Matteo Salvini (foto LaPresse)

Dove portano le corrispondenze amorose fra Lega e destra sovranista

David Allegranti

Salvini ha difeso l’irruzione di Veneto fronte skinheads nella sede pro-migranti di Como. Un ritorno di fiamma tra il Carroccio e la galassia che ruota attorno a CasaPound

Roma. La LegaPound nacque il 18 ottobre 2014, quando in corteo a Milano leghisti e “fascisti del Terzo Millennio” parteciparono alla manifestazione “Stop invasione”. “Oggi è la svolta della gente perbene”, disse il segretario della Lega Nord Matteo Salvini, deciso a far virare il suo partito verso il sovranismo. Da quel giorno di ottobre a oggi molte cose sono cambiate, compreso il fatto che l’alleanza fra Lega e CasaPound s’è sfasciata. Oggi però sembra esserci un ritorno di fiamma (è il caso di dirlo) fra leghisti e quel sovranismo di destra che fa capo a CasaPound ma non solo. Salvini ha difeso l’irruzione di Veneto fronte skinheads nella sede pro-migranti di Como Senza Frontiere: “Non è elegante entrare in casa d’altri non invitati, ma il tema dell’invasione dei migranti sottolineato dagli skinhead è evidente”.

 

Ieri a Omnibus Claudio Borghi, responsabile economico della Lega, ha detto che “di violenza vivaddio non se n’è vista”, ha spiegato anche che condivide il testo del comunicato letto dagli skinhead, “lo slogan fermiamo l’invasione non posso condannarlo”, così come i passaggi di critica al “turbocapitalismo”. Quanto a CasaPound, Borghi ha ricordato che “quando mi sono candidato come governatore in Toscana ho detto che avrei accettato qualsiasi forza, dalla destra alla sinistra, in modo tale da battere il Pd”. Non gli dispiacerebbe dunque un’alleanza alle prossime elezioni. CasaPound “viene definita come una cosa così tremenda”, ma “se devo essere sincero sono stato a qualche loro conferenza e di violenza non ne ho vista”. Solo in caso di “accenni ad atteggiamenti violenti e antidemocratici gli tiro una croce sopra”. Insomma, la Lega (che ha capito di aver fatto il pieno dei voti anti sistema) la e destra estrema tornano ad annusarsi? Forse non hanno mai smesso. L’anno scorso la Lega ha eletto al Municipio 8 di Milano Stefano Pavesi del gruppo neofascista Lealtà e Azione (il consigliere la settimana scorsa è stato accusato di fare bagarinaggio a una partita di hockey). E al Centro-Sud, il partito di Salvini ha bisogno di quel sostegno politico.

 

Lo dimostrano le elezioni europee del 2014: Mario Borghezio della Lega è stato eletto grazie ai voti di CasaPound. Lo stesso che nel 2011, non vent’anni fa, invocava la secessione, così “manderemo affanculo Roma ladrona”. Borghezio è stato protagonista di alcune manifestazioni di destra proprio a Roma. Nel novembre 2014, presidiò il territorio delle periferie, facendosi accompagnare dai suoi assistenti dell’epoca, Mauro Antonini, oggi candidato di CasaPound per le regionali nel Lazio, e Davide Di Stefano, fratello di Simone candidato presidente del Consiglio di CasaPound. “Quei ragazzi – ha detto ieri Borghezio riferendosi agli skinhead – sono il nuovo ’68, opposto e identico a quello delle manifestazioni giovanili del tempo”. La Lega non ha una classe dirigente da Roma in giù, negli ultimi anni ha dovuto imbarcare riciclati. Angelo Attaguile, segretario di Noi con Salvini, vien dal Movimento per le Autonomie di Raffaele Lombardo. Gianluca Cantalamessa, coordinatore di Noi con Salvini in Campania, è un ex Msi. Souad Sbai, ex parlamentare finiana, ha aderito alla Lega nel 2014. Qual è la classe dirigente leghista nel Sud? Basta dare un’occhiata al partito in Sicilia. La lista FdI-Noi con Salvini ha portato a Palazzo d’Orleans quattro deputati, tra questi in quota Salvini c’è Tony Rizzotto ha fatto gavetta nella Dc, poi ha militato nell’Udc e due legislature fa era stato eletto nell’Mpa di Lombardo. In Puglia la Lega è riuscita a entrare in Consiglio regionale grazie al passaggio da Forza Italia dell’ex capogruppo Andrea Caroppo. E, sempre per restare in casa sovranista, il “Movimento Nazionale per la sovranità” di Alemanno e Storace ha presentato, insieme al numero due della Lega Giancarlo Giorgetti, i “comitati per Salvini premier”. Insomma, se con Forza Italia dovessero andare male le cose, è sempre pronta un’opposizione di destra, critica sull’Europa, e identitaria. Se non è LegaPound, poco ci manca.

David Allegranti

  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.