Mes subito. La Bonino stana il governo sull'Europa

“Facciamo esprimere il Parlamento sull’accesso agli strumenti di finanziamento europeo”, dicono +Europa e Azione, che presentano una risoluzione. Domani il voto (salvo giochetti)

Roberta Benvenuto

Mes subito, è la risoluzione di +Europa e Azione che impegna il governo a prendere i fondi europei. Risoluzione che dovrebbe essere votata domani, dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte in aula, ma che sarebbe avversa alla maggioranza.

   

“Non c’è modo se non con una forzatura inaccettabile in stile orbaninano di impedire al parlamento di votare una risoluzione che impegni il governo a fare richiesta del Mes”, dice Benedetto Della Vedova. “La nostra risoluzione chiede al governo di attivare le procedure per accedere al Mes. L’Italia che non utilizza 36 miliardi a tasso zero per la sanità è debole. Ci diranno: Non avete i soldi che avete già a disposizione e ne chiedete degli altri. Ovviamente Conte così sarà debolissimo”. Mentre per Riccardo Magi “Si fa un gran parlare della centralità del Parlamento, ma il Parlamento non si è mai espresso sull’accesso a questi strumenti di finanziamento europeo. L’ultima volta era il dicembre 2019, un altro mondo, un’altra epoca prima del Covid. Sarebbe grave da parte dei presidenti di Camera e Senato impedire che ci fosse una discussione e un voto finale che dia un mandato chiaro al presidente Conte in vista del consiglio europeo”.

  
“Politicamente ci è chiarissimo quello che sta succedendo”, dice Emma Bonino. “Sta succedendo per l’ennesima volta che poiché la maggioranza è di una opinione assolutamente diversa, l’unica via che si trova come collante è il rinvio. Il Sure e il Mes sono disponibili subito, il New generation fund, ammesso che ci vada di lusso, sarà disponibile una parte nel 2021, la parte più sostanziosa fine 2022, inizi 2023. Questo deve essere chiaro ai cittadini. Il governo ha la responsabilità, non l’opposizione di destra, di guidare le politiche di questo paese. Dalla paralisi bisogna uscire. Una cosa è il palazzo dove tutto questo capiamo perfettamente ma una cosa altra è il paese. Temo che la crisi economica di settembre ottobre non sia ancora divenuta consapevolezza delle forze di governo”.

 

“Con la motivazione di mettere il paese al riparo dai deliri estivi di salvini questi lo hanno esposto ai capricci quotidiani di Di Maio e Casalino”, prosegue Matteo Richetti di Azione. E il senatore Gregorio De falco insiste: “Io trovo irragionevole respingere questa possibilità perché qualcuno obietta ‘Il paese può trovare i propri fondi sul mercato vendendo titoli di stato’. Ok, i titoli di stato costano. La differenza è stata calcolata con una sorta di bollo notarile è di circa 4-500 milioni l’anno, quindi 5 miliardi in 10 anni. Perché dovremmo spendere di più?”.

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