Più renzismo, meno grillismo. Come seguire con ottimismo la crisi di governo
Cosa vuole Renzi da Conte? Qual è il punto di caduta del litigio? Il partito del non voto come argine contro il populismo. Guida per orientarsi nella crisi che verrà
Sarebbe davvero un male se alla fine dei conti, e alla fine della crisi di governo, fosse l’agenda Renzi a rimettere un po’ di ordine tra i cocci del paese? La settimana che si apre sarà cruciale per capire quale sarà il destino della legislatura e per quanto ci si possa appassionare in modo sincero ai temi economici, sanitari e culturali che si trovano dietro i battibecchi tra Matteo Renzi e Giuseppe Conte non c’è modo migliore per provare a capire il futuro del governo – e per provare a capire la ragione per cui Renzi ha in pugno la legislatura – che andare a studiare la psicologia dei protagonisti della prima grande partita a scacchi del nuovo anno politico. Matteo Renzi lo dice ormai da giorni e lo ripete in privato a ogni occasione e con ogni interlocutore. Per lui questo governo è finito, per lui il BisConte non ha futuro e dopo la scelta fatta dal presidente del Consiglio di annunciare un confronto in Parlamento per verificare se vi sia o meno una maggioranza ancora a sostegno di questo governo è probabile che questa settimana avvenga quello che in molti fino a qualche giorno fa consideravano improbabile: Renzi che ritira i suoi ministri dal governo e Renzi che dà l’avvio ufficiale alla crisi.
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- Claudio Cerasa Direttore
Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.