Ricucire con Renzi

Fabrizio Cicchitto

Due passi indietro per farne uno in avanti. Perché Conte e Renzi devono trovare un altro accordo 

Al direttore - L’inattendibilità e anzi la pericolosità delle posizioni in politica estera, in politica economica e anche nella politica sanitaria della Lega di Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni non giustificano né i comportamenti politici seguiti negli ultimi mesi dal presidente Conte, né il duello personale fra lo stesso Conte e Renzi, ma nemmeno le dimissioni delle due ministre dopo i risultati raggiunti sul terreno del metodo e dei contenuti in seguito alle giuste richieste di merito avanzate da Italia Viva.

 

Parliamoci chiaro: a nostro avviso da alcuni mesi ad oggi la pratica dei DPCM a Conte ha dato alla testa ed egli l’ha estesa ad un po’ a tutto puntando ad acquisire dei veri e propri pieni poteri. Sia sull’approvvigionamento del materiale sanitario, dai tamponi ai vaccini, sia sulla gestione dei servizi segreti, Conte ha puntato a una gestione concentrata su lui stesso e su due suoi fiduciari (Arcuri e Vecchioni). Non contento di ciò Conte ha provato a realizzare la stessa operazione addirittura sulla progettazione e anche sulla gestione dei 200 miliardi del Recovery Fund. Conte ha prodotto una proposta sbagliata nel metodo e ancora più sbagliata nella sostanza (una miriade di bonus, 3 miliardi per il turismo, 9 per la sanità). A quel punto Renzi ha manifestato il suo dissenso svolgendo un obiettivo ruolo di servizio pubblico a fronte della incredibile passività politica del Pd. Così si è aperta una trattativa che ha prodotto una serie di risultati. Siccome però Renzi è uno dei peggiori nemici di sé stesso, egli ha via via caricato questo confronto di ipotesi che avevano per oggetto la stessa figura del presidente del Consiglio e la sorte del Governo sulla base di una linea caratterizzata da indubbi elementi di avventurismo. Ad essa però Conte ha risposto con altrettanto avventurismo dichiarando che se Renzi avesse fatto dimettere le due ministre da quel momento egli era fuori dalla maggioranza.

 

Nella giornata di ieri Conte ha auspicato la formazione di una maggioranza organica. La risposta di Renzi è stata di due tipi, per un verso ha fatto dimettere le due ministre, per altro verso però ha assunto una posizione contrattualistica su tutto, dal programma, alla gestione, allo stesso presidente del Consiglio. Adesso a loro volta Conte, il Pd, il M5s, LeU sembrano aver scelto la strada dell’arroccamento che non si sa dove può portare, se non alla ricerca disperata dei cosiddetti “responsabili”.

 

A nostro avviso, invece, Renzi, come Lei ha scritto nel suo fondo di ieri, va comunque preso in parola e, come ha proposto anche il sen. Casini, va aperto un confronto per verificare se esistono le condizioni per una maggioranza organica al di là delle polemiche di una nottata. L’arroccamento infatti copre l’incredibile assenza di iniziativa politica da parte del Pd che va superata non con indignazioni tardive, ma con una ripresa della azione politica che, anche in situazioni così difficili, si fonda sulla mediazione.