
Foto Filippo Attili/Palazzo Chigi/LaPresse
Scontro sulla Pa
Lo sfogo di Brunetta: "I rinnegati come Ichino sono i peggiori"
Attenzione ai sindacati, diceva il giuslavorista. La risposta del ministro non si è fatta attendere: "Sono stufo della retorica pubblico contro privato. L'obiettivo è alzare il livello degli investimenti e oggi abbiamo le risorse per riuscirci"
Selezione della task force per il Recovery, poi avanti tutta per una nuova Pa. Senza paura di coinvolgere i sindacati nella riforma, come invece contestava al Foglio Pietro Ichino. "Ho già fatto questo mestiere 10-12 anni fa", è intervenuto Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione, ai microfoni di Rai Radio 1. "Adesso, dopo la guerra che ha distrutto l'economia di questo paese ma che ha messo a rischio anche la coesione sociale, lo faccio in piena pandemia. Penso di avere qualche competenza. Io sono il ministro di medici, infermieri, impiegati, magistrati, forze dell'ordine: questi sono i volti del lavoro pubblico. Come 10-12 anni fa voglio investire in queste professioni, dare una mano a far meglio. Lotta al precariato? Sì, ma non tanto per chi lavora nella Pa, ma perché questa è presente per le imprese, per le famiglie, per i più deboli. I ricchi, giustamente, questi servizi se li comprano sul mercato privato. Io lavoro per il paese. Non sopporto il dualismo 'dare i soldi ai burocrati contro darli al lavoro autonomo'. In questo momento si sta allargando il divario fra garantiti e non garantiti: voglio chiuderlo attraverso gli investimenti".
Poi la frecciata al giuslavorista: "Pietro Ichino viene dal Pci e poi si è distaccato", sottolinea Brunetta. "Peggio di chi si distacca non c'è nessuno. Io mi aspettavo da una persona di grandissima qualità come lui un altro tipo di approccio: la mia riforma di 10-12 anni fa, a tutela delle performance, non è stata abrogata eppure non l'avevo visto particolarmente caloroso allora. Adesso si contraddice. E mi mette in guardia dai suoi sindacati: quelli della sinistra. Non ne posso più della logica del buono e del cattivo. Voglio alzare la qualità degli investimenti. Abbiamo le risorse per farlo, perché abbiamo 200 miliardi dall'Europa. Abbiamo l'obbligo di farlo, perché questa è una grande occasione. Mi rifiuto dunque di essere ricacciato in questa logica. Lo dico a Ichino, ma anche a Porro, a Belpietro. A tanta gente che stimo: per favore, leggete le carte".
Oggi all'Italia serve soprattutto velocità per selezionare chi aiuterà a implementare il Recovery plan: come fare la selezione? "E' uno dei punti cruciali", ammette il ministro, "ce lo chiede l'Europa. Io sto pensando a una piccola rivoluzione: ci sono tantissimi bravi giovani, iscritti agli ordini professionali, con un dottorato nel cv. Si dovranno selezionare responsabilizzando gli enti che attuano i progetti. Dando loro fiducia, mezzi, fino all'intelligenza artificiale per individuare i profili migliori". L'ultima battuta sullo smart-working: "Se rimarrà anche dopo la pandemia? E' stata una risposta emergenziale, che ci ha fatto imparare una modalità assolutamente innovativa".


Il popolo ha sempre ragione
Statista? Mah, Pertini capì solo che per piacere agli italiani basta poco

Maiorino influencer