Il retroscena

M5s, l'ultima offerta di Conte a Casaleggio

Lo strano triangolo del Movimento: ambizioni, ortodossia e business. Grillo agita i due mandati per mediare ma da Di Maio a Taverna i big sperano che sia tutto uno scherzo

Simone Canettieri

Questa settimana la proposta del premier a mister Rousseau: senza accordo tutti in tribunale. Intanto però il comico Elevato si muove per non irrigidire ancora di più il figlio di Gianroberto

Non è il triangolo di Renato Zero, ma in apparenza è quello scaleno, con tutti i lati disuguali: Beppe Grillo, Giuseppe Conte, Davide Casaleggio. Passato, presente e futuro del M5S che si mischiano tra di loro, scambiandosi i ruoli e creando una confusione tale che alla fine nessuno si fida dell’altro. O forse è tutto un grande gioco delle parti.

 

L’ex premier era pronto dopo Pasqua a mostrarsi come nuovo capo del Movimento forte della benedizione coram populo di tutti i big, gli stessi che adesso Grillo vuole decapitare in vista delle prossime elezioni. In mezzo – eccolo il triangolo – c’è Casaleggio, a cui Conte questa settimana farà l’ultima offerta: o c’è l’accordo o c’è il tribunale.  


Questione di poche ore. Poi Conte farà arrivare via pec la proposta per Casaleggio: si tratta di saldare le pendenze economiche pregresse del M5s con l’associazione Rousseau (poco meno di 500 mila euro) e di cercare una collaborazione per il futuro. Un contratto di servizio annuale con una serie rigida di paletti. 

 

Prima dell’avvento di Conte come leader del M5s, Vito Crimi ricevette una proposta da Casaleggio per un contratto di servizio da 1,2 milioni di euro all’anno fino alla fine della legislatura. Una cifra considerata ora troppo esosa. E così, anche su spinta di Grillo, si sta ragionando su meno servizi e dunque su un prezzo inferiore: via l’assistenza legale passiva e attiva agli eletti e magari via anche la certificazione delle liste elettorali (verifica sul casellario giudiziario). In questo modo il contratto potrebbe scendere a circa 600mila euro. I nodi del contendere, che possono far saltare la trattativa e dunque far precipitare i protagonisti in tribunale, riguardano il ruolo della piattaforma Rousseau e il blog delle stelle (entrambi di proprietà, stringi stringi, di Casaleggio). Conte è  disponibile a non rompere con la casa madre di Milano a patto che il figlio di Gianroberto non giochi un ruolo attivo nelle scelte, ma si limiti a essere appunto un tecnico. Scenario complicato a cui nessuno crede fino in fondo.  

 

Ma in queste ore anche Grillo sta spingendo per non rompere con Casaleggio per non far finire  l’utopia a “Forum” o a “Un giorno in Pretura”.  I pochissimi che sono in comunicazione con tutti e tre i protagonisti di questa vicenda spiegano anche così gli ultimi affondi di Grillo sul limite del secondo mandato che non va toccato. “Beppe ha ragione”, ha detto infatti Davide a chi gli chiedeva un commento  a questo proposito. Come racconta l’agenzia AdnKronos che ha raccolto lo sfogo del ricciuto Elevato “la regola del doppio mandato non si tocca, altrimenti il Movimento prenderebbe il 5 per cento”. 

 

Non solo: fa sapere sempre Grillo che chi adesso si agita   – come appunto tutti i big – fa solo una fatica inutile: rimarrà comunque fuori dal Parlamento. E qui si torna al triangolo scaleno, ai tre lati che non sono uguali, a tre posizioni che sembrano non essere concilianti l’una con l’altra. Ma dietro a questa schizofrenia apparente (anche se di fatto Grillo non fa che ripetere ciò che ha sempre detto) si cela il tentativo del Garante di fare in modo che Casaleggio e Conte riescano a trovare un’intesa.  Soprattutto perché questa si appresta a essere la settimana decisiva per il futuro del M5s  con l’ultima proposta che Conte farà al presidente dell’associazione Rousseau. E allora è forse tutta una grande commedia all’insaputa di duecento parlamentari che si stanno macerando in queste ore pensando ai rispettivi futuri fuori da quella scatoletta di tonno mai aperta? Quelli al primo mandato dicono viva Davide e viva Conte, quelli al secondo, che sono volti che tutti conoscono, sono abbastanza sotto choc. Di Maio, Paola Taverna, Alfonso Bonafede, Riccardo Fraccaro, Danilo Toninelli sono convinti che alla fine un modo per loro si troverà. 


Una scappatoia, anzi una scorciatoia, “un modo per premiare le competenze acquisite sul campo immaginiamo che alla fine uscirà fuori, altrimenti Conte con chi farà la campagna elettorale in giro per l’Italia? Vuole davvero mettersi alla testa di una scatola vuota?”, sono le riflessioni nelle chat dei notabili, gli stessi che in queste ore, da quando Grillo si è messo a lucidare la ghigliottina in salotto, non si fanno più vedere. Non commentano e, ovvio, pensano a lavorare “per il bene dell’Italia”. Alla fine  tutti i big credono che dopo di loro sarebbe il diluvio. E pur   di non sporgere troppo la testa pensando al futuro, aspettano gli sviluppi del presente: l’accordo Conte-Casaleggio. Si inizierà da qui, poi si vedrà.

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non  pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d'autore.