche”.  Ribadirà l’inviolabilità della regola aurea del M5s,  inserendo il tema delle deroghe “per non disperdere il bagaglio d’esperienze acquisite”, racconta chi gli sta vicino. Sicché se hai fatto il ministro e ti chiami Di Maio (giusto per fare l’esempio più clamoroso) difficilmente sarai messo alla porta perché sei comunque una riserva dello stato grillino. In fin dei conti, dicono gli amici dell’ex premier, anche il Pd avrebbe la regola dei due mandati, ma poi deroga da una vita.

Però, visto che dovrà essere concavo e convesso, il futuro leader cercherà di sfumare il più possibile l’argomento. Anche se una pletora di parlamentari al primo mandato, che si sono già fatti corrente, sono pronti a incalzarlo: “Presidente ci dica parole definitive!”. E qui tornerà appunto il Conte già visto a Palazzo Chigi, estensore dei decreti salvo intese. Di sicuro i giovanotti al primo giro sono carichissimi. Ecco Luigi Iovino, pugnace deputato campano: “Giù le mani dalla regola del secondo mandato e da Rousseau: sono i nostri pilastri”.

E qui si entra in un altro sentiero: cosa fare di Davide Casaleggio e della piattaforma diventata jukebox? Per chi difende la regola del secondo mandato la faccenda è collegata: se ci sarà ancora il figlio di Gianroberto  i criteri per scegliere i parlamentari non cambieranno. Al contrario, tutti gli altri big sono pronti a staccarsi per farsi partito ed emanciparsi dal potere della società milanese.

Anche su questo aspetto Conte deve prendere una posizione, ma non nettissima. Dirà che va preservata l’esperienza della democrazia digitale, ma anche che sta lavorando per far evolvere il M5s, aprendolo al mondo dell’associazionismo sul campo, lontano dai clic e dalle tastiere. Il fatto è che stando alle regole che tutti conoscono, l’ex premier è paralizzato: Casaleggio reclama quasi 500 mila euro e quindi non gli sblocca il portale per cambiare lo statuto. E fino a una nuova votazione rimangono le regole volute e votate al termine degli Stati generali, con tanto di guida collegiale del M5s. Ecco, qui sono previste parole più dirimenti: ultimatum e minacce di carte bollate, con la speranza che la trattativa  nel frattempo porti a qualcosa di buono. Una pace, come vorrebbe anche Grillo. Nel frattempo, certo, Casaleggio continua a non mollare l’osso: lancia raccolte fondi sul blog delle stelle, accusa i morosi, si dice pronto a nuove esperienze. Ma sono tecniche negoziali, forse.


L’appuntamento sarà esteso anche ai consiglieri regionali e ai sindaci. Ed ecco la terza incognita: Virginia Raggi, la buca che separa i piani di Conte da quelli di Letta per le prossime amministrative. Potrà mai Conte dire: “Cara Virginia, scansati?”. Certo che no. E così sarà costretto, anche in questo caso, a usare frasi felpate. Nel dubbio l’unica certezza è che l’ex premier ha chiesto l’aspettativa dall’Università di Firenze. La politica lo chiama, le decisioni pure. Ma salvo intese.
 

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.