Vincenzo Cicchetti (Foto da Facebook)

"Di Maio farebbe meglio a trovarsi un lavoro", dice uno dei suoi sfidanti

Valerio Valentini

Vincenzo Cicchetti spiega le ragioni della sua candidatura alle "primarie farlocche" di M5s. E parla di "una corsa azzoppata finalizzata a far vincere il delfino designato"

A caldo, ha definito tutta la procedura “una sonora cazzata”. Poi, a distanza di qualche ora, sull'espressione ha provato a ritrattare, in parte, spiegando che non andava presa alla lettera. “Il giornalista a cui ho detto quella frase ha enfatizzato un po'”, si giustifica. E però sulla sostanza di quell'affermazione, Vincenzo Cicchetti, uno degli otto candidati alle primarie online del Movimento 5 stelle, resta assolutamente convinto: “Fatta in questo modo, l'elezione del premier è farlocca. Formalmente l'iter democratico viene rispettato. Ci si può iscrivere, si può partecipare, si può votare liberamente. Nei fatti, però, c'è chi parte a cinque metri dal traguardo e chi invece dieci chilometri più indietro”.

 

Parla in fretta, Cicchetti. Sessantadue anni, nato a Coriano, sui colli riminesi, e vissuto sempre tra Cattolica e Riccione, dove ha mosso i suoi primi passi in politica. Prima con l'Italia dei Valori, per nove mesi a cavallo tra il 2009 e il 2010, poi con il Movimento 5 stelle. Di cui è un attivista – “un attivista vero”, ci tiene a precisare – da ormai sette anni. Parla in fretta, Cicchetti, perché sono in tanti in queste ore a cercarlo, a chiamarlo, a scrivergli. “Sono assediato dai giornali”, dice. Ed è consapevole che tutto durerà pochissimo: “Domani tornerò nel dimenticatoio, lo so”. Ma intanto, si gode il suo quarto d'ora di celebrità. “Ne avrei fatto volentieri a meno, se devo esser sincero”.

 

Detta così, Cicchetti, sembra quasi che abbia fatto un sacrificio a candidarsi.
“Ma no, per carità. Direi più che altro come provocazione.”
I metodi scelti non le piacciono, dunque.
“Assolutamente no”.
Ma ci sarebbe stata la possibilità di agire diversamente? Di organizzare qualcosa di meno indecente?
“Direi proprio di sì. I temi c'erano e i mezzi anche. Avrei preferito delle selezioni aperte a personaggi fuori dal Movimento, con curriculum più pesanti. Come accadde, del resto, all'epoca della scelta del candidato per la Presidenza della Repubblica. E invece si è scelta una procedura che finirà per delegittimare la leadership di chi vincerà. E che, soprattutto, espone inevitabilmente il Movimento a qualsiasi critica. Così si dà consistenza anche ai dubbi peggiori...”
Che sarebbero?
“Quelli di chi parla di un accordo studiato a tavolino tra Casaleggio e i nostri parlamentari per far trionfare agevolmente Di Maio.”
E non è andata così?
“Io constato che ci si è chiusi in una gara azzoppata col solo scopo di far vincere il delfino designato. Sinceramente non credevo che saremmo stati in otto a concorrere. Mi sarei aspettato più candidati, e soprattutto mi sarei aspettato qualche parlamentare di peso. In ogni caso, sarà il futuro a dirci cosa è stato a spingerci al punto da ridurci a questo deserto di candidature.”
Sembra quasi un de profundis sul Movimento, il suo.
“Il Movimento può ancora cambiare, io sto operando per questo. Dopodiché è probabile che sia solo un tentativo illusorio, il mio. Ma a sessant'anni passati, conviene tentare”.
E non teme che queste dichiarazioni possano costarle caro? In passato, chi si è lamentato sulla scarsa democrazia del Movimento è stato espulso. Cosa le dice che non accada anche a lei?
“Espulso, io? Al massimo può espellermi il mio socio, con cui gestisco un'azienda di software. E' grazie alla Fornero che sono ancora in pista, visto che mi ha spostato la pensione a 67 anni. Altrimenti sarei ormai prossimo a passare le giornate alla bocciofila col quartino di rosso.”
Di Maio invece potrebbe doverle passare a Palazzo Chigi. Cosa ne pensa, di lui?
“Che è mediaticamente molto abile.”
Il che non basta per essere un buon premier, però. Non trova?
“Se lo avessi ritenuto in grado di guidare un governo, lo avrei votato e non mi sarei deciso a sfidarlo. Più che altro, io gli consiglierei di dimettersi e di trovarsi un lavoro serio. Impegnarsi in quello per una decina d'anni, e poi semmai ricandidarsi. Qualcosa nella tua vita devi pur combinarlo, prima di aspirare a migliorare quella degli altri.”
Dunque in fondo concorda con Silvio Berlusconi: chi non ha compilato una dichiarazione dei redditi, non può pensare di governare un paese.
“Francamente non pensavo che nella mia vita sarei mai arrivato a dover dare ragione a Berlusconi. Però, in questo caso, sarebbe difficile contraddirlo.”
Prima di iniziare la sua attività coi Cinque stelle, ha militato nove mesi tra le fila dell'Idv.
“E sono bastati a farmi vedere il marcio della politica.”
Bene. E dopo sette anni di impegno nel Movimento, pensa che questo sia davvero diverso dai partiti tradizionali che vuole annientare?
“Le idee alla base sono diverse, certo. Ma l'organizzazione no. E l'organizzazione sta facendo morire le idee.”
La sua candidatura è stata accettata nonostante lei abbia partecipato alle elezioni con l'Idv nel 2009 e nel 2010. Eppure questo è vietato dal regolamento. Come se lo spiega?
“Ma nel 2009 sostenni con l'Idv il candidato di Cattolica per il quale anche Grillo fece un comizio. Dunque il problema non esiste.”
A dire il vero nel 2009 lei si candidò anche a Riccione, con l'Idv. E poi nel 2010, sempre con l'Idv, partecipò alle regionali dell'Emilia-Romagna a sostegno di Vasco Errani, del Pd.
“Ma davvero? Boh, può darsi. Non ricordo. Comunque la mia candidatura è stata accettata.”
Certo. E a tal proposito, in bocca al lupo.
“Bah, per quel che vale. Se prendo due voti, io mi ritegno soddisfatto.”

Di più su questi argomenti: