(foto Ansa)

Perché il voto di oggi su Rousseau vìola lo statuto del M5s

Luciano Capone

Gli iscritti alla piattaforma hanno ratificato il sostegno al nuovo governo ma la consultazione è illegittima: è stata indetta con meno di 24 ore di preavviso

Il popolo di Rousseau ha ratificato il sostegno, chiaramente manifestato dalla classe dirigente del M5s, a favore dei un  governo presieduto da Mario Draghi. Hanno espresso il voto  circa 74 mila militanti grillini su 119 mila aventi diritto: 44 mila si sono schierati per il sì (il 59 per cento) e 30 mila per il no (41 per cento). Rispetto ai casi precedenti consultazioni, si tratta del risultato più combattuto. Nel maggio 2018, quando si doveva decidere sul governo Conte I insieme alla Lega di Matteo Salvini, le percentuali erano state bulgare: “Più del 94 per cento degli iscritti del MoVimento 5 Stelle che hanno partecipato alla votazione ha detto sì al Contratto per il Governo del Cambiamento!”, annunciò l’allora capo politico Luigi Di Maio. Quando l’anno successivo, nel settembre del 2019, gli iscritti furono chiamati a esprimersi sul governo Conte II insieme al Pd i sì scesero di 15 punti, ma restando comunque su un livello alto (79 per cento). Questa volta l’area del dissenso è raddoppiata, facendo scendere i governisti di altri 20 punti

 

 

L’ulteriore problema per la leadership del M5s è che il voto su Rousseau è illegittimo. Lo statuto del M5s prevede infatti all’art. 4 (“Democrazia diretta e partecipata”) che “La consultazione in Rete è indetta con avviso sul sito internet del MoVimento 5 Stelle, con preavviso di almeno 24 ore. Nell’avviso sono indicati gli argomenti oggetto della votazione, la data e l’orario iniziale e finale della votazione e le modalità di voto”. Ma la procedura non è stata rispettata, in quanto il voto cominciato  alle 10:00 dell’11 febbraio è stato annunciato il 10 Febbraio alle 19:48: quindi con solo 14 ore e 12 minuti di anticipo, ovvero 10 ore in meno rispetto al “preavviso di almeno 24 ore” previsto dallo statuto del partito.

 

Già sul piano sostanziale il plebiscito è stato  condizionato dal quesito suggestivo formulato dal capo politico reggente Vito Crimi, che induceva nettamente gli scritti a prendere per il sì al governo Draghi (“Sei d’accordo che il MoVimento sostenga un governo tecnico-politico che preveda un super-Ministero della Transizione Ecologica e che difenda i principali risultati raggiunti dal MoVimento, con le altre forze politiche indicate dal presidente incaricato Mario Draghi?”). Ma il mancato rispetto delle norme dello statuto rende la votazione illegittima anche sul piano formale. A questo punto il leader degli sconfitti, Alessandro Di Battista, potrebbe chiedere l’annullamento del voto. In tal caso a esprimersi contro la procedura del capo politico Vito Crimi sarà, secondo lo statuto, il Comitato di Garanzia presieduto da Vito Crimi.  

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali