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Così Berlusconi lavora al Partito della nazione di centrodestra

Paolo Emilio Russo

Dagli animalisti ai "rivoluzionari cristiani", fino alla "quarta gamba centrista". Le mosse del Cav. in vista delle prossime elezioni

Roma. Mica c’è solo il Partito animalista di Michela Vittoria Brambilla. Da settimana scorsa il Centro studi del pensiero liberale, la nuova sigla “preferita” di Silvio Berlusconi, ha pure i suoi “rappresentanti territoriali” e comincia ad assumere le sembianze di un partito. E per capire che non si tratta di una iniziativa personale di Francesco Ferri e dei suoi amici “soci fondatori” basta vedere dove si è tenuta la riunione del 25 settembre scorso: Villa Gernetto, di proprietà del Cavaliere. “Ma quale casting”, si schermisce il fondatore, brianzolo pure lui. Questo gruppo di (giovani) imprenditori e imprenditrici  che dichiarano come missione quella di “diffondere il pensiero liberale” ha già scelto come simbolo “un albero stilizzato, in un logo nato dall’intreccio del bianco nel blu, saldamente ancorato nella terra e che si protende verso l’alto in maniera armoniosa e sicura” ed è diventato il più assiduo frequentatore della Villa di Arcore.

 

Con i suoi membri l’ex premier ha “lavorato molto” sul tema della flat tax (al 25 per cento), li ha spinti ad andare avanti, a non fermarsi a questo. Poi, come capita spesso, ha parlato di loro e di quanto sono bravi anche agli altri. Ma chi sono gli altri? Sono le altre (piccole) formazioni della “galassia berlusconiana”, che va ben al di là di Forza Italia. Il Cavaliere ha considerato di giocare con questo schema: tanti simboli, diverse liste, con al centro il suo partito storico, non più solo. “Si prendono più voti”, ha spiegato in diverse occasioni. Un altro progetto che ha già avuto il via libera del patron di Mediaset è la “lista civica nazionale” cui sta lavorando da alcuni mesi Simone Furlan, membro dell’Ufficio di presidenza di Fi, più noto per essere stato il fondatore dell’“Esercito di Silvio”. Gran fustigatore di Alfani e simili (per conto terzi), l’ideatore della lista personale del Cavaliere, nata nel 2013 dopo la cacciata dal Senato, sta reclutando “soldati” e ha addirittura coinvolto nell’operazione un (piccolo) sindacato di polizia, il Les. “Riteniamo questo progetto molto interessante”, ammette il segretario, Giovanni Iacoi. “Berlusconi ci ha incoraggiato a proseguire, a coinvolgere persone nuove, giovani, non politici di professione”, ammette Furlan parlando con il Foglio. Vuole presentare lista e simbolo alle prossime elezioni politiche e già dispone di un’organizzazione territoriale, quella stessa che, quasi un anno fa, aveva messo in campo la “carovana” delle automobili 500 con il logo di Fi usate per il referendum. Come una volta c’erano i club “Forza Silvio” e i circoli, oggi, dentro Forza Italia, si muove Rivoluzione cristiana, la sigla del suo ex ministro Gianfranco Rotondi.

 

L’ex premier gli offre (spesso e volentieri, per le riunioni) pure casa sua, concede in prestito il “parlamentino” di Palazzo Grazioli, che non ospita i dirigenti forzisti da un bel po’. Della “galassia” berlusconiana l’ex premier vorrebbe facesse parte anche la “quarta gamba” centrista alla quale lavorano da settimane Enrico Costa, Stefano Parisi, Flavio Tosi e Lorenzo Cesa. L’unico partitino già quotato – e nemmeno poco, perfino l’1,5 per cento – dai sondaggi è quello animalista dell’ex ministro del Turismo, mentre tutti gli altri non avranno vita facile. Ma forse, in verità, non saranno mai costretti a prendersi i loro voti dentro le urne. Il Cavaliere infatti avrebbe già illustrato ai promotori di queste liste la sua intenzione: un “predellino” bis che serva per inglobare le diverse identità in un unico listone, consenta di superare Forza Italia, allargandola. Sogna una specie di “Partito della nazione” ma di centrodestra, un Popolo delle libertà 2.0 pronto da calare come un asso nella manica a pochi mesi dal voto. Il piano c’è, la disponibilità dei “piccoli” pure. Ma tutto dipende dalla prossima legge elettorale, da come (e se) sarà approvata.

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