La pubblica amministrazione è centrale nella pandemia, dice Draghi

Il premier alla firma del "Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale"

Formazione, digitalizzazione, sblocco dei concorsi, smart working, relazioni sindacali, welfare contrattuale e revisione dell'ordinamento professionale del settore

"Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società. Questo è sempre vero, con la pandemia è ancora più vero", dice il premier Mario Draghi intervenendo nella sala verde di Palazzo Chigi alla firma del Patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale. "A fronte di questa centralità del settore pubblico se guardiamo la situazione attuale concludiamo che c'è molto da fare", aggiunge, parlando in particolare dell'età media e della formazione del personale pubblico. Governo e sindacati - dunque - firmano un patto per l'innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale per affrontare la sfida del Piano di ripresa e resilienza: partecipano il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, che si impegneranno in un accordo quadro che dovrebbe essere la base per le nuove relazioni industriali per la riforma della pa.

   

Tra i capitoli del documento ci dovrebbero essere la formazione, la digitalizzazione, lo sblocco dei concorsi, l'utilizzo dello smart working una volta che si esaurirà l'emergenza dettata dalla pandemia, le relazioni sindacali, il welfare contrattuale e la revisione dell'ordinamento professionale del settore. Nel documento ci dovrebbe essere anche un impegno ad allargare la riserva tecnico economica per i nuovi contratti oltre i 3,375 miliardi attuali.

    

Il discorso di Draghi

“Innanzitutto grazie a tutti voi. Nel corso delle consultazioni ho avuto modo di esprimervi quanto tenga a questo confronto e a questo dialogo. Oggi è la prima occasione formale di incontro dopo la formazione del governo e vi ringrazio molto.


Voglio ringraziare il ministro Brunetta, che ha preparato questo patto. Grazie ancora alle Confederazioni qui presenti. Il buon funzionamento del settore pubblico è al centro del buon funzionamento della società. Se il primo funziona, funziona anche la seconda. In caso contrario, la società diventa più fragile, più ingiusta. Per questo bisogna considerare questo ruolo centrale delle lavoratrici e dei lavoratori pubblici. Questo è ancor più vero con la pandemia, se pensate alla capacità e al sacrificio dei medici, degli infermieri, degli insegnanti, delle forze dell’ordine, del personale degli enti territoriali e statali nel fornire i servizi essenziali.


A fronte della centralità del settore pubblico, con riferimento alla situazione attuale, concludiamo che c’è veramente molto da fare.
Partiamo da due numeri: l’età media oggi dei dipendenti pubblici è di quasi 51 anni, mentre venti anni fa era di 43 anni e mezzo. Dal punto di vista demografico, quindi, per ragioni che trovano la loro radice in eventi anche lontani, c’è stato un progressivo indebolimento della struttura demografica della pubblica amministrazione.


C’è un secondo aspetto: la formazione. Oggi si spendono ben 48 euro a persona per la formazione del settore pubblico: ho detto ‘ben’ ironicamente. E un solo giorno è destinato alla formazione del personale pubblico.


In questa situazione dobbiamo considerare due eventi.


Primo: la pandemia ci ha fatto riflettere su tanti aspetti del nostro modo di vivere, ma certamente ci ha rivelato la centralità del settore pubblico nel proteggere il nostro modo di vita. Nel proteggere la qualità della nostra vita. Il secondo è il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza.
Questi eventi richiedono nuove professionalità, investimenti in formazione e nuove forme di lavoro. Se pensiamo allo sviluppo del lavoro in smart working, vediamo come è cambiato il nostro modo di lavorare; nuove professionalità richiedono investimenti e nuove regole. Questo è il percorso che stiamo iniziando oggi.


Il Patto è sicuramente un evento di grande importanza per il metodo, per il contenuto, per questa relazione di dialogo che c’è. 
Ma è, ricordiamocelo, il primo passo. Molto, se non quasi tutto, resta da fare.
Ed è con l’augurio che sapremo tener fede al contenuto di questo piano, alle aspettative e alle promesse di questo piano, che vi ringrazio di nuovo tutti, per oggi. Grazie.

  

Il discorso di Brunetta
 

“Per la nostra gente – ha detto il presidente Sergio Mattarella - il volto della Repubblica è quello che si presenta nella vita di tutti i giorni: l’ospedale, il municipio, la scuola, il tribunale, il museo”. 

 

Siamo tutti consapevoli delle difficoltà del nostro Paese.

Siamo altresì, qui, oggi, perché ci accomuna la scelta, unica probabilmente in Europa, di fare un primo passo di rilancio del paese puntando sulle lavoratrici e i lavoratori pubblici, quelli che il presidente Mattarella ha definito come il volto della Repubblica.

 

Ci sono precedenti importanti a cui vogliamo richiamarci, dalla nascita della Repubblica in poi. Ma è nel ’92 che le drammatiche crisi finanziaria e politica portarono a compiere una scelta inedita: costruire una stagione di confronto che ha consentito al Paese di uscirne più forte. 

 

Con la firma di oggi vogliamo mettere le basi per la costruzione di una nuova Italia, partendo dalle intuizioni di Carlo Azeglio Ciampi per avviare un percorso che investa sulle parti sociali, sull’innovazione. È lo spirito di allora che bisogna recuperare e che ricordo personalmente per l’onore che ho avuto di poter dare il mio contributo come consigliere della Presidenza del Consiglio di allora.

 

La firma di oggi assegna alla coesione sociale non una semplice ripetizione retorica, ma un valore fondante di uno Stato che si rinnova, si modernizza sul valore della persona e della partecipazione.

 

La scelta del Presidente Mario Draghi di valorizzare con la sua firma l’accordo di oggi pone questo nuovo inizio sotto i migliori auspici, per il Paese e per la sua capacità di puntare sulla responsabilità di tutte le parti per costruire un Piano nazionale di Recovery e Resilienza che investa sullo Stato e sui suoi servitori.

 

Uno Stato che si rinnova rappresenta la carta migliore per superare la retorica pubblico-privato, le distanze garantiti-non garantiti, chiede impegno e responsabilità condivise per obiettivi comuni.

 

Questo patto inaugura una nuova stagione di relazioni sindacali e il negoziato che si apre per il rinnovo contrattuale avverrà in questo contesto. Venerdì convocherò tutte le confederazioni sindacali rappresentative del pubblico impiego con l’obiettivo di avviare il negoziato in tempi brevi. È per noi il migliore segno di ripartenza. Un buon contratto è un investimento nella fiducia reciproca, nella stabilità e nel carattere innovativo delle relazioni di lavoro. 

 

Ogni processo di innovazione è, nella cultura di chi vi parla, un percorso di partecipazione diffusa. Puntare sulle persone al servizio dello Stato deve significare guardare avanti, insieme, più forti.

 

Sono grato ai Segretari Generali di Cgil Cisl Uil per l’immediata disponibilità a mettere in campo questo nuovo cammino. Il riconoscimento reciproco delle diverse istanze da rappresentare è il modo migliore con cui vogliamo ripartire e il metodo che vogliamo offrire al Paese per dipanare criticità e cogliere le innumerevoli sfide a cui siamo tutti chiamati.

  

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