Come evitare che il Recovery plan diventi un'occasione sprecata

Piero De Luca*

Le riforme, gli investimenti e il cronoprogramma di cui abbiamo bisogno per dimostrarci all'altezza della sfida. E ricostruire davvero dalle fondamenta l'Italia

Il Governo del Premier Mario Draghi “migliora” le prospettive dell’Italia per un “efficace utilizzo dei fondi europei”. Ecco la dichiarazione di Moody's che aleggiava ieri tra i partecipanti dell'Eurogruppo. È stato questo il clima che ha accolto il neo Ministro Franco al suo primo Summit europeo. Un clima di fiducia e grande aspettativa nella capacità di cogliere davvero l'occasione del Piano Next Generation EU per un rilancio dell'Italia che conduca il nostro Paese fuori dalle sabbie mobili in cui sembra irreversibilmente impantanato da troppi anni. Vanno in questa direzione le considerazioni espresse anche dal Presidente di turno dell’Eurogruppo, il ministro dell’Economia irlandese Paschal Donohoe. Piena convinzione che il Governo italiano a guida Draghi adotterà misure più specifiche e mirate per sostenere l'economia durante la pandemia ancora in atto e definirà con saggezza, equilibrio e rigore la bozza di Recovery Plan da presentare a Bruxelles per l'approvazione da parte della Commissione e del Consiglio. Questo è l'auspicio di tutti.

 

Al riguardo, ricordiamo che il Parlamento europeo ha approvato nei giorni scorsi il regolamento istitutivo del Recovery e Resilence Facility, lo strumento principale del programma Next Generation EU. Ora tocca all’Italia fare la propria parte e dimostrarsi all'altezza delle sfide che ha dinanzi. Perché questo accada è indispensabile lavorare ulteriormente su alcuni aspetti specifici della bozza di Recovery Plan attualmente inviata alla Camere.


 

Le Riforme

 

Il primo profilo da rafforzare è quello delle Riforme. Come precisato dalla Commissione nelle linee guida del 17 settembre 2020 e 22 gennaio 2021, e come confermato dal regolamento approvato dal Parlamento europeo, ai fini dell'approvazione dei Recovery Plan è indispensabile indicare i percorsi di Riforme, in linea con le Raccomandazioni 2019 e 2020, che gli Stati intendono attuare. Per il nostro Paese si tratta di criticità ataviche, che abbiamo oggi l’opportunità di superare in modo definitivo. Si pensi ai tempi e all'organizzazione dei processi civili e penali, alla modernizzazione del sistema fiscale – in una logica a nostro avviso di equità e progressività contributiva – alla semplificazione della burocrazia e della pubblica amministrazione, alla revisione del sistema pensionistico e del mercato del lavoro. Riforme - chiariamo - che ci indica l’Europa, ma che servono all’Italia.

 

Gli investimenti

 

Il secondo profilo da approfondire è legato alla natura degli investimenti ammissibili secondo le norme dell'Unione. L'Eurogruppo di ieri ha mostrato fiducia anche sulla nostra futura capacità di programmare finalmente interventi che superino la logica degli aiuti a pioggia o dei micro progetti fini a se stessi. Le norme UE stabiliscono che almeno il 37% delle risorse siano destinate alla sostenibilità ambientale, il 20 % ad obiettivi di transizione digitale, ed il resto alle altre quattro aree di intervento indicate, tra cui emerge in particolare la coesione sociale e territoriale. Ora, la sfida da raccogliere è quella di concentrare le risorse del Recovery Plan, come aveva precisato proprio Mario Draghi, su progetti di investimenti strategici “ad alto rendimento”, in grado di produrre una crescita strutturale del Paese, con una visione d’insieme, unitaria ed ambiziosa, che eviti il rischio di interventi a macchia di leopardo, privi di coerenza o coordinamento. Il tutto ovviamente accompagnato da un cronoprogramma preciso dei progetti proposti, che - come noto - dovranno essere realistici e concreti in quanto vanno conclusi entro il 2026, e dovranno rispettare degli obiettivi intermedi di stati di avanzamento, pena la mancata erogazione dei fondi. Questo è quello che chiede l'Europa: tempi certi e procedure accelerate per evitare di incorrere nei ritardi che caratterizzano da decenni le nostre performance di utilizzo dei Fondi strutturali europei.

 

Le prossime tappe

 

Accanto ai profili appena ricordati, legati all'approvazione del Revovery Plan, è stato altresì ricordato a Bruxelles che gli Stati membri hanno un ulteriore impegno da rispettare nelle prossime settimane. Mi riferisco al processo di approvazione delle risorse necessarie a finanziare proprio il Next Generation EU. Il Commissario Gentiloni, in particolare, ha sollecitato gli Stati a non abbassare la guardia su questo aspetto poco approfondito finora, che non appare però per nulla scontato. Il 14 dicembre 2020, il Consiglio ha adottato infatto la decisione UE 2020/2053 che stabilisce il sistema delle risorse proprie per sostenere il bilancio pluriennale dell’Unione 2021-2027. È stata questa decisione del Consiglio ad autorizzare la Commissione europea a contrarre sui mercati prestiti (Eurobond) da 750 Miliardi di euro per finanziare il piano Next Generation EU.

 

Ai sensi dell’articolo 311, comma terzo, del TFUE, tale provvedimento entra in vigore, però, solo dopo l’approvazione, ossia la ratifica, da parte di tutti gli Stati membri. Nei vari Paesi si sta procedendo a rilento e questo rischia di inficiare l'effettiva immediata operatività delle risorse straordinarie approvate. Questo creerebbe dei danni enormi, in quanto non consentirebbe neppure l'anticipo del 13% delle sovvenzioni all'approvazione del Piano nazionale. Da qui la ragione dell'invito ad accelerare.

 

In Italia, l’articolo 21 del c.d. Decreto Milleproroghe contiene la norma che mira a dare piena e diretta esecuzione alla citata decisione del Consiglio. È evidente tuttavia che l'attuale situazione politica ha praticamente bloccato l'iter di converisone parlamentare del Decreto. Ecco il primo compito cui sarà chiamato il Parlamento con il sostegno del nuovo Governo: convertire quanto prima il Decreto Milleproroghe, così da accompagnare senza ritardi il processo di entrata in vigore della decisione UE sulle risorse necessarie al programma Next Generation EU.

 

Insomma, c'è grande fiducia in Europa nelle capacità del nostro Paese di utilizzare al meglio il piano per la ripresa Next Generation EU. Tocca a noi non tradire le aspettative e cogliere questa occasione storica ed irripetibile per rilanciare e ricostruire davvero dalle fondamenta l'Italia. 

 

*deputato del Pd

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