Anche nel divertimento l'Italia è un paese per vecchi

Jessica Mariana Masucci

La popolazione invecchia e i comuni moltiplicano le iniziative per "mantenere attivi" gli anziani 

C’erano una volta gli anni Ottanta e Cyndi Lauper che cantava “Girls just want to have fun”. Oggi, a volersi solo divertire in Italia sono gli anziani.

Dimentichiamoci case di riposo, tavolini tristi con carte da gioco appiccicose, tv accese notte e giorno, l’osservazione ostinata dei cantieri stradali. Certo, questo non è un mondo già scomparso, ma ormai la politica sembra essersi rassegnata all'idea che il nostro futuro (anche elettorale: ricordiamo Silvio Berlusconi e le celebri dentiere gratis?) sono loro, e quindi si attrezza di conseguenza.

L’invecchiamento della popolazione – l’Istat prevede che nel 2065 un italiano su dieci avrà 85 anni o più – comporta problematiche in termini di sostenibilità economica, welfare, sistema pensionistico, sanità. Sussiste però anche questo altro aspetto: come far trascorrere ai vecchi arzilli il tempo libero? Le istituzioni, in particolare i Comuni, e alcune associazioni, oltre agli interventi per gli anziani più fragili, stanno iniziando a sbizzarrirsi su come mantenerli attivi.

 

 

 

Lo yoga è quotatissimo. I centri socio-ricreativi del comune di Milano, a fronte di un importo associativo di 10 euro, lo propongono a chi ha superato i 55 anni, offrendo anche altri svaghi come balli, gite, conferenze e campi di bocce. A Torino il comune lo ha inserito nel “Pass60”, un carnet di iniziative sportive e culturali, che include cinque lezioni gratis a scelta tra acquagym, balli di gruppo, tiro con l’arco e biodanza.

Invece il comune di Padova ha tirato fuori dal cilindro un corso di prevenzione alle cadute (per non cadere o forse per cadere bene), a circa 60 euro, mentre nella zona di Bolzano l’associazione Atla – Associazione per il tempo libero anziani, tra le varie proposte ha inserito l’osteogym contro l’artrosi. Se hai problemi di incontinenza, invece, dacci sotto con la pelvic gym.

Firenze punta di più sull’animo artistico. Qui, oltre a corsi di pittura, canto corale e teatro, l’Università dell’Età Libera propone ai non più giovani anche di imparare la scrittura geroglifica, alla modica cifra di 120 euro.

 

Una soluzione alternativa sono gli orti sociali, di gran moda anche questi. Il comune di Prato invita i suoi pensionati a diventare olivicoltori, assegnando con bando triennale circa 15-20 olivi a testa, da gestire secondo i criteri dell’ agricoltura biologica.

Nell’immaginario dell’amministratore pubblico locale italiano la figura del nonno-contadino è seconda solo quella del nonno-vigile che veglia come Daredevil sulla città, preferibilmente su scuole e giardinetti pubblici. Di nonni civici ne abbiamo un po’ ovunque, tra grandi e piccoli centri (ad esempio il comune di Grottolella, provincia di Avellino, ai tradizionali compiti assegnati ai suoi nonni aggiunge l’assistenza ai cortei funebri).

 

 

Oltre al volontariato, la partecipazione ad associazioni culturali e ricreative è in forte aumento. Tra le persone di 65-74 anni quelle che nel corso del 2015 hanno partecipato a riunioni di questo genere sono l’8,5%, il 23,2% in più rispetto a dieci anni prima. Cresce anche la passione dei nonni per musei, cinema, teatri e per il dancefloor: nel 2015 sono andati a ballare almeno una volta il 9,3% di uomini fra i 60 e i 64 anni, il 7,8% delle donne di quell’età, e il 7,5% degli uomini fra i 65 e i 74 anni (il 5,5% delle donne). Ma il rischio che una volta giunti alla balera gli uomini di una certa età possano annoiare le coetanee con discorsi su scissioni di partiti e tassazione è concreto: dopo i 60 anni, i maschi che parlano di politica tutti i giorni sono quasi il doppio delle donne (rispettivamente il 17,7% contro il 9,2%).

 

Nonostante gli sforzi per offrire agli anziani una vita piena di stimoli - fioccano i progetti di legge regionali e nazionali sull’invecchiamento attivo in tutta la penisola - una minoranza di pensionati per scappare da pressione fiscale e costo della vita, abbandona l’Italia. L’Inps ha segnalato che dal 2010 al 2014 sono espatriati 16.420 pensionati, di questi 5.345 solo nel 2014. Le mete più ambite? Gli altri paesi europei nel 71% dei casi, America settentrionale per il 10% e America meridionale per il 6%. L’area che però ha visto il maggiore incremento nelle preferenze è l’Oceania. Vale a dire, se il nonno vuole godersi la vita in Australia, c’è poco da fare.

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