La nemesi del frenetico Papeete. Ecco l'estate di Giuseppe Conte
L'anno scorso di questi tempi era tutto un botto e un petardo, un mojito di traverso. Ora è tutto un pensiamoci dopo, un serafico rinvio tra crisi e Covid
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Conte e Di Maio alla rincorsa del Pd, e Crimi (nel mezzo) non ne può più
L’anno scorso di questi tempi era tutto un botto e un petardo, un darsele di santa ragione, un Papeete e un mojito di traverso, “Salvini fa il furbo”, diceva Di Maio. “La pazienza ha un limite”, rispondeva quell’altro. E allora si rincorrevano, poi si ficcavano i gomiti nel fianco, piroette, esagerazioni, la lira come orizzonte, lo spread e le fetecchie. Era agosto, proprio come oggi, e mentre al Quirinale già si cucinava il Bisconte, ecco che il segretario della Lega, non più ministro dell’Interno ma pur sempre Truce d’Italia, sfidava il precetto della canicola, quello secondo il quale, scriveva Ceronetti, “con il caldo è insensato pretendere qualcosa di ragionevole, di giusto e di possibile”. Insomma, quell’uomo dal metabolismo accelerato che aveva superato il 30 per cento dei consensi, senza nessuna comprensione per i diritti del calendario imponeva a se stesso e a tutti gli altri un ultimo salto nei cerchi di fuoco. Una corsa sotto il sole.
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- Salvatore Merlo
Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi universitaria in Inghilterra. Ho vinto alcuni dei principali premi giornalistici italiani, tra cui il Premiolino (2023) e il premio Biagio Agnes (2024) per la carta stampata. Giornalista parlamentare, responsabile del servizio politico e del sito web, lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.