Dopo l'attacco di Trump alla Siria i populisti vanno in cortocircuito
Siamo più trumpiani o putiniani? Risponde il geniale Milo Yiannopoulos: “Arriva il giorno nella vita di ogni bambino nel quale paparino lo delude amaramente”
“Non attaccare la Siria: se lo fai accadranno molte cose brutte e da questa battaglia gli Stati Uniti non otterranno nulla!”. L’Arte della guerra ai tempi dei social corre nei 140 caratteri di Twitter. E la strategia di Trump Sun Tzu, nel 2013, era piuttosto chiara, sebbene ripetitiva. In almeno 7 tweet l’attuale Commander in Chief criticava la politica estera obamiana sulla Siria, evidenziando come colpire le forze lealiste del presidente Bashar el Assad non avrebbe portato altro che guai. Nella guerra contro Damasco “non c'è alcun lato positivo e grandi svantaggi. Risparmia la polvere da sparo per un altro (e più importante) giorno!”. E ancora: “Lasciate che la Lega Araba si occupi della Siria. Perché questi ricchi paesi arabi non ci stanno pagando per l'enorme costo di un attacco?”.
President Obama, do not attack Syria. There is no upside and tremendous downside. Save your "powder" for another (and more important) day!
— Donald J. Trump (@realDonaldTrump) 7 settembre 2013
Ma questa mattina i populisti d’Italia si sono svegliati con il torcicollo. Prima che il gallo cantasse due volte Donald Trump li aveva traditi dando l’ordine di bombardare la base siriana da cui sarebbero partiti gli aerei che lo scorso martedì hanno condotto l'attacco con armi chimiche contro la cittadina di Khan Shaykhun. Si tratta di un'azione limitata ad un singolo obiettivo, che non tenderebbe al regime change e cui pare plausibile non seguiranno altre operazioni. Ma se prima di oggi era tutto chiaro – Trump buono Putin buono Assad amico – oggi i trumpiani si slogano il cervello cercando di capire come posizionarsi in questo nuovo scenario geopolitico. “Pessima idea, grave errore e regalo all'ISIS. I disastri in Iraq, Afghanistan e Libia non hanno insegnato niente? Tanto poi il problema lo paghiamo noi italiani...”, denuncia Matteo Salvini dalla sua pagina Facebook. E sotto, tra i commenti, è tutto un florilegio di teorie complottiste. “Sono stati gli americani a gasare i siriani”. Il petrolio, Israele, l’intelligence.
I 5 stelle si limitano ad una generica posizione pacifista con una nota dei gruppi di Camera, Senato ed Europarlamento: "Gli attacchi scanditi nella notte dall'aeronautica Usa contro il territorio siriano rischiano di costituire una chiara violazione del diritto internazionale”. Mentre il buon Dibba ne approfitta per dare del servo al premier:
Le parole di #Gentiloni sono sconvolgenti. Doveva richiamare alla pace ma un vassallo evidentemente non è libero di farlo. #Pace #NoWar
— AlessandroDiBattista (@ale_dibattista) 7 aprile 2017
Sui social network, anche fuori dalle pagine ufficiali, fioccano messaggi di protesta: il Donald Trump Italian Fan Club fa muro: “Noi dello staff, a seguito dell'attacco di poche ore fa, ci schieriamo dalla parte del popolo siriano. Denunceremo ogni attività americana in Siria". "Oggi non è una buona giornata”.E a seguire è una selva di commenti delusi e spaesati. “C’è qualcosa che non quadra tutto questo non ha senso… il nemico è l’islam o non abbiamo capito nulla”, scrive un utente. E ovviamente non mancano vignette e insulti a Israele. Un vecchio nemico, che nei momenti di cortocircuito ideologico torna a fare da collante identitario. Forse la filosofia migliore è quella di Milo Yiannopoulos, che stanotte ha scritto un post esilarante: “Arriva il giorno nella vita di ogni bambino nel quale paparino lo delude amaramente”.
Antifascismo per definizione
Parlare di patria è paccottiglia nostalgica e un po' fascista? Non proprio
cortocircuiti Nimby