Al mercato delle promesse elettorali. Quanto ci costano davvero i programmi economici dei partiti

Enrico Cicchetti

"Per l'Unione europea la priorità principale del nuovo governo italiano dovrebbe essere la riduzione dell'enorme debito pubblico", scrive in un ricco paper Credit Suisse, che analizza la situazione economica dell'Italia in vista delle elezioni del 4 marzo. "Tuttavia – continua l'istituto svizzero – le coalizioni politiche stanno facendo promesse costose durante la campagna".

    
Le promesse elettorali più care sono quelle del centro destra (Lega e Forza Italia): il conto totale stimato da Credit Suisse è compreso tra 86 e 112 miliardi di euro, dal 5,4 al 7 per cento del pil. Se si considera anche il costo annuale della promessa di riduzione dell'età pensionabile si arriva ad un tetto massimo compreso tra 104 e 130 miliardi di euro (6,5 - 8,1% del pil). Lega e Forza Italia sono fiduciosi di raccogliere i fondi per finanziare queste promesse dall'emersione dell'economia sommersa come conseguenza della riduzione di imposte, adeguamenti delle spese fiscali, riduzione della spesa pubblica e maggiore flessibilità. Anche la campagna del M5s è costosa e si basa su riduzione delle tasse, un minimo di "reddito di cittadinanza" per famiglie a basso reddito. Il conto totale è tra i 53 e i 59 miliardi di euro, pari al 3-4 per cento del pil italiano. Mentre, sempre secondo l'istituto svizzero, "la coalizione di sinistra sembra quella con il programma più ragionevole da una prospettiva finanziaria": conto totale compreso tra 18 e 21 miliardi di euro, pari all'1 per cento del pil.

       

Credit Suisse aggiunge: "Chiaramente i programmi dovrebbero essere coerenti con gli impegni finanziari stabiliti con l'Unione europea, principalmente perché il Quantitative Easing finirà presto. Mancano ancora i programmi dettagliati delle coalizioni e la campagna è appena iniziata: i partiti politici non sembrano prendere in considerazione come affrontare la riduzione del debito pubblico. L'Europa e il debito pubblico sono i grandi assenti dell'attuale discussione politica italiana. Nelle prossime settimane, avvicinandosi al 4 marzo, l'esito dei sondaggi potrebbe causare una certa volatilità nel mercato italiano. Una vittoria dei partiti populisti potrebbe aumentare lo spread e potenzialmente colpire le banche italiane, tuttavia non possiamo escludere che qualunque sarà il risultato delle elezioni, una grande coalizione potrebbe limitare i rischi di un governo dei populisti".